Editors @ Fabrique Milano: un live in salsa EBM

Settimana scorsa siamo stati al Fabrique di Milano per la prima delle due date italiane degli Editors, in tour per presentare dal vivo il nuovo album EBM uscito lo scorso 22 settembre.

Un live dove le atmosfere e le sonorità elettoniche, a tratti quasi dance, dell’ultimo lavoro in studio l’hanno fatta da padrone, regalando probabilmente sensazioni contrastanti ai tanti fan che hanno riempito la venue meneghina.

Tom Smith e soci mettono subito in chiaro le cose aprendo il concerto con Heart Attack, primo singolo estratto nonché prima traccia del settimo lavoro in studio della band di Birmingham. Chi, come il sottoscritto, si aspettava un “tiro” maggiore dal vivo rimane leggermente deluso, ma è solo l’inizio.

Il live prosegue in un crescendo, alternando (tanti) brani di EBM a brani storici della band che si amalgamano perfettamente al nuovo sound dimostrando come la vena elettronica e “danzereccia” della band fosse presente da sempre ma necessitasse forse solo dell’aiuto di Blanck Mass per esprimersi pienamente.

Nonostante le sonorità siano appunto quelle più moderne, nella maggior parte dei brani la voce di Smith esce però pulita, senza particolare artifici ed effetti, cosa per la quale lo ringraziamo credo condividendo un pensiero comune ai tanti presenti.

Ma gli Editors non sono solo EBM e il buon Tom ce lo ricorda con una versione acustica di Nothing che chiude virtualmente il primo atto del piuttosto lungo live della band, sul palco per quasi due ore quasi senza interruzioni di sorta visto che a parlare sono quasi solo i tanti strumenti presenti.

Il live riprende come si era interrotto, tra elettronica e giochi di luci che sicuramente rimandano più ad un immaginario da rave che da concerto rock ma che il pubblico nel suo insieme sembra gradire partecipando attivamente con la voce e con le mani per la soddisfazione della band.

Il concerto termina e il “bis” è come se fosse quasi una sorta di spin-off del live stesso: An End Has a Start,
Munich
e Papillon, senza molti dubbi i brani più famosi della band, vengono suonati in successione ma è appunto praticamente un extra rispetto al live a cui abbiamo assistito.

Una scelta per certi versi condivisibile per non stravolgere brani fondamentali ma allo stesso tempo non rendere frammentato un sound piuttosto definito ed omogeneo, dall’altra come detto quasi una sensazione di aggiunta a posteriori di qualcosa che non può essere tralasciato, ma che fatica a trovare spazio nell’attuale spirito della band.

Nel complesso un live godibile che dimostra ancora una volta il talento e la versatilità della band ma che forse, soprattutto a qualche fan della prima ora, induce a chiedersi cosa ci riserveranno in futuro questi “ragazzoni” inglesi, così cambiati (o forse solo maturati?) in questi 20 anni di carriera.