“God of the basement” il primo album omonimo della band fiorentina uscirà il 19 ottobre

I God of the Basement sono una band alternative rock italiana nata a Firenze nel 2016. Rock’n’roll, beat funky, old school hip hop e suoni desert/stoner si mescolano in un immaginario che gioca sul contrasto tra tematiche esoteriche (voodoo, diavolerie e occulto) e moderna cultura pop. All’attivo un primo ep uscito per Stock-A Arts & Records, neonata underground label inglese, la band si appresta a pubblicare il primo omonimo album in uscita il 19 ottobre, prodotto da Samuele Cangi e pubblicato da Alka Records Label.

I God of the Basement, Tommaso Tiranno (voce), Rebecca Lena (basso), Stefano Genero (chitarra), Enrico Giannini (chitarra, piano, cori) presentano attraverso questo primo disco una vera e propria dichiarazione di intenti. L’idea di musica per la band è rappresentata in ogni sua sfaccettatura in un collage di immagini e ispirazioni.

La natura degli arrangiamenti percorre tre binari, il primo volto alla narrazione, il secondo su fondamenta ritmiche e il terzo declinato ad una realtà variegata, ricca di infiltrazioni elettroniche e uso di samples (citazioni di film, vecchi beat funk/soul). Una contaminazione che trova la sua forza dentro a strutture essenziali e riff catchy che ammiccano rivelando un lieve intento ironico.

Il campionamento degli strumenti permette un linguaggio pulsante, ma che mantiene la sua accuratezza “grezza”, sgranata. Un disco di canzoni in cui melodia e groove sono padroni, ma con qualcosa di “inquietante” sempre in agguato (come suggerisce il nome stesso God of the Basement).

Tredici brani connessi da un flow ricco di imprevisti e interferenze, un viaggio rituale che si muove attraverso ritmi demoniaci e visioni voodoo, “Hell Boar” e “The Saviour”, groove e atmosfere tipicamente urbane in “Monday Monkey”, “Bobby Bones” e “We do Know” con quella punta di tristezza tipica del moderno blues, incalzanti beat disco-funk pulsano dentro a “Get Loose” e “With the Lights Off” che vanta il featuring con la cantante olandese Francesca Pichel, riff granitici in “Beaten Up” realizzata in collaborazione con la indie band Nothing for Breakfast e inattese
atmosfere mariachi in “The Sinner” (featuring il trombettista e polistrumentista Gabriel Stanza che accompagnano l’ascoltatore verso la fine di questo viaggio.

Ascoltando il disco per la prima volta, ho avuto l’impressione di star ascoltando una canzone degli Arctic Monkeys e di essere stata catapultata in un locale della periferia della Londra Underground. L’uso del basso e il ricorso al blues è preponderante nel corso dell’intero album, in special modo in pezzi come “Bobby Bones” o “Do We Know”. La voce profonda e trascinata del frontman Tommaso Tiranno ben si alterna con chitarra e colpi di batteria, alle volte quasi sovrastandoli, altre volte quasi facendosi da parte per lasciare loro lo spazio per suonare.

Interessanti sono le interruzioni introdotte tra le varie canzoni ma anche all’interno delle canzoni singole, che sembrino quasi voler invitare l’ascoltatore a prendere una pausa tra una canzone e l’altra o cambiare improvvisamente il corso della canzone.

Il disco, sebbene presenti un agglomerato di musicalità e sound differenti, è straordinariamente omogeneo nella forma e coerente dall’inizio alla fine. Uno stile particolare e nuovo, capace di convogliare classico e innovativo in un solo genere, difficile da trovare (e da far emergere) nel panorama musicale italiano attuale. Una bella e curiosa scoperta quella dei God of the Basement, che consigliamo a tutti gli amanti del genere alternative rock e che sono alla ricerca di qualcosa di nuovo ma al tempo stesso classico…in attesa dell’uscita del disco, vi lasciamo con la Tracklist!

 

 

Tracklist:

  1. Intro
  2. Hell Boar
  3. Monday Monkey
  4. With the lights off
  5. Intermission #1
  6. We Do Know
  7. Beaten Up
  8. Kay
  9. Bobby Bones
  10. Intermission #2
  11. Get Loose
  12. The Saviour
  13. The Sinner