L’ETIOPE – I Nonni sono morti

ETICHETTA | Autoprodotto

GENERE | Indie rock

ANNO | 2016

I L’Etiope, una giovane band di Milano, hanno registrato nel 2015 un EP autoprodotto dal titolo I Nonni Sono Morti: un manifesto del proprio stile e delle proprie radici musicali, un crogiuolo di ispirazioni diverse, un caleidoscopio di sonorità.

Le quattro tracce del disco bastano a comprendere quali sono le influenze del gruppo, di recente formazione, e la passione dei componenti per uno stile ruvido e, tuttavia, sofisticato, dal sapore retrò che attinge tanto all’indie rock più recente quanto alla tradizione R‘n’B.

Nella maggior parte dei brani la batteria compie una severa scansione del brano senza però escogitare groove particolarmente originali, rimanendo nella scia della tradizione blues, salvo nella traccia dal titolo “12 Maggio 1974”. Ascoltiamo qui con piacere una melodia accattivante, più vicina forse allo stile del rock dei Seventies; il ritmo possiede carattere, un mordente che non si avverte nelle altre canzoni. Quest’ultime orbitano tutte su sonorità più rilassate ed esotiche, ovattate, colorite qui e là da synth e chitarra, dal suono caldo e distorto, come in “Immobilis in Mobili”. Si tratta del brano più romantico, che si avvicina quasi ad una ballata swing, morbida come il velluto e altrettanto elegante: l‘atmosfera che si crea ha un sapore languido che risente molto dell’influenza del cantautorato e del pop bianco in generale. La linea vocale è bassa e impostata, leggermente monotona, solo raramente si concede sprazzi di energia mostrando il suo carattere, di possedere sangue blues nelle vene.

L’interesse dei L’Etiope per il cantautorato è evidente nell’andatura narrativa dei testi, che però non riescono a dimostrare la propria freschezza e potenza, e spesso risultano essere un poco inconcludenti e fiacchi.

I Nonni Sono Morti” è un titolo emblematico: può rappresentare la chiusura di un periodo, la prima parte della vita, e il desiderio di recuperare la storia non potendone accettare l’annullamento. Tuttavia potrebbe voler dire anche la distruzione degli idoli, l’uccisione di un dio e la nascita di una nuova epoca. Le sonorità e lo stile proposto dai L’Etiope non è, però, di rottura col passato, esprime anzi il desiderio di continuità con esso. C’è da fare attenzione però: la passione vintage e la nostalgia per i cantautori dei tempi andati, per il blues e le sonorità latine non deve impedire a questi giovani ragazzi milanesi di liberare la loro creatività, per ora intrappolata nella campana di vetro di un indie rock retrò che, se non viene svecchiato, rischia di non avere molto di nuovo da dire. Dopo tutto la band è di recentissima formazione ed ha tutto il tempo per trovare il proprio equilibrio artistico, per sperimentare e scoprire nuove direzioni musicali: intanto li lasciamo trovare la propria identità, ascoltiamo e ci lasciamo cullare dal suono esotico e dolcissimo di questo disco.

Chiara Cappelli