Intervista ai BRICKLANE

I BrickLane sono un giovane gruppo italiano che ricalca le orme delle storiche band brit pop/rock. Il loro ultimo disco si intitola “Dropped Cinema Popcorn” ed è stato prodotto tra Genova e i prestigiosi Abbey Studios londinesi; un EP fresco e orecchiabile che gli amanti dei The Beatles non possono assolutamente farsi sfuggire.

Quali sono le vostre influenze musicali e quanto hanno inciso su questo EP?

Ognuno di noi proviene da background musicali differenti, ma la passione per il britpop è comune. Oasis, Blur, Smiths, Stone Roses, Jam e via dicendo sono nomi condivisi. Poi c’è chi è passato dal metal al jazz, come il nostro batterista o chi non si “droga” di indie (il bassista). Se è vero che, come recita il titolo di uno studio pubblicato dall’Università di Cambridge, “You Are What You Listen To” (“tu sei quello che ascolti”), possiamo dire che le nostre influenze hanno inciso al 100%.

Brick Lane è una celebre strada dell’East End Londinese nonché il vostro nome (sebbene lo scriviate tutto attaccato). E’ frutto di esperienze e viaggi a Londra o è stato scelto perché strettamente collegato con la scena britpop più storica?

Ce l’ha suggerito una nostra amica, Elena: “E’ la via più cool e alternative di Londra!”, ha detto. Ci siamo fidati. Poi siamo andati a vederla. Chi la conosce, sentendo il nostro nome, è autorizzato a pensare che suoniamo roba tipo Rajinder Singh Rai, Corner Shop, colonne sonore di Bollywood o (magari!) Kula Shaker!

Il disco è stato registrato a Genova ma masterizzato negli Abbey Road Studios di Londra. Quanto ha influito questa ultima scelta nel processo di produzione?

Nulla. Lo abbiamo deciso dopo. E’ stato un regalo inaspettato di Matteo, il nostro cantante e chitarrista. Grazie Mela!

Il titolo dell’album è molto curioso. Come è stato scelto e quale significato gli attribuite voi?

Il titolo dell’album nasce da un’idea di Martina, ex-ragazza del batterista Eugenio. Un’idea del quale egli si è appropriato senza scrupoli!

Le sonorità del vostro disco hanno chiari rimandi al britpop/rock anni Ottanta senza dimenticare gli anni Sessanta, gli anni dei The Beatles e dei jukebox. Il vostro EP vuole essere un omaggio alla storia e alla cultura che è gravitata intorno a questo genere oppure un tentativo di renderlo più che mai attuale?

Forse di più la prima, visto che i Beatles, gli Who e tanti altri gruppi dell’epoca sono già attuali…

Alcuni pezzi sono legati ad impronte stilistiche new wave mentre altri sono più pop. Quali sfaccettature del disco sentite più vostre e caratterizzanti?

Ogni sfaccettatura risente del background di ciascun membro. Esempio: Inside Out, con le sue sonorità “synthetiche”, è frutto della mente del bassista Gabriele, The Girl In The Red Shoes dell’estro melodico e sognatore di Matteo, Regular Coke della voglia di pestare di Eugenio. Alfredo, il chitarrista, è bravissimo a trovare per ogni brano il giusto “mood” che alla fine è il collante di tutti i brani.

Quale o quali brani definireste particolarmente riusciti e pienamente in linea con ciò che vi eravate prefissati prima di incidere il disco?

The Girl in The Red Shoes, Regular Coke, Inside Out, Like a Dandy. Ognuno omaggio a un’epoca storica differente e nell’ordine: 60’s, 90’s, 80’s, 70’s.

Avete in programma dei live in questo periodo o nella stagione invernale?

Sicuramente da qualche parte suoneremo… MISTERO!

Quali sono i vostri progetti per il futuro? Avete in mente o state già lavorando alla scrittura di un altro disco?

Alcuni dei nostri membri sono alle prese con altri progetti, e questo rallenterà i lavori. Ma la carne al fuoco non manca…

Sicuramente la simpatia non manca a questi (quattro componenti band) ragazzi. Noi li teniamo d’occhio ed aspettiamo di vederli anche dalle nostre parti. Intanto ci ascoltiamo Inside Out, uno dei pezzi sia a nostro che a loro avviso più riusciti!

Federica Vismara