Dopo quattro anni di attesa, l’1 luglio, è finalmente uscito il nuovo album dei Blink 182 dal titolo California, fortemente atteso non solo per il lungo periodo di assenza della band californiana dalla scena musicale, ma anche per scoprire la nuova direzione che il gruppo avrebbe preso con il nuovo componente Matt Skiba, frontman degli Alkaline Trio, sostituitosi a Tom Delonge.

L’album è stato preceduto da tre singoli: “Bored to death”, “Rabbit Hole” e “No future”, canzoni cariche di energia, che hanno fatto parzialmente intendere le scelte stilistiche che sarebbero state poi confermate con l’uscita dell’album.

California si presenta come un buon lavoro, con 16 tracce capaci di accontentare ogni tipo di ascoltare: sono infatti presenti canzoni come “Cynical”, scelta per aprire l’album, che con ritmo veloce, energia e qualche “woah woah” colpirà particolarmente i fan dei Blink “vecchio stile”, ma sono presenti anche tracce più cupe tipo “Los Angeles” (che si avvicina forse più allo stile degli Alkaline Trio che a quello dei Blink 182) che si alternano a canzoni come “Kings of the weekend” che inneggia al punk con la tanto semplice quanto efficace frase “Thank God for punk rock bands”. La parte più tranquilla dell’album è invece composta da “Home is Such a lonely place” e “California”, suonate entrambe in acustico, di cui l’ultima, che da titolo all’album, è una lode alla loro terra amata.

In conclusione possiamo dire che in California troviamo dei Blink che ripartono senza lo storico Tom Delonge, ma che lo fanno con molta più maturità rispetto agli anni passati, con testi più complessi e meno riff e schitarrate stile anni ’90, presentando un lavoro che lascerà sicuramente soddisfatti i fans, nonostante forse sia un album più “pop-punk” che “punk-pop”. Si sente infatti l’influenza di John Feldmann, produttore di altri gruppi come 5 Second of summer e All Time Low.

Una cosa è però certa: i Blink 182 sono tornati e sicuramente continueranno a far parlare di sé per molto tempo ancora.

Stefano Festari