ZIVAGO – Lo Specchio

ETICHETTA |  I Dischi del Minollo

GENERE | Cantautorato

ANNO | 2015

Il primo disco del duo milanese formato da Lorenzo Parisini e Andrea Zonescuti, noto col nome di Zivago, uscito il 30 ottobre e si intitola Lo Specchio. Uno specchio infranto riflette la luce in mille modi diversi, mostrandoci pezzi di realtà dai contorni frastagliati, ritratti da angolazioni impreviste, quasi innaturali, sorprendenti. Tutti questi frammenti possono ferire, come i temi che ci troviamo ad esplorare in questo album.

I due, affezionati a quello stile cantautorale a cui si ispirano, nel loro primo EP “Franco” (2013) avevano dato prova di saper fondere testi dal forte carattere narrativo con arrangiamenti in bilico tra l’acustico e l’elettronico, spesso caleidoscopici, a tratti più folk, in altri punti più influenzati dalla new wave anni ’90. La stessa avventura hanno intrapreso anche nel loro ultimo lavoro, tentando di riproporre quelle stesse atmosfere intime, sognanti e a tratti distorte capaci di accompagnare dolcemente l’ascoltatore in un’altra dimensione.

La sensazione è che la preoccupazione per lo stile compositivo abbia impedito al duo di dare ad ogni singolo pezzo un suo carattere peculiare, quella grinta necessaria per insinuarsi nella memoria dopo anche un solo ascolto. La maggior parte dei brani sono scritti in italiano ma in “Blue Lullaby”, scritta in inglese, l’andatura calma e romantica della melodia si sposa perfettamente con la morbidezza sonora della voce. Se si chiudono gli occhi si potrebbe quasi immaginare un Paul Simon che canta una serenata per noi: un connubio vincente.

Altro pezzo interessante è la cover del celebre brano di Gino Paoli “La Gatta” In questo caso torniamo alle atmosfere oniriche e alle scelte melodiche tipiche degli Zivago, che miracolosamente riescono a migliorare la perfezione di una canzone storica. Come le onde del mare, la melodia culla in modo tranquillizzante e allo stesso tempo ci trasporta lontano dalla riva senza che ce ne accorgiamo. Tra la calma e lo smarrimento, un po’ di inquietudine data dalle sonorità lunari di cui si fregia il pezzo, il risultato è più che convincente.

Si tratta di un disco dalle ambizioni discrete, sicuramente coerente con la storia pregressa del progetto e con i loro intenti, anche se non audace quanto si sarebbe potuto sperare date le premesse del precedente lavoro.

Chiara Cappelli