GIRLESS – I have a call

ETICHETTA: Stop Records / To Lose La Track

GENERE: Acoustic Punk

ANNO: 2017

Il 3 Aprile è uscito il primo album solista di Girless, brillante e originale progetto di Tommaso Gavioli dei Girless & The Orphan, dal titolo I have a call.

Otto tracce che seguono una linea chiara, ogni brano è dedicato e porta il nome di una personalità artistica di spicco morta suicida o presunta tale, mi è sembrato perciò necessario commentare il disco pezzo per pezzo per analizzare i numerosi contrasti che, fiorendo, danno vita a questo progetto mai noioso, da sentire e risentire.

Ernest – Hemingway si sparò in bocca con un fucile. Una morte apparentemente rude qui, al contrario, descritta con una chitarra dal suono morbido e una voce gentile, a tratti malinconica. Il testo si basa su una citazione dello scrittore che fa trasparire in modo diretto, quasi fosse la cosa più normale del mondo, il suo desiderio, morire per sentirsi finalmente a casa, per trovare la pace, senza vergogna o dolore.

Mario – Alla veneranda età di 95 anni, Monicelli, che visse una vita piena, lunga, che fu un uomo forte, indipendente, dalle idee chiare, prese la sua ultima decisione, scelse di ammazzare il suo dolore, dovuto a un cancro alla prostata, gettandosi dalla finestra dell’ospedale in cui era ricoverato. Una traccia dalle sonorità punk, gridate. Testo conciso che delinea alla perfezione il personaggio, “non ho bisogno di cure palliative, non ho mai vissuto come uno schiavo”.

Primo – La melodia suona “allegramente drammatica”, l’eco rende chiaramente l’idea della tromba delle scale. Primo Levi portava sulle spalle un peso atroce, dover raccontare e, di conseguenza, rivivere continuamente la sua sofferenza. Provava vergogna per essere sopravvissuto allo sterminio nazista e una domanda continuava a rimbalzargli in mente, “Perchè io?”. Il tono rassegnato di Girless, che si impersonifica in Levi, inquadra magnificamente il senso di colpa che l’uomo sentiva.

Virginia – Tommaso Gavioli si immedesima nella Woolf e scrive alla mamma, alla sorella, al marito “non chiederti il motivo per cui il mio corpo non galleggia più” e finisce con “queste pietre sono il motivo per cui il mio corpo non galleggia più”. La grave depressione della sublime autrice la spinse a suicidarsi in una maniera atroce, consapevole, lenta e sofferta, la peggiore. Mise dei sassi nelle tasche e si lasciò annegare. Una ballata melanconica.

Giuseppe – Per quanto riguarda questa traccia mi aspettavo la scontata scelta del punk, invece è un’aria romantica a parlare dell’anarchico Giuseppe Pinelli. Unico personaggio del disco a non essersi tolto la vita, nonostante in un primo momento fosse stato dichiarato morto suicida. Volò giù dalla finestra della questura, forse fu un malore, forse fu omicidio. Dalla frase “ho lasciato mia moglie e i miei figli per la giustizia e la giustizia ha rotto le mie ossa” percepiamo che Girless propende per la teoria dell’omicidio.

Vladimir – Majakovskij si sparò con la pistola al cuore, un attimo descritto nel brano più lento e malinconico del disco. Il poeta russo si sente solo e l’unica soluzione è porre fine alla sua vita, qui cantata con voce piangente.

Luigi – Il cantautore, deluso dalla sconfitta al Festival della canzone italiana, prese una pistola e si sparò sulla tempia destra. Nel pezzo risuona, gridata, tutta la delusione e la rabbia di Tenco e si conclude con la frase “la vita è troppo breve per cantare di nuovo”.

Sylvia – Partenza morbida, poi i toni sfociano in sonorità punk rock per descrivere l’originale quanto scioccante suicidio della Plath. La poetessa chiuse porte e finestre e mise la testa nel forno a gas.

Un finale col botto.

Chiara Uzzanu