Il nostro 2020 in musica: la playlist di Andrea

Cominciamo subito mettendo in chiaro il punto di vista di una persona dai gusti strani in questo 2020 particolare per le uscite discografiche e per il totale cambiamento di abitudini, in un anno che ha portato ad ascolti diversi dal solito e in cui il brano che abbiamo sentito più spesso è l’inno italiano. Questa playlist di fine anno è il risultato di questo sommarsi di stranezze.

Elettra Lamborghini – Musica (e il resto scompare)

E cominciamo subito con una stranezza. Inserendolo come brano introduttivo, fuori classifica ma non certo nella playlist dei pezzi migliori, mi stupisco da solo della presenza di un pezzo della più discussa e discutibile delle performer italiane, che fa capire anche l’ironia con la quale ho cercato di affrontare questo depressivo 2020.

Complice questa particolare visione delle cose, mi è sembrato anche che di Elettra Lamborghini a Sanremo si sia visto qualcosa di più… E non mi riferisco alla difficoltà di contenerla nel vestito, ma al fatto che – oltre ad avere un brano dalla produzione perfettamente confezionata per il successo commerciale – abbia dimostrato di saper anche un po’ cantare. Forse sbaglierò ma in ogni caso, volente o nolente, questo ritornello si è stampato in testa a tutti. Non potete negarlo.

Extraliscio feat. Lodo Guenzi e Orietta Berti – Merendine blu

Di stranezza in stranezza, ad accompagnare le giornate del mio strano periodo primaverile, è stato un brano che riunisce in un mix impensabile e strampalato il leader di una band trionfatrice di Sanremo nel 2018 (Lodo Guenzi de Lo stato Sociale) e due futuri partecipanti del prossimo Sanremo, una veterana come Orietta Berti e un gruppo “esordiente” ( ma che in realtà ha tantissima esperienza e conoscenza della musica alle spalle) come i pazzoidi Extraliscio, in un deliro che sembra scaturito da un trip sotto acidi.

Levante – Tikibombom

Tra i singoli di Sanremo rimasti impressi spicca quello di Levante, Tikibombom, di cui riporto la versione fatta in casa, proprio perché mi ha idealmente traghettato dall’inverno a una primavera molto particolare tra le mura domestiche, scandita anche dalle dirette della stessa artista, che considero una delle più valide della scena italiana attuale.

Willie Peyote – La depressione è un periodo dell’anno

E poi a marzo è arrivato il cataclisma, che ci ha fatto ritrovare in una situazione strana, e il rapper che ho seguito di più negli ultimi anni, Willie Peyote, ha saputo sintetizzare perfettamente il tutto con il brano Ogni giorno alle 18 nella fase 1 e con La depressione è un periodo dell’anno nell’iper-opinionismo dell’ultima fase.

Claver Gold feat. Murubutu – Ulisse

Tra le poche uscite della prima parte del 2020, in pieno lockdown totale nel mese di marzo, va citato sicuramente quello che può essere facilmente riconosciuto come l’album migliore di rap italiano di quest’anno, per la scrittura più raffinata, densa di cultura alta, inserita nel mondo hip hop: Infernvm, l’opera magna sulla Divina Commedia (recensita qui), realizzata da Claver Gold e il rapper letterato Murubutu. Ogni brano è prezioso come un canto del divin poeta, ma in rappresentanza dell’aspirazione alle alte vette culturali scelgo il mio preferito: Ulisse.

Skill Gear – Asphyxia (I can’t breathe)

Il mese di maggio è stato scosso dal triste episodio della morte di George Floyd, con tutte le conseguenze che ne sono derivate. Un gruppo che conosciamo bene, nuova promessa di un genere abbandonato come il crossover, ha saputo sintetizzare la rabbia per quanto stava accadendo in un rap metal dagli incastri claustrofobici, in linea con il tema, in un’ottima prova di abilità metrica e ritmica.

KuTso feat. Chiazzetta – Casa dolce casa

Sempre nel contesto della stranezza della mia mente e della situazione generale, un simbolo perfetto può essere questo divertente e stralunato pezzo dei KuTso insieme a Chiazzetta, che inserisce una strofa simil-rap in un contesto delirante e ipnotico incentrato proprio sulla vita da reclusi in casa: Casa dolce casa (qui la recensione dell’EP).

Tōru feat. Lucio Leoni – Il Tempo

Su una base elettronica ritmata con un rap/spoken word nel tipico stile di Lucio Leoni, parla del tempo, argomento che mi tormenta da sempre e su cui ho fatto la mia tesi di laurea, riflessione che è tornata ad imporsi ancora di più in nello stato di sospensione vissuto quest’anno. Quale brano migliore per me in questo 2020?

In realtà è una scelta data solo dall’argomento perché andrebbe bene qualsiasi pezzo del suddetto Lucio Leoni, che definirei personaggio dell’anno e non solo artista, in quanto ha dimostrato di essere molto valido anche dietro le quinte di altri progetti, troviamo infatti un suo capolavoro nell’album-raccolta per beneficenza da lui stesso diretto, dedicato a Lorenzo Orsetti, Her dem amade me (vedi qui).

Fontaines D.C. – A hero’s death

In quota straniera un po’ di rock, anzi di post-punk. Ma con un po’ di spoken word, come piace a me. Insomma con questa canzone con atmosfera da pub della band irlandese che con l’album omonimo ha riscosso grandi apprezzamenti della critica.

Mudimbi – Ballo

Tra i grandi ritorni nel rap nostrano e tra le migliori uscite di quest’anno, non può mancare l’album crudo ed esplicito di Mudimbi che, in un momento di overproduction nei suoni e nell’uso di beat sempre più elettronici e futuristici, ha avuto l’ottima intuizione di realizzare le sue basi con suoni fatti solo con la sua stessa voce, risultando al tempo stesso sperimentale e accattivante.

Margherita Vicario feat. Izi – Piña colada

La preferita di gran parte della redazione, protagonista assoluta dei miei ascolti per tutto il 2020, dall’inizio alla fine, Margherita Vicario per me vince il premio “donna dell’anno”.

Escludendo i brani che preferisco perché usciti l’anno scorso (Romeo, Mandela, Abaué), la scelta è difficile anche tra i pezzi del 2020, molto diversi tra loro. Nonostante non sia dei migliori, rispetto alla trascinante Giubbottino e all’emozionante Pincio, scelgo quello che ho ascoltato di più, solo perché ha accompagnato la mia estate, con la sua atmosfera da fuga e da festa con in mano una Piña colada. Che comunque ha un testo tutt’altro che superficiale.

Master KG feat. Nomcebo Zikode – Jerusalema

Altra sorpresa: un tormentone estivo è finito nella mia playlist. Il motivo è solo uno e facilmente comprensibile in quanto rievoca il ricordo delle spiagge pugliesi sulle quali la sentivo risuonare come un mantra spirituale della spensieratezza (ed effettivamente, a ben vedere, è un brano spirituale).

Elasi – Valanghe

Tra gli emergenti Elasi rispecchia esattamente il giusto mix di modernità e originalità in linea con i miei gusti; il suo album rappresenta una gradita sorpresa.

Frankie Hi-NRG MC – Nuvole

Infine, dopo l’estate ci si è ritrovati in una situazione simile alla precedente ma con ancora più confusione. Per fortuna in tutto questo sono state confermate almeno alcune certezze, ad esempio ricordandoci a chi spetta la paternità del rap italiano. 

BONUS TRACK: 

Caparezza – Dagli all’untore

Al di fuori dei brani del 2020 che mi hanno colpito di più, ce n’è uno che inserisco fuori elenco perché molto più vecchio ma che è salito alla ribalta delle inevitabili riconsiderazioni di quest’anno del tutto particolare. Un brano tra i miei preferiti del mio artista preferito, un brano sull’essere outsider reietti, un brano che ho sempre amato e canticchiato e che mai avrei pensato di rispolverare e di situare nel giusto contesto.

Lo propongo, anziché come esaltazione della situazione tetra che viviamo, come auspicio benaugurante per il nuovo anno in arrivo, augurandomi che possiamo tornare a tempi migliori, di buona musica e prospettive un tantino più rosee, come quelli in cui ascoltavo a manetta questo brano.