Intervista a Kenny del progetto LOBO, l’appuntamento di ascolti elettronici del Leoncavallo

Ho intervistato Matteo Kenny, collaboratore, “responsabile” dell’area bar e della programmazione del Leoncavallo, nonchè ideatore del progetto “Lobo”, con il quale organizza  serate di musica elettronica all’interno dello storico spazio pubblico di Milano. 

Abbiamo approfondito le sue attività e discusso riguardo alla multiculturalità sociale che caratterizza il Leoncavallo. Si è parlato delle principali differenze che si riscontrano tra centri sociali ed ambienti più formali e d’elite, dei  rapporti umani e della tematica dell’ integrazione in uno dei luoghi più preziosi di Milano, uno spazio che vale la pena sostenere e valorizzare.

 

 

– Presenta il tuo lavoro e ciò che più ti piace di esso.

– Ciò che amo di più della mia attività è far parte di un grosso progetto e lavorare in un ambiente che presenta molte strutture con diverse iniziative all’attivo.

Qui al  Leoncavallo, ci sono diverse strutture di finanziamento gestite da più gruppi e persone: l’Hemp Bar, il Baretto e la Cucina Pop. Esistono tante altre associazioni e gruppi informali che vivono all’interno del Leo: la serigrafia, Lib@Lab, la redazione milanese di Radio Onda d’Urto…

Mi piace molto il fatto che sei in contatto con le persone dalla mattina alla sera, non solo con chi è attivo all’interno del centro, ma anche con persone sempre nuove che frequentano lo spazio.

Ciò che faccio non lo considero un lavoro, ma uno stage a vita (con l’accezione migliore che uno stage dovrebbe avere), perchè rappresenta per me un continuo apprendimento in un ambiente pieno di stimoli sempre nuovi, dove però ti ritroverai sempre a dover metterti in gioco e confrontarti con chiunque.

 

– Come gestisci la programmazione degli eventi? Hai dei collaboratori?

– Al Leoncavallo sono presenti diverse crew che possono essere associate ai diversi generi musicali che vengono proposti al Leo: ci si coordina tra di noi in modo da poter offrire una programmazione costante e variegata, senza mai accavallarsi.

Abbiamo varie tipologie di serate che spaziano dai concerti live agli eventi reggae, ai dj set e live di musica elettronica, drum&bass, jazz, blues e altro ancora.

Io mi occupo da due anni del Progetto Lobo, proponendo (prevalentemente) live di musica elettronica.

È stato un passo importante perchè lo scopo iniziale era portare sonorità nuove, solitamente  vicine a nightclubs o discoteche, mentre noi lo abbiamo decontestualizzato per portarlo in un ambiente più informale come nel caso del Leo.

 

Leoncavallo spa Milano - © Federica Vismara 2015

Leoncavallo spa Milano – © Federica Vismara 2015

– Da quanto tempo frequenti il Leoncavallo?

– Ho iniziato a frequentare il Leoncavallo a 14 anni, quando mi portavano i miei amici già con la macchina.

Dai 18 anni in poi, avendo avuto la possibilità di potermi spostare in maniera indipendente, ho sempre cercato di frequentare spazi sociali come il Leo. Ai tempi ce ne erano molti di più come il Bulk, Pergola…

Poi dal 2008, posso dire che sia iniziata la mia avventura qui dentro in maniera stabile collaborando con Dauntaun, la zona del seminterrato dove spesso si poteva assistere a live di band punk, hardcore, post-hardcore..

Gestivamo lo spazio in maniera collettiva e tutti i gruppi e collettivi che “abitavano” il Leo, dovevano aiutare le strutture principali con turni bar.

Un giorno poi mi è stato chiesto se volevo coordinare le attività dell’Hemp bar. L’impegno è diventato quotidiano e da lì anche l’esperienza dei concerti e di tutto il resto.

 

– Quali pensi siano le maggiori differenze tra un Dj set qui e uno in un nightclub?

– Sicuramente il costo, nettamente minore rispetto a quello applicato da altre tipologie di luoghi; in secondo luogo il pubblico e tutti coloro che frequentano il posto, ma soprattutto l’informalità  che si crea in luoghi come questi.

La percentuale di migranti presenti durante gli eventi, inoltre, è molto alta, a differenza di nightclubs e discoteche che sono poco frequentate da essi. Questo perchè qui trovi un ambiente molto più libero e accogliente e per un fattore di costo che è sicuramente più accessibile.

Credo che ci sia anche un discorso legato alla proposta musicale: il Leo storicamente è legato anche a tutta la scena reggae, che con certezza posso dire che sia un appuntamento tra i più frequentati da molti migranti principalmente di origine africana.

Dall’altra, una cosa che mi ha sorpreso molto è il fatto che diverse band/producer/dj europei ed americani che sono stati invitati a suonare qui al Leoncavallo, ci hanno detto che posti del genere sarebbero da esportare anche nei loro paesi di origini che spesso noi vediamo come mete da raggiungere e da imitare (Inghilterra, Germania, ecc.)

I centri sociali, in Europa prevalentemente, vengono chiamati squat che per molti è sinonimo di occupazioni a fini abitativi e non come “centri di produzione politica e culturale” se così vogliamo definire le nostre esperienze; le persone straniere che vengono qui per la prima volta sono spesso sorprese nel trovare una struttura di questo tipo con tantissime attività all’interno.

Le band europee che si sono esibite qui, ci hanno poi comunicato quanto fossero sorpresi che molti stranieri presenti all’evento fossero attenti e partecipativi, tanto quanto il resto del pubblico.

 

 – Come vivi il rapporto con le persone che frequentano il Leoncavallo?

– Molto bene. Ormai conosco praticamente tutto “lo zoccolo duro” che frequenta il Leoncavallo; come ho detto prima, qui l’ambiente è molto informale e convivono assieme centomila culture diverse e ovviamente ogni volta che vedi una “faccia nuova” fai il possibile per fare apprezzare l’impegno e il lavoro che ogni giorno si svolge qui dentro. Capita anche di doversi mettere a parlare e discutere con persone che ti portano le loro critiche e domande.

Leoncavallo spa Milano - © Federica Vismara 2015

Leoncavallo S.P.A. –  Milano – © Federica Vismara 2015

– Quali pensi siano i maggiori punti di forza del Leoncavallo e dei centri sociale in generale?

– Sicuramente il fattore dell’informalità e della convivenza di molte culture diverse.

Un altro punto di forza è il fatto che si è tutti accomunati da un ideale politico ed è una differenza sostanziale rispetto ad altre tipologie di luoghi che sono in genere apolitici.

Nonostante questo però, abbiamo sempre bisogno di persone che continuino a far vivere questo posto.

C’è poi questa percezione, nel pensiero comune, che un centro sociale sia qualcosa di vecchio e non al passo con i tempi, quando invece spesso si è precursori di novità proprio per la libertà e possibilità che uno spazio come questo può offrire.

Forse un aspetto negativo di questo ambiente, invece, è che i “frequentatori sporadici” vedano la libertà di questi posti come un’assenza di regole e il fatto che le cose si possano avere gratis…

 

– Pensi sia giusto applicare la selezione all’ingresso in alcune tipologie di locali? La applicheresti qui?

– No, penso che non sia giusto. Amici mi hanno raccontato che in certi club o locali, viene applicata una sorta di selezione ponendoti la domanda “Perchè sei qui?” e se ti trovi lì per caso, non ti fanno entrare! E’ bizzarro!

Al Leoncavallo non appichiamo alcun tipo di selezione all’ingresso.

Ovvio che se ti si presenta alla porta chiunque con simboli che possono richiamare ideologie fasciste, è meglio allontanarli.

 

– Hai mai sentito parlare della selezione  razzista all’ingresso di un locale?

– No, ad essere sincero non lo sapevo e mi stupisco che possa esistere una cosa del genere.

Leoncavallo spa Milano - © Federica Vismara 2015

Leoncavallo S.P.A –  Milano – © Federica Vismara 2015

– Come vivi tu il fatto che il Leoncavallo è frequentato da persone di diversa etnia?

– Mi trovo bene in questo ambiente e credo che sia assurdo pensare di fare differenze di questo tipo. A volte, quando sto al bar, ho problemi di comunicazione con migranti o persone straniere che a volte non parlano neanche inglese, che è l’unica lingua che conosco oltre all’italiano. Col passare degli anni ho imparato anche io però a capire quali siano le loro esigenze per superare “la fase di incomprensione”.

Qui all’interno abbiamo anche una Scuola di Italiano per migranti che da anni cerca di fornire strumenti utili.

Oltretutto molte persone che collaborano attivamente con il Leo sono stranieri o di seconda generazione e hanno portato esperienze utilissime per la formazione di alcune nostre attività. Penso per esempio a Marcelo, argentino, che ha dato un apporto straordinario alla costruzione del Laboratorio Serigrafico del Leo.

 

– Ti sembra che gli stranieri vivano serenamente il contesto ed i rapporti con gli italiani durante le serate?

– Si, assolutamente, salvo rare eccezioni.

Penso che la multiculturalità sia una delle cose preziose del Leoncavallo e chiunque sia ben accetto ed integrato nel contesto.

Leoncavallo spa Milano - © Federica Vismara 2015

Leoncavallo S.P.A  –  Milano – © Federica Vismara 2015

Per approfondire: www.leoncavallo.org

photo credits: © Federica Vismara Photography

Ringraziamo Matteo Kenny per la sua disponibilità e per averci regalato parte del suo tempo, facendoci conoscere più da vicino le strutture, i servizi e le attività del Leoncavallo S.P.A.

Federica Vismara