Intervista a Francesco Orcese

Chi non l’ha mai visto bazzicare al Rocket, oppure in console al Plastic, sguardo e ciuffo sbarazzini, braccia tatuate e vistosi anelli alle dita? Abbiamo intervistato per voi Francesco Orcese. Giovane dj e producer, da qualche tempo anche host di due serate di grande successo: VOID e La Città Verrà Distrutta all’Alba.

Presentati!

Sono Francesco, ho 25 anni. Faccio il dj da sette anni, organizzo eventi e serate soprattutto al Magnolia e al Rocket. Ho lavorato per tanti anni al Plastic

Come sei diventato un dj?

È successo per caso. Organizzavo serate con showcase acustici al Bar Cuore. In una di queste serate il dj non riuscì ad arrivare in tempo e dovetti così organizzarmi all’ultimo e avventurarmi in console. Da quel momento non ho mai smesso: era quello che dovevo fare e ho proseguito su quella strada.

Cosa ti piace di più tra organizzare e stare dietro la console?

Sono cose complementari e che occupano davvero tanto tempo. Quando faccio il dj sono da solo e serve davvero tanto tempo, soprattutto ora che sto iniziando con le mie produzioni.

Come è nata la serata “Void”, appuntamento fisso del Rocket ogni giovedì notte?

È nata un po’ per caso e un po’ per un insieme di visioni. Una delle micce è stata allo Sziget di due anni fa durante un set è come se avessi avuto una visione di quale sarebbe stato il mio futuro.

Come scegli i tuoi collaboratori?

Esattamente come scelgo una canzone: uso l’intuito. Appena guardo una persona so che è quella giusta. Uno sguardo e due parole sono più che sufficienti per trasmettere la passione di una persona. O forse ho semplicemente un intuito molto sviluppato.

Come si riesci a far convivere la vita privata a quella lavorativa?

Ci vuole molta fiducia da parte dell’ipotetica ragazza, come in tutte le relazioni. Fiducia e rispetto reciproci sono le parole chiave. Una cosa che invece bisognerebbe eliminare è l’esibizionismo da social network.

Qual è l’esperienza della tua carriera che non vorresti rifare?

Lavorare in situazioni o serate in cui non credo e che non mi rendono felice. Ogni cosa fatta finora mi ha portato ad essere quello che sono per cui non rinnego niente. Prima lavoravo come se fossi un pc, una sorta di Spotify umano, oggi invece riesco ad instaurare un dialogo con il pubblico attraverso il mio dj set.

Esiste ancora il lavoro di organizzatore di eventi?

Certo che esiste ed è uno dei più bei lavori che puoi trovarti a fare. Per farlo però devi avere una cultura musicale e una conoscenza davvero ampie. Non puoi fermarti a far suonare solo chi ti piace o proporre solo il tuo genere musicale preferito.

Sei alla conduzione di due serate molto diverse tra loro CVDA al Magnolia e il già citato Void al Rocket. Come riesci a destreggiarti?

Innanzitutto non ci lavoro mai in contemporanea. Dedico tempo in ugual misura alle due serate. Cerco sempre di immedesimarmi nel genere musicale che prevale in queste due creature ascoltando tonnellate di minuti di musica. La cosa più importante è saper dividere il tempo senza mai mixare questi due momenti lavorativi.

Questione spinosa, soprattutto in questi tempi: riesci a vivere del tuo lavoro?

Sì. Mi sento un privilegiato, anche se vivo ogni giorno con la paura che possa finire. Diciamo che ci sono annate ottime e altri momenti in cui invece investi più di quello che guadagni.

Scegli una parola per definirti

Appassionato.

È arrivato il momento di salutarci, qual è la tua ultima battuta?

Credete in quello che fate. Io sono felice di quello che faccio e di riuscire a coinvolgere tante persone. Vivete con passione, che sia quella del partecipante o sia quella dell’organizzatore.

Annie

Photo by Stefano Brera