Intervista a Soul Finger


Soul Finger si definisce come “Wild & Hot dance party in Milan!” e nasce nel 2010 a Milano, per l’appunto. Abbiamo incontrato per voi Stefano e Andrea e con loro abbiamo chiacchierato di musica, moda e vinili…


Come sono nati il vostro nome e l’idea della serata?

Stefano: Soul Finger nasce a Milano, all’Arci Biko, subito dopo il trasferimento in zona Romolo. Eravamo stati ingaggiati per una festa di laurea (per l’esattezza ai tempi collaboravo ancora con Davide, uno dei nostri più cari amici); i ragazzi del Biko erano entusiasti e ci chiesero di fare una serata al mese. Eravamo tra i più giovani e pian piano siamo cresciuti con il locale. Il Biko è sempre stato un posto che si distingue per la sua proposta al pubblico e ora come ora, pensiamo sia la miglior realtà presente in città. Per due anni dietro alla consolle eravamo Davide ed io, dopodiché è arrivato Andrea.

Andrea: Io ho iniziato da circoli molto piccoli, precisamente da uno in zona Quarto Oggiaro e sapevo davvero poco di questa scena musicale. Seguendo le serate di Stefano al Biko, che all’epoca erano le uniche di questo genere aMilano, mi sono sempre più appassionato ed ho iniziato così una ricerca personale sia nei gusti musicali, sia nella “caccia al vinile”. Alla fine sono arrivato un po’ per caso, grazie soprattutto alla mia passione e alla cura dei dettagli, cose che ritrovavo in Stefano e nei ragazzi del Biko.

Come si riesce a lavorare con il vinile che nel nostro Paese ha un mercato ancora sottovalutato?

S: Inizialmente non avevamo abbastanza vinili per fare una serata intera, quindi dovevamo usare anche dei cd. Ora invece usiamo solo vinili, alcuni hanno più di sessant’anni. Questo tipo di mercato è molto sviluppato in Germania, Inghilterra e Stati Uniti… persino in Africa, soprattutto in zone come Ghana e Nigeria.

A: Se vuoi comprare da casa tua l’offerta online è molto ampia sia su ebay, che sui siti specializzati. Un altro modo abbastanza diffuso per procurarsi vinili, èviaggiare alla ricerca del disco perfetto… una specie di viaggio d’affari. Negli ultimi anni, con il ritorno in auge del vinile, i venditori si sono adeguati e conoscono meglio il valore di ciò che hanno tra le mani, di conseguenza sta diventando sempre più difficile trovare piccoli tesori a prezzi irrisori.

S: C’è anche un sacco di gente che gira nei magazzini delle radio per cercare vecchie chicche.

A: In effetti ormai c’è una vera e propria rincorsa al vinile introvabile e ancora poco conosciuto, tutti vogliono distinguersi e suonare dei dischi che altri non hanno ancora scoperto. Ovviamente ci sono dei riferimenti a cui guardare, che puoi trovare banalmente anche su YouTube. Ricordiamoci però che il mercato dei vinili è comparabile al gioco in borsa: il valore scende e sale in base a tanti e differenti fattori sia semplicemente la richiesta, la moda del momento, o i dj che fanno più o meno girare un pezzo. Ciò che conta per me è che, pur restando un genere di nicchia, negli ultimi anni il pubblico è cresciuto e questo ci dà davvero soddisfazione.

Dato il ritorno in voga del vinile, cosa pensate del ciclo storico che fanno musica e moda?

A: Io credo che a partire dal 2000, l’idea di innovazione abbia iniziato a trovare sempre meno spazio sia nella musica che nella moda, mi pare piuttosto che si sia creata una tendenza votata alla ricerca di elementi del passato che rimessi totalmente in discussione, e non semplicemente rivisitati, possono trovare un collegamento stilistico tra moderno e vintage. Con lo scorrere del tempo, poi è naturale che la categoria dell’ “old fashion” vada ampliandosi, ormai anche gli anni ’90 sono stati catalogati e usati come ispirazione. (Pensiamo alla recente serie “Gli anni ‘90” andata in onda su National Geographic ndr) Dagli anni ’50 in poi, ogni decade ha i suoi seguaci ed i suoi estimatori ed in molti prendono spunto da stilemi ormai consolidati dello scorso secolo.

Cosa vorreste dire a chi critica la figura del dj dicendo cose come “non fai musica, non suoni”?

S: Io che vesto anche i panni del musicista, posso concordare chiaramente sul fatto che un dj non suona. Noi poi siamo ancora più lontani dalla figura del dj vero e proprio, non essendo produttori. Quello che facciamo è comprare dischi e scegliere quando inserirli in playlist: siamo dei selezionatori di musica.

A: Si sono d’accordo, infatti io mi definirei “selector”. Non mi ritengo un dj, ma una persona che seleziona la musica per il pubblico che parteciperà alla serata. Ovviamente c’è del lavoro alle spalle: bisogna aver gusto e scegliere i pezzi giusti, se hai raggiunto o no il risultato, lo capisci subito dalle reazioni del pubblico.

Ci sono artisti con cui vorreste collaborare?

S: Noi cerchiamo sempre sia dj che band per le nostre serate, anche se preferiamo lavorare assieme ad una band, dato che i live set generano nel pubblico un effetto ed un calore totalmente diversi.

Avete un messaggio per il vostro pubblico che temete non sia mai passato?

S: Spesso il concetto di “serata” coincide con quello di puro divertimento, di vita notturna sfrenata, senza ricercatezza musicale, senza valorizzare il proprio tempo. Invece io trovo sia molto bello partecipare ad eventi a tema, dedicati ad un determinato genere musicale e che siano strutturati sulla qualità di ciò che si ascolta, generando poi magari curiosità che porti il pubblico ad andare oltre. Bisognerebbe aver fame di novità, aver voglia di vedere posti nuovi, di ascoltare cose mai sentite prima e magari evitare di lamentarsi chiedendo al dj musica che non c’entra niente col tipo di serata. Ecco, mi piacerebbe che la gente fosse meno “lamentosa” e più aperta alla scoperta.


Annie

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