“2” maghi dell’elettronica: The Non-Functional Saints

Oggi facciamo un salto nel mondo dell’elettronica e dell’ambient con 2, un semplice numero, che dà il titolo al disco pubblicato a gennaio 2020 per Luminol Records dal duo THE NON-FUNCTIONAL SAINTS costituito da Nick Lewis e Phil Minns.

I due si sono conosciuti all’Alton College in Inghilterra, e hanno in comune il loro maestro, il compositore britannico avant-classical Martin Read.

2 è un lavoro realizzato in una sola settimana in una casa a Prenzlauer Berg, in quel di Berlino. 2 è una composizione elettronica in cinque movimenti che rientra nell’ambito della musica elettronica organica, e si ispira a Boards of Canada, Mira Calix, The Cinematic Orchestra e Floating Points.

Se è vera la teoria della cosiddetta “Musica delle sfere” quest’opera ne deve fare parte o quantomeno ci va molto vicino. Questo per via della capacità di evocazione e costruzione di vari paesaggi sonori, una peculiarità che rende questa musica perfetta per una colonna sonora.

E non a caso è proprio dalle colonne sonore che The Non-Functional Saints traggono ispirazione: nel disco sono esplicitamente citati i classici sci-fi epici come 2001: Odissea nello Spazio, capolavoro che è infatti omaggiato nei primi minuti con il riferimento al Monolite kubrickiano.

Infatti, a partire dal primo movimento (seconda traccia, essendo la prima costituita dalla versione intera), una barriera sonora si erge come un muro altissimo. Echi lontani e frequenze drone in sovrapposizione si affastellano nella mente dell’ascoltatore creando un’atmosfera noir eterea.

Poi, dopo tre minuti di questa stasi temporale (e spaziale), all’improvviso, cambia tutto.

Secondo movimento: siamo trasportati su un altro piano. Diversamente da prima, qui sembra di stare in un posto futuristico progettato da Aphex Twin o Boards of Canada (a quest’ultimo nome Nick e Phil si dichiarano apertamente ispirati); un ambiente difficile da immaginare ma facilissimo da riconoscere, che alberga nella nostra sensibilità, nella nostra mente e allo stesso tempo è riconoscibile per il fascino del ritmo “stiloso”.

Già, perché in questo frangente, come in pochissimi altre situazioni, l’aspetto ambient psichedelico progressivamente cede il passo a una techno/IDM molto ritmata e molto vicina alla ritmica dell’hip hop e del funk, trasformandosi in qualcosa di robotico che però ha un sound pieno, rotondo, accattivante, ricco di stile.

Nel terzo movimento ci troviamo in una giungla elettronica piena di insidie che non si capisce se siano dovute a flora e fauna naturali o a loro epigoni tecnologici e alieni mentre il quarto movimento ci sbalza da tutt’altra parte: un’atmosfera da liquido amniotico che fa pensare a qualche sottofondo di Bjӧrk, con un tempo scandito a intervalli regolari, che si tramuta poi in una sorta di sommessa marcia funebre noise.

Le note ripetute portano in una dimensione onirica, catatonica e ipnotica, aprendo il portale di una momentanea evasione dalla realtà (e all’immersione in un’altra) che, dopo diverse fasi e ripetizioni della struttura centrale, torna a ricordare una sorta di ambiente liquido in cui forme biomeccaniche fluttuano ripetutamente in uno stato di sospensione eterno, in una sorta di lenta e incessante danza universale. Anche qui sono presenti influssi noise e interferenze.

Ma è nel quinto movimento che si raggiunge il culmine, quando, dopo la traccia precedente, completamente visionaria e sognante, allacciata com’è alle sensazioni elettroniche imperanti, al cambio di brano si ritorna allo stile della seconda stanza che abbiamo visitato, quel suono potente, ritmico e affascinante di cui sopra; e da qui inizia un viaggio ancora più stralunato!

Infatti i vari mood che abbiamo attraversato finora si intrecciano e si mischiano alternandosi e sovrapponendosi, venendo a creare un sistema sempre più complesso di ritmi aggressivi in crescendo e ripetizioni del tema del secondo movimento, fatto di sonorità leggere e fluttuanti, come tanti corpi in interazione con movimenti simili a danze di dervisci meccanici ed elettronici su uno sfondo psichedelico.

A parte la lunghezza di alcune parti sempre uguali e l’eccessiva ripetitività, si può ben dire che, con 2, The Non-Functional Saints abbiano “realizzato un numero” spettacolare! Si, perché quest’album ha qualcosa di unico, qualcosa di magico in quel sound compatto per cui merita di essere inserita tra le grandi composizioni del contesto ambient /elettronico.