Alla scoperta di Atacama: intervista a I Segreti di Hansel

Anticipato dal singolo Promessa, il 3 aprile I Segreti di Hansel hanno pubblicato il loro primo album ATACAMA e noi abbiamo voluto saperne qualcosa in più.

Dove sono custoditi I Segreti di Hansel?
Ancora dobbiamo scoprilo…e poi è sempre meglio non scoprire tutto all’inizio

Da dove nasce il nome del gruppo?
Ispirazione dai gemelli Grimm… così come il titolo dell’album Atacama, l’album vive su tutta questa linea di ispirazione “non tutto è quello che sembra”, ciò che sembra buono è cattivo, ciò che sembra felicità è tristezza, il nome gira intorno a questo, e anche quello che scriviamo riflette sulla bipolarità della vita.

Atacama, il titolo dell’album da dove deriva?
È il nome di un deserto del Sud America, con lo sbalzo termico più grande, caldissimo di giorno e di notte freddissimo questo influisce anche nella vegetazione: ci sono tante piante che nascono il giorno e muoiono la notte, metaforicamente per noi è l’interpretazione dei binomi felicità-tristezza, vita-morte. In questo ci vediamo sempre una rinascita, il disco è composto da pezzi biografici carichi di questi temi, lo definiremmo un concept album.

Percepisco delle influenze rock anni ’90, è così?
Si il percorso dei componenti è di quel periodo, abbiamo mescolato le esperienze di ognuno.
Ad oggi è un po’ tutto cambiato, il mercato discografico preferisce cose più semplici e nonostante possa essere anche più ricco, si tende poi ad ascoltare quanto si ascoltava quindici anni fa, probabilmente perché prima c’era dietro una complessità umana percepibile nei testi, rispecchiando la società di quel periodo. Attualmente si preferisce la fruibilità veloce, testi leggeri, si sta sui cellulari, si ascolta un pezzo se non piace si va avanti.

Potrebbe esserci un ritorno a quel genere?
Ci si spera, noi personalmente abbiamo tentato di riportare il genere seppur per emergere dall’ambiente underground ci siamo spostati un po’ nel pop nel senso positivo del termine, senza rinnegare le origini,

Vi piacerebbe proporre quel pezzo che possa restare nella storia?
Rimanere è complicato, ricordo un aforisma di Hesse “l’arte deve rendere eterno ciò che è transitorio”, i grandi artisti hanno fatto questo. Nel nostro piccolo ci auguriamo che la gente ritorni a soffermarsi sui testi, noi ci concentriamo molto su quello che scriviamo, perché per noi le parole sono molto importanti, ci teniamo sempre a dire qualcosa, riuscire a far pensare le persone sarebbe un bel traguardo.

Esordite in questo periodo, che ne pensate?
Abbiamo pensato se uscire o meno nella data prevista, e riflettendoci ci siamo convinti che sì, che fosse la scelta giusta da fare perché la musica deve andare avanti, l’arte deve andare avanti. Ascoltare musica, leggere, può aiutare in questo periodo e così proprio con quest’ottica abbiamo pensato di pubblicarlo.

Colonna sonora di questi giorni?
Quando ci si trova in una situazione si cerca sempre la soluzione, faccio di nuovo riferimento alla bipolarità, o si cerca qualcosa di opposto, quindi un ascolto leggero verso nuovi pensieri o assecondo la situazione, più riflessiva. Io vivo la musica in maniera empatica, ieri ad esempio ho ascoltato due volte l’unplugged degli Alice in Chains, proprio in linea con il mio stato d’animo: non per essere negativo o represso ma semplicemente mi rispecchio in questo genere in questo momento, mi fa sentire più capito, anche se ciò non vuol dire che non bisogna pensare alla rinascita.