Notturno Concertante e il prog esplorativo nell’album “Let Them Say”

Per la nostra rubrica Lost and Found, ci addentriamo in un’incursione nel terreno del progressive che ci porta alla scoperta di Let Them Say, settimo album del NOTTURNO CONCERTANTE, pubblicato da Luminol Records a fine maggio 2020.

Notturno Concertante è un gruppo musicale neoprogressive italiano nato a Grottaminarda in provincia di Avellino come duo a metà degli anni ’80, poi cresciuto negli anni.

Noto per il rifacimento a diversi mostri sacri del progressive come i Genesis, vanta collaborazioni e con membri degli stessi Genesis e con diversi altri artisti e musicisti a livello internazionale, presenti anche in quest’ultimo album, Let Them Say.

Album dal titolo significativo, dunque, perché “lasciamoli parlare” è sempre il motto più azzeccato con cui prendere le cose, soprattutto al giorno d’oggi. E soprattutto nell’ambito delle svariate e infinite discussioni che si possono sentire continuamente in fatto di musica, di generi, di scelte musicali e di compromissioni degli artisti.

Come a voler prendere le distanze da tutto questo e a sottolineare l’importanza di proseguire per la propria strada senza farsi influenzare dal giudizio altrui, in Let Them Say è presente un dichiarato distacco dal progressive delle origini e del passato in generale, per approdare a visioni più moderne che recuperano e attualizzano il progressive in un rock contemporaneo, con una chiara impostazione folk ma facendo risultare tutto perfettamente equilibrato.

Infatti si tratta di un disco totalmente strumentale che si caratterizza per l’eclettismo e la forte impronta crossover, mescolando jazz, rock e influssi di musica etnica, oltre che per la sperimentazione rispetto ai lavori precedenti, facendo emergere come peculiarità la ricchezza della ricerca musicale.

Ad esempio già nel secondo brano Delicate Sabbath la partenza è quella di un rock elettronico che va a fondersi con la matrice folk in un’atmosfera jazzata, presente anche nella title track introduttiva.

Poi, passando per momenti di romanticismo come nel piano suonato in Darkness I Became, si attraversano alchimie sperimentali come in Fellow Travellers oppure nel brano Le magnifiche sorti (e progressive), arrivando ad ammirare panorami poetici e colorati che culminano nel rock dinamico di So Far Out.

Gran parte del disco è pervasa dall’idea di un viaggio nei meandri del mondo tra sonorità tipiche della world music.

Evocando fascinazioni da esploratori, visioni cosmopolite e suggestioni elettroniche, come avviene nel brano Dei miei sospiri, il Notturno Concertante si avvale del suono vivo degli strumenti ma anche di suoni eterei, echi e voci registrate in sottofondo.

La sensazione è proprio quella di un viaggio ai confini del mondo, nella mappa tracciata dalla melodia di terre lontane in Finis Terrae così come nelle suggestioni di scene epico-cavalleresche presenti in Handful Of Hopes e nella narrazione stralunata di Evidence Of Invisible. In modo perfetto questo finale conferisce all’album un tocco di onirico che esula dalle musicalità esistenti nella realtà, per trovare, appunto, “prove dell’invisibile”.

Per quanto riguarda il cambiamento rispetto al passato è giusto che dopo quarant’anni di attività una band come Notturno Concertante vada verso un’evoluzione e ci troviamo perfettamente d’accordo con la filosofia secondo la quale la stessa evoluzione necessiti al tempo stesso di un recupero della tradizione e in questo caso di un passato prog che oggi è troppo spesso dimenticato e che quindi è giusto reintegrare nell’insieme della musica attuale.

Perciò, nel complesso, si può certamente dire che l’album del Notturno Concertante è consigliato a tutti gli amanti della bella musica, proprio per la sua varietà, che consente di percepirne le diverse sfumature, in un viaggio esplorativo profondo nel cosmo mistico della fusione perfetta tra strumenti ed effetti elettronici, tra potenza e dolcezza, tra azione riflessione, tra ritmo e melodia, in un unicum universale da assaporare.