Da Vicenza con il folk nel cuore: intervista ai “di Oach”

Quattro ragazzi vicentini amanti del folk, i “di Oach” sono una band emergente che propone una musica caratterizzata da sonorità molto intime e suggestive. In occasione dell’uscita del loro album di debutto il 19 febbraio hanno suonato al Pomopero di Breganze (Vi). Prima del concerto ho avuto il piacere di intervistarli e fare quattro chiacchere con loro.

Da dove nasce il nome “di Oach” e perché questa scelta?

Nicola: “di Oach” è una parola cimbra (idioma di origine germanica diffuso in alcune zone del Veneto e del Trentino, ndr) che significa “la quercia”. Il nome della band proviene da una delle nostre prime canzoni composte. Abbiamo cercato una canzone che ci rappresentasse e abbiamo scelto “Like The Oaks”. Questo brano parla del rapporto che lega l’essere umano alla natura: come la quercia è legata, grazie alle sue radici, alla terra noi quattro ci sentiamo legati al nostro territorio e alla nostre radici culturali.

Da quanto suonate insieme?

N: Suoniamo insieme da un anno circa. All’inizio eravamo solo io (voce, chitarra acustica) e Marco (basso acustico, grancassa, cori) poi dopo qualche settimana è entrata nel gruppo Chiara (voce, glockenspiel, sintetizzatore, percussioni). Con lei avevo già suonato e scritto alcuni pezzi. Dopo circa due mesi abbiamo deciso di chiamare un secondo chitarrista e la scelta è ricaduta su Federico (chitarra acustica, percussioni, cori) un’altra vecchia conoscenza. Il nostro primo concerto è stato a Maggio del 2014.

Il vostro sound per questo primo disco è stato influenzato da qualche artista in particolare?

Chiara: Io e Nicola ci siamo sempre ispirati a Johnny Cash, soprattutto per quanto riguarda l’effetto cori e il mescolare voce maschile e femminile.

N: L’input iniziale è partito dalla musica di Johnny Cash, soprattutto dai brani in cui duettava. Il folk è un genere che accomuna tutti e quattro, sia per quanto riguarda quello di stampo americano che europeo.

Federico: A parte Johnny Cash che ha influenzato Nicola e Chiara nel cantare, non citerei nessun artista in particolare. Le influenze della nostra musica derivano dai diversi generi che ascoltiamo dal blues al folk, ma anche il reggae e il jazz.

All’interno del gruppo il processo creativo musicale parte da qualcuno in particolare?

N: La struttura armonica e la parte vocale della canzone in genere partono da me. Poi in sala prove lavoro sugli arrangiamenti con gli altri, oppure lavoro con Federico sulle parti di chitarra.

Marco: Non sempre il processo creativo coincide con lo stare in sala prove. Ultimamente passiamo molto tempo insieme e alcune idee vengono concepite in contesti diversi, come ad esempio durante una cena o mentre si beve una birra in compagnia.

Il vostro disco contiene nove tracce, c’è qualche canzone che non avete registrato ma avete preferito lasciare da parte?

N: Oltre a queste canzoni non ne abbiamo composte altre. Abbiamo preferito concentraci solo su queste per il nostro primo disco. È capitato però di suonare tra di noi alcune cover di artisti che ascoltiamo molto come Bob Marley, i Nirvana o i Velvet Underground.

F: Spesso abbiamo preso alcuni pezzi estranei a questo genere, riproponendoli appunto in chiave folk/acustico. E alcune le abbiamo anche dal vivo.

Avete una canzone dell’album che vi rappresenta più di altre o alla quale vi sentite legati?

N: La canzone che più ci rappresenta dal punto di vista musicale è “The Mountain Fox”, perché racchiude la nostra vena folk più ritmica e ricercata. È stata l’ultima canzone che abbiamo scritto e non abbiamo mai suonato dal vivo, la suoneremo per la prima volta live questa sera. Pensa che parte degli arrangiamenti di questo pezzo sono stati composti in fase di pre-produzione del disco poco prima di entrare in studio.

C: D’altra parte “Like The Oaks” rappresenta la nostra musica all’inizio di questo percorso, durante i primi mesi in cui suonavamo insieme. Probabilmente quest’ultima rappresenta il nostro lato più ingenuo. In quest’ultimo anno abbiamo imparato tanto, siamo maturati dal punto musicale fino ad arrivare appunto a scrivere “The Mountain Fox”.

Per quanto riguarda la scelta della lingua, ci sarà la possibilità in futuro di sentire qualche canzone in italiano?

N: No, non credo proprio. La scelta della lingua è legata soprattutto al tipo di sonorità e la musica folk che mi piace è in lingua inglese, quindi mi viene naturale cercare di imitare quel tipo di approccio nel canto. Scrivere in una lingua straniera è anche un grande stimolo. Mi diverte cercare sul dizionario o su internet possibili rime, è quasi un gioco. Ci piace poi l’idea che la nostra musica, se dovesse essere ascoltata anche all’estero, possa essere compresa da tutti.

Per il vostro primo singolo “The Mountain Fox” avete girato un video dove realizzate il muso di una volpe diviso in due e con tecniche di pittura diverse. Ce ne volete parlare?

N: L’idea di base è partita dalla voglia di giocare con la velocità di riproduzione del video dividendolo in una parte lenta e una veloce, mantenendo un filo conduttore tra le due parti, che è appunto la musica e in particolare la parte vocale. Per evidenziare queste differenze abbiamo realizzato il muso della volpe con due tecniche diverse. La parte colorata di rosso rappresenta quella che ha richiesto più tempo, e quindi la velocità della canzone è stata raddoppiata. Se noti quando nel video coloriamo questa parte della volpe ci muoviamo più velocemente, in realtà ci abbiamo messo un sacco a farla! L’altra parte del disegno, quella chiara, è stata realizzata con il brano a una velocità più lenta, visto che la tecnica utilizzata era più semplice e richiedeva meno tempo.

Cosa vi aspettate da questo primo tour e in particolare che obiettivi avete per il futuro?

N: Siamo molto contenti di poter suonare in giro per l’Italia. Per noi quattro è un’esperienza nuova. Abbiamo tanta voglia di divertirci e di vedere la risposta della gente che non ci conosce e non ha mai ascoltato la nostra musica. Vogliamo ringraziare personalmente Paolo Mei di Rocketta Booking per la realizzazione di questo tour e l’ufficio stampa Hoodooh (Thiene) di Alberto Zordan per quanto riguarda la promozione della nostra band.

F: In risposta alla seconda parte della tua domanda aggiungerei che l‘obiettivo che ci fissiamo come gruppo è sicuramente quello di suonare tanto e sempre meglio.

M: Siamo molto fortunati ad aver trovato delle persone che stanno credendo in noi e che vivono la musica con tanta passione. Come noi abbiamo la possibilità di suonare tanto in giro e di maturare dal punto di vista musicale, anche chi ci sta supportando ha l’occasione di poter crescere a sua volta grazie al lavoro di booking e di promozione musicale. Questo ci rende ancora più felici.

Luca F.

I di Oach ringraziano Rock and More e salutano tutti i suoi lettori. A Presto!


Le prossime date del tour sono:

Domenica 29 marzo: LOCANDA SAN ROCCO, Fermo
Giovedì 2 aprile: PECORA NERA, Amantea (CS)
Venerdì 3 aprile: MARIUS, Barcellona P.G. (ME)
Domenica 5 aprile: GLAMOUR, Catania
Martedì 7 aprile: AL KENISA, Enna
Mercoledì 8 aprile: CLUSTER CLUB, Reggio Calabria
Giovedì 9 aprile: OMBLIGO DE LA LUNA, Roccella (RC)
Venerdì 10 aprile: TERZO TEMPO, San Mango Piemonte (SA)
Sabato 11 aprile: MR ROLLYS, Vitulazio (CE)
Lunedì 13 aprile: LE MURA, Roma
Martedì 14 aprile: TEATRO DEL SALE, Firenze
Giovedì 16 aprile: GESTO, Perugia

 

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