Papa Roach & co.: il report del live all’Alcatraz di Milano

In parallelo alla Settimana della Moda Milano ha ospitato quella hard rock, se non dichiaratamente quanto meno di fatto con i Papa Roach a chiudere 5 giorni che hanno visto anche i live di Five Finger Death Punch e Slipknot.

Ma anche la serata dedicata alla band di Jacoby Shaddix ha in realtà ospitato altre due band decisamente interessanti.

Ad aprire la serata sono stati infatti gli Ice Nine Kills, band ancora poco nota in Italia ma decisamente da tenere d’occhio. Il loro show teatrale dura una mezz’ora ed è una sorta di musical metalcore di stampo horror. 

Maschere, scenografie, musica: tutto perfettamente coerente e divertente, assolutamente molto di più di quanto ci si aspetti solitamente da una band che suona verso le 19:00.

A seguire gli Hollywood Undead, decisamente più un secondo headliner che un gruppo spalla anche per lo show messo in piedi dalla band californiana.

Definirli rap metal sarebbe riduttivo, infatti il repertorio della band è piuttosto variegato, merito (forse) anche del continuo scambio di strumenti tra i sei membri che, batteria a parte, si alternano tra le chitarre e le voci con una naturalezza vista raramente.

Grande energia, grande personalità e pubblico decisamente soddisfatto, in particolar modo un certo Matteo, chiamato dalla band sul palco per suonare con loro: complimenti a lui ma soprattutto agli Hollywood Undead.

Ciliegina sulla torta il live dei Papa Roach che con questo tour hanno di fatto iniziato i festeggiamenti per i 20 anni di Infest, l’album della loro consacrazione a livello mondiale. 

Lo si capisce dall’enorme blatta rovesciata alle loro spalle che riprende la copertina del disco e dalla scaletta con ben 4 brani contenuti al suo interno.

Ovviamente ampio spazio anche a Who do you trust?, ultimo album della band uscito lo scorso anno, per un live che ha messo in luce tutta l’evoluzione musicale dei Papa Roach.

Evoluzione dovuta anche ad una crescita personale, come ha ricordato Coby introducendo Scars, parlando dei suoi appena festeggiati 8 anni di sobrietà dopo i problemi di alcolismo del passato.

Comprensibile quindi che la rabbia e la cattiveria dei primi album sia un po’ scemata anche dal vivo dove sono le canzoni più recenti a sembrare più a fuoco, nonostante la qualità della band resti sempre molto alta.

Qualità e capacità di emozionare, come in occasione del tributo a Keith Flint, scomparso lo scorso anno, con Firestarter dei suoi Prodigy.

Insomma, nonostante una durata inferiore all’ora e mezza, i motivi di interesse non sono mancati in un live, quello dei Papa Roach, che vi consigliamo assolutamente di regalarvi quanto prima.

https://www.instagram.com/p/B9HnGxsq6_B/?utm_source=ig_web_copy_link