LA SINDROME DELLA MORTE IMPROVVISA – DI BLATTA IN BLATTA

ETICHETTA | Autoprodotto 

GENERE | Alternative rock/Stoner rock

ANNO | 2015 

Questa recensione necessita di una piccola confessione nella introduzione: i gruppi con un nome composto, meglio se bello lungo, esercitano da sempre un certo fascino su di me e fanno sì che nasca in me una sana curiosità nei loro confronti che spesso si tramuta in vero e proprio amore. È chiaro, quindi, che quando mi è stato proposto di occuparmi del nuovo EP dei La Sindrome Della Morte Improvvisa non ci ho pensato due volte e mi ci sono buttato a capofitto.

È molto difficile ricondurre il lavoro del quartetto della Brianza ad un unico genere, in quanto le influenze presenti in Di Blatta In Blatta sono tantissime, anche se la cosa che emerge maggiormente dal disco è la voglia di sperimentare e osare. Voglia che consente di passare dalla psichedelia allo stoner più ignorante con una naturalezza disarmante. Gli strumenti fanno il loro dovere e la voce risulta essere uno dei tanti tasselli, non tanto il piano principale degli stessi, che permettono ai vari pezzi di uscire al meglio. I testi proposti sono rigorosamente in italiano, scelta forse discutibile in quanto, parere personalissimo, l’inglese avrebbe garantito un maggiore impatto sonoro. “Blatta”, il pezzo con cui si apre l’EP, presenta alcune sezioni di voce quasi parlata che ricordano un Pierpaolo Capovilla con molta più rabbia e molta meno vena da “poeta dei poveri”, prima di sfociare in un finale da headbanging nudo e crudo. Il disco sembra essere stato pensato come un continuo crescendo, in quanto i pezzi che colpiscono di più risultano essere gli ultimi due, ovvero “Korsakof” e “Sfiati Nel Cranio”, quest’ultima vero fiore all’occhiello dell’EP.

Di carne al fuoco insomma ce ne è tanta ed è bello notare, rispetto al precedente EP “Sindrome”, una maggiore compattezza e chiarezza su cosa la band vuole proporre con la propria musica. Ora non resta che attendere la prova del nove definitiva, ovvero un LP vero e proprio, noi siamo pienamente fiduciosi che i ragazzi non ci deluderanno.

Francesco Canalicchio