MINISTRI – Cultura Generale

ETICHETTA |  Warner Music

GENERE |  Rock

ANNO |  2015

Si intitola Cultura Generale l’ultima fatica dei Ministri. Pubblicato il 18 settembre il lavoro non è di certo passato inosservato. Giunti al loro quinto album i tre milanesi hanno prodotto qualcosa di così stratificato e complesso, quasi una creatura vivente che bisogna imparare a conoscere prima di poterla comprendere.

Al primo ascolto farsi un’idea precisa è impossibile. Il rischio è quello di sentirsi traditi, di rimpiangere la durezza e la rabbia che trasudavano i precedenti lavori. È sufficiente però addentrarsi poco oltre la superficie di ogni traccia per vederne chiaramente le connessioni. Il carattere del disco si rispecchia anche nel luogo in cui è stato registrato la Funkhaus di Berlino, un complesso di edifici che ha ospitato la radio della DDR dal 1956 al ’91, e che giace ora “in uno stato di sublime abbandono”.

Questa splendida decadenza sembra essere il nucleo di Cultura Generale: album sostenuto da un’architettura ben delineata, quasi da una vera e propria filosofia identitaria, grazie alla quale i tre sono riusciti ad imprimere un carattere inconfondibile a brani che sconfinano ben oltre il loro campo di gioco abituale. Chiaro esempio di questa rara capacità, supportata da un bel po’ d’esperienza accumulata, è l’omonima “Cultura Generale“. Chiudete gli occhi e vi sembrerà di trovarvi in parco divertimenti di periferia, totalmente decadente e immerso in un’atmosfera vagamente sinistra. Immagine distorta di un passato di cui non restano nemmeno ricordi, soltanto residui da abbandonare in un museo un po’ polveroso. Molto azzeccate la prima e l’ultima traccia, ovvero “Cronometrare la polvere” e “Sabotaggi“, due sintesi efficaci del contenuto concettuale nonché sonoro dell’intero album. Testi che parlano della frustrazione e della stanchezza di una generazione che si impegna e alla fine non ha niente in mano.

È come se questo disco tracciasse davanti ai nostri occhi la mappa di una realtà divisa in due parti disuguali: nella parte più ampia si schierano i benpensanti, gli ipocriti, pura superficie. Questa parte di mondo è ritratta con schietto realismo e pennellata spietata da pezzi come “Macchine Sportive” e “Idioti“. Con questi brani la sensazione è quella di un salto indietro nelle sonorità dei precedenti “Per un passato migliore” (2013), e pure di un ritorno alle radici con “Vivere da Signori” che sembra avere il timbro duro e la rabbia profonda di “Noi Fuori” (2010) ma con la maturità artistica di cinque anni in più.

Dal lato opposto abitano i Ministri, e tutti coloro che si rileggono nell’amarezza di questo piccolo grande album. “Le porte” e “Il giorno che riprovo a prendermi“sono brani che raccontano il distacco, la diversità rispetto a un mondo che è totalmente altro, una sorta di fiera sconfitta, l’orgoglio di vivere in un “mondo di ultimi” e sguazzarci dentro, soddisfatti. Il secondo singolo “Estate Povera” è una piccola perla, melodia narrativa che accompagna il racconto di una stagione trascorsa lontano dal frastuono, con dei suggestivi cori che guidano il viaggio in questo panorama un po’ bucolico, con aroma tardoadolescenziale di biciclette (rubate) e campi a perdita d’occhio. “Io sono fatto di neve” è un perfetto pezzo centrale, la sua intro romantica e intima sfocia in toni pacati ma decisi in un crescendo che non può lasciare indifferenti. È la chiave di volta ideale di un album quasi perfetto, che segna l’era della maturità del trio.

Cultura Generale è il frutto prezioso di uno sguardo sapiente e attento sul proprio passato, per scegliere gli elementi da tenere e scartare i fronzoli. Fare un respiro e trovare se stessi senza essersi mai persi.

Chiara Cappelli