Intervista a Carlo Corallo, il rapper CAN’Tautore

Esce oggi CAN’Tautorato, il disco d’esordio di Carlo Corallo e per l’occasione abbiamo fatto due chiacchere con il rapper siciliano

La tua musica ha un lessico molto ricercato e piena di artifici letterarie, questo stile ti allontana molto dal classico linguaggio rap che invece è più colloquiale meno aulico. Come riesci a conciliare le due cose?
Il rap italiano ha bisogno di diventare un genere rivolto anche a chi ha più di 25 anni, e in realtà il mio linguaggio non è così aulico come sembra. Il mio obiettivo è di esprimere concetti (talvolta difficili) con termini semplici: chi scrive si sente appagato di questo, credo, e non del contrario. L’elemento complesso è rappresentato dai giochi tecnici lessicali, che impreziosiscono i brani e la comunicazione dei temi citati.

C’è un artista con la quale ti piacerebbe collaborare?
In futuro mi piacerebbe collaborare con gli artisti con cui stringerò un rapporto di amicizia e di stima artistica, come d’altronde ho fatto fino ad oggi. Nel mio disco, ad esempio, ho collaborato con artisti che stimo e che sono prima di tutto cari amici: Matteo Maffucci, dile, Dj T-Robb. 

I tuoi pezzi trattano della “Quotidianità”, com’è la tua?
La mia quotidianità è quasi totalmente riempita dallo studio e dalla musica. I momenti liberi li passo con le persone a cui tengo. Sicuramente, all’interno di questa routine, vivo alcuni degli aspetti evocati nei miei testi: stress, noia…

Cosa significa per te fare musica?
Fare musica, significa prendermi cura di me stesso e sentirmi utile a questo mondo. È anche uno sfogo con cui rielaborare tutti gli elementi negativi che incrocio durante i periodi no. Senza la musica, forse, sarei imploso, alimentato dai problemi e dagli imprevisti della vita.

Come pensi sarà la musica negli anni 20 del 2000? Quali saranno le tendenze musicali?
Pensando ad un futuro non troppo lontano, immagino i genitori portare i figli ai saggi di trap.
Parlando, invece, dell’aspetto artistico della musica, e non sociale, mi auguro che i trendsetter mondiali dell’ hip hop odierno – Kendrick Lamar, J.Cole – possano riportare in voga la fusione di jazz, blues e rap fatto benissimo che ha caratterizzato i loro lavori.
In più, una cosa che mi fa ben sperare, è che sono quasi sicuro Jorja Smith stia diventando la più importante artista femminile al mondo. Questo può solo fare bene al panorama musicale del 2020.