“Da dove proviene il rumore”: la nuova compilation di BRENNEKE

Da dove proviene il rumore” è la nuova compilation di BRENNEKE disponibile dal 30 ottobre su Spotify.


Con “Itaca“, singolo uscito il 18 ottobre, il cantautore varesotto mostra di aver tracciato un chiaro solco nel suo percorso artistico, attingendo da un sound in bilico tra pop-rock, cantautorato intimista e synth-pop. “Da dove proviene il rumore” racchiude il viaggio intrapreso da Brenneke in questi ultimi dieci anni, rispolverando qualcosa che il cantautore voleva fosse ricordato. Tredici brani impacchettati all’interno di un disco che celebra la fine del 2019, ma soprattutto il termine di un decennio che è stato testimone dell’evoluzione artistica del cantautore stesso e che racconta dettagliatamente il suo vissuto.

Mi sono chiesto per molte settimane cosa fosse “Da dove proviene il rumore”. Credo di poter dire che si tratta di un sunto parziale ma fedele di quello che è successo da quando ho iniziato a scrivere canzoni a oggi. Perché ora? Perché il decennio sta finendo e non potevo lasciare per strada questi ricordi. Sembra incredibile ma alcuni hanno dieci anni. E’ una compilation intima per ringraziare tutti coloro che mi seguono fin dall’inizio, quando c’erano solo Myspace, registratori opinabili e un sacco di belle speranze. E’ una piccola raccolta che contiene canzoni segrete, sgangherate, lo-fi, spontanee, che oggi vedo in terza persona; contiene esecuzioni dal vivo dell’ultimo anno e non solo; contiene versioni alternative che colgono aspetti di alcuni pezzi che ho sempre voluto esplorare; contiene anche una piccola cover di un pezzo straordinario. Soprattutto, contiene tutto il tempo che è passato. E forse qualche idea per quello che verrà.

Abbiamo deciso di intervistarlo per andare più a fondo di questo progetto.

Come ti è venuta l’idea di questa compilation? ha un suono un po’ diverso dai lavori precedenti, pubblicando le versioni demo ti sei messo particolarmente a nudo, è quello che cercavi o è un primo stadio di un’evoluzione non ancora completa?

Questa compilation è stata frutto di un pensiero collettivo mio e dei ragazzi di Vetro Dischi. All’inizio l’idea era su un singolo, poi su un piccolo EP…poi la cosa ci è sfuggita di mano. Mi sono accorto che avevo del materiale che meritava di essere rispolverato prima della fine del decennio. Alcune erano registrazioni uscite tanti anni fa e poi dimenticate, altre erano canzoni lasciate interamente da parte. A queste abbiamo aggiunto alcuni live e alcuni versioni alternative che mi sono divertito molto ad assemblare per far risaltare alcuni aspetti. Rappresenta un po’ ogni fase artistica che ho vissuto fino ad ora. Con la pubblicazione delle demo non cercavo tanto di svelarmi, quando di ricostruire un percorso. Canzoni come Camden, La Pioggia o Tunnel sono pezzi nei quali per larga parte non mi riconosco più, non avrei potuto riregistrarli oggi sentendomi allo stesso modo di quando le ho scritte. Avrebbero avuto un suono falso. Quindi l’unica maniera in cui potevo riscoprirli era mantenendo quelle prime grezze registrazioni. Ributtandomi in quel suono crudo ho paradossalmente avuto un sacco di stimoli per il futuro. Mi rendo conto che può sembrare arrogante e anche un po’ sovradimensionato per un artista come me fare un lavoro dal sapore “Rare and Unreleased”, quel genere di cose che potrebbe fare gente tipo Springsteen. Ma è proprio per via del fatto che sono un artista alternativo, se significa ancora qualcosa, che sentivo il bisogno di tenere fede alle mie canzoni mantenendo la massima autenticità. A fronte del mio percorso, nella mia testa aveva perfettamente senso.

Hai detto che volevi che questi 10 anni di carriera venissero celebrati e ricordati, quanto pensi che sia importante per un artista essere alle proprie “origini” (musicali) e quanto è importante invece la dimensione della sperimentazione?

Ho sempre pensato che per un artista conti soprattutto lo sguardo rivolto in avanti. O meglio, nel qui ed ora. Ma ultimamente penso che talvolta quella visione possa passare attraverso la riscoperta delle prime ispirazioni. Sperimentare è molto importante, ma solo quando va a ricondursi ad una dimensione di arricchimento del proprio linguaggio o proseguimento della propria visione. Penso che significhi andare in territori in cui non ci si sente a proprio agio e vedere come ce la si può cavare.

Torniamo a 10 anni fa, come ti saresti immaginato oggi? Edoardo del 2009 avrebbe immaginato il percorso che hai fatto? Ne sarebbe contento?

Davvero non lo so. Tieni conto che dieci anni fa nemmeno avevo il coraggio di salire sul palco a fare i miei pezzi, quindi sono sicuro che sì, siano stati anni in cui tutti i risultati realmente importanti siano stati in qualche modo toccati. Più di tutto conta la dimensione della libertà e dell’onestà artistica con sé stessi e mi sento molto allineato al momento da questo punto di vista. Perciò penso di avere lavorato bene.

Come pensi sarà la musica degli anni ’20 del duemila?

E’ molto complicato, ci sono parecchie sfaccettature. Ti rispondo relativamente al mondo delle canzoni. Anni fa da musicista inseguivo delle correnti nuove e mi illudevo che queste effettivamente rinnovassero in qualche anno il linguaggio della cosiddetta musica leggera. Mi chiedevo ardentemente quindi se gente come i cLOUDDEAD, Andrew Bird, Martin Dosh o più tardi gli Alt-J avessero messo le basi per una specie di rivoluzione vera che potesse davvero musicare il presente. Poi che cosa è accaduto? In qualche anno è diventato palese che la forma canzone non è cambiata poi tanto, probabilmente perché la musica così come siamo abituati a pensarla nel ‘900 ha smesso di essere rilevante, cristallizzandosi e diventando in qualche modo «classica». Credo che fino a qualche decennio fa l’evoluzione musicale dipendesse dall’evoluzione delle diverse comunità, e oggi questi flussi sono totalmente assorbiti da uno talmente grande, talmente violento, quello di internet, che nuovi paradigmi musicali non hanno nemmeno il tempo di formarsi, figurarsi di evolversi. Ecco perché il prossimo artista che uscirà domani suonerà presumibilmente uguale ad uno che è uscito 20 anni fa, solo che sarà registrato molto meglio. Nonostante escano cose con stili nuovi, tutto ha l’aria di esistere solo di per sé: niente deflagra più come una bomba. Ogni genere vive in funzione dell’eterno revival di sé stesso e il mercato alimenta questa tendenza. In Italia il discorso è ancora diverso (ci sono tanti altri problemi) ma coincide, in parte, se pensi che la vera rivoluzione generazionale negli ultimi anni l’hanno fatta artisti come Calcutta che hanno avuto semplicemente l’intuizione di scrivere belle canzoni e di metterci…il pianoforte. Poi c’è roba come la Trap, che è anche interessante ma appena è arrivata in Italia la logica delle visualizzazioni se l’è mangiata in un baleno, rendendo impossibile crescere in una dimensione di controcultura evolvendosi in qualcosa di più significativo. Mi piacerebbe pensare che la musica derivativa dalla forma canzone dei prossimi 10 anni possa essere più destrutturata, selvaggia e allo stesso tempo colta e intellettualmente stimolante, ma temo che questo non avverrà, proprio perché la classicizzazione della stessa è diventata un’occasione comodissima, nelle attuali forme di fruizione musicale, per compiacere il maggior numero di persone.

Ultima domanda, magari la troverai un po’ sciocca… Ma da dove viene il rumore? L’hai capito o è una domanda che rimane ancora aperta?

Più che altro ignoro dove vada! Ho capito che credo sia soprattutto per trovare questa risposta che ho fatto uscire questo disco. Ora mi do un po’ di tempo per capire dove questa curiosità mi condurrà.


Tutti i brani sono stati scritti da Brenneke. La produzione e il mix sono a cura di Giacomo Zavattoni e il master a cura di Andrea “Bernie” De Bernardi. Il porgetto grafico è a cura di Martina Sobacchi.

Vetrodischi è un’etichetta indipendente di musica italiana, di base a Milano.
Nel contesto della complessa e variegata scena musicale in cui ci troviamo, Vetrodischi si inserisce come una realtà fresca e alternativa, il cui scopo principe è individuare artisti e progetti con idee forti ed originali, affiancandoli passo passo nella realizzazione di un prodotto che esprima nel modo più sincero possibile l’identità dell’artista.