Il connubio tra Oriente ed Occidente di Alighiero Boetti in scena ad Asti

Ad Asti, nota per i suoi pregiatissimi arazzi, è stata inaugurata sabato 17 marzo la mostra dal titolo “Per filo e per segno”, una personale dell’artista italiano Alighiero Boetti: 65 opere messe insieme dalla curatrice della mostra Laura Cherubini secondo una visione precisa, una visione che raccoglie elementi di oriente ed occidente “cucendo” insieme elementi di una storia mondiale, anzi umana. L’esposizione sarà visitabile presso Palazzo Mazzetti fino al 15 luglio.

Torinese di nascita e propulsore di una profonda istanza di rinnovamento all’interno del panorama artistico del suo tempo, Alighiero Boetti visse per un lungo periodo in Afghanistan, affondando in quella terra le sue radici ideali e iniziando a ripensare la sua produzione secondo canoni nuovi. Ciò che fece fu adottare strumenti non pittorici come i fili colorati necessari per il ricamo, per veicolare un’idea pittorica che fosse compatibile con quella occidentale. Facendo questo egli stava veramente portando la cultura afghana, orientale per estensione, al centro delle sue opere: l’artista si mette da parte, accetta di “limitarsi” a cucire insieme le stoffe e i ricami già realizzati dalle donne afghane, dandogli una nuova vita e caricandoli di un significato artistico che innalza la loro dignità a vera materia pittorica. In realtà questo ruolo, apparentemente defilato rispetto alla supremazia e all’onnipotenza del genio artistico ereditata dal pensiero occidentale, è forse l’unico in grado di raccontare una storia in maniera più autentica.

L’idea della mostra riposa su questo parallelo tra occidente e oriente, tra penna e filo da ricamo, che Boetti stesso aveva cercato di investigare. “Quel che la biro rappresenta per un occidentale, per un Afgano è il ricamo che come una memoria sovraindividuale reca in sé parti della biografia collettiva” scriveva il critico Jean Christophe Amman rispetto al lavoro dell’artista, e tale riflessione è stato proprio il punto di partenza per l’allestimento della mostra. Il tempo e la collettività saranno i temi attraverso i quali arazzi e cartoncini realizzati a biro potranno dialogare. La scelta di mettere in relazione due strumenti così quotidiani e familiari per le due culture indica proprio la necessità di ripensarne il rapporto a partire dalle esperienze più pratiche e materiali, attraverso cui costruire una memoria sovraindividuale cosciente dei propri strumenti e capace di superarli.

Un profondo bisogno di rinnovamento che non dimentica di preservare le tradizioni, la ricerca di un connubio tra occidente e oriente senza tralasciare le peculiarità di ciascuno, il desiderio di scoprire e riscoprirsi: questi sono i sentimenti ispirati dalla mostra, che ritroverete anche nei pezzi che compongono la consueta playlist.

La mostra in cinque pezzi:

 

  1. Dastaan – Tajdar Junaid
  2. Alone in Kyoto – Air
  3. Stella Cometa – Jovanotti
  4. Black Man in a White World – Micheal Kiwanuka
  5. Walzer degli Scafisti – Le luci della centrale elettrica