Montelago Celtic Festival 2019: un’edizione da record

Montelago Celtic Festival, uno dei festival celtici più importanti d’Europa, si svolge nella distesa verde tra i Monti Sibillini, monti il cui nome indica già la presenza di tradizioni legate alla magia e ai popoli antichi.

Montelago, la “Terra di Mezzo” italiana, è un’oasi felice in cui a un prezzo basso si ottiene il braccialetto che permette di entrare in un regno fantasy e campeggiare liberamente per tre giorni.

A Montelago succedono cose divertentissime; sfilano ragazzi con kilt scozzesi, tuniche e mantelli, facce truccate da guerrieri barbari, corni potori per tracannare birra e altre bevande antiche come sidro, idromele e ippocrasso.

Tra matrimoni celtici, mercatini di armature medievali, partite di rugby, scherma, tiro con l’arco e giochi celtici per gli sportivi, tra svariati corsi di danze scozzesi e irlandesi, strumenti celtici, falconeria, artigianato, scrittura fantasy in collaborazione con la Scuola Holden e conferenze nella “Tenda Tolkien”, le attività al di fuori della musica non mancano di certo.

E la musica è già tantissima: i concerti il venerdì finiscono molto tardi e il sabato durano tutta la notte.

Vediamo dunque l’alta qualità musicale di questa XVIIa edizione che ha raggiunto il record di presenze con diverse decine di migliaia di partecipanti.

Day 1 – Giovedì 1 agosto

Arrivando la sera del primo giorno, già dalla strada poco dopo l’uscita di Colfiorito in lontananza si può vedere l’accampamento avvolto da una densa nube bianca che lo sovrasta, ricordando le nebbie di Avalon o altre scene dell’immaginario fantasy: è il fumo dell’impressionante quantità di grigliate che si stanno facendo per preparare la cena.

Questa immagine, perfetta come ambientazione, introduce all’atmosfera magica e folle di Montelago, una grande festa.

Una volta varcata la soglia, montiamo le tende e ci rechiamo al tendone del Mortimer Pub. Qui si tiene la Va edizione dell’European Celtic Contest. I gruppi che si esibiscono sanno tenere bene il palco e creare scompiglio.

Day 2 – Venerdì 2 agosto

Il secondo giorno è scandito dai concerti fin dal pomeriggio ma inizia a movimentarsi nella sera con il metal degli spagnoli Mago De Oz. Questi loschi figuri portano sul Main Stage il suono rock potente della loro Fiesta Pagana (brano da 100 mln di views).

Quindi è il momento della band internazionale tanto attesa: Steve’n’Seagulls, la cui ironia non è solo nel nome.

Infatti la “band contadina” finlandese diverte con le simpatiche battute e le sue cover di successi hard rock in versioni strampalate folk, mettendoci hillbilly e country-bluegrass.

Seguono gli italiani, per la precisione piemontesi, Folkamiseria, con il loro caratteristico folk-rock che coinvolge e fa ballare tutti, senza risparmiarsi cover di brani dance anni ’90.

Nella notte inoltrata i romagnoli Lennon Kelly incantano e danno il ritmo con violino, tin whistle, banjo e mandolino. Suoni più morbidi e tratti punk.

Day 3 – Sabato 3 agosto

Nell’ultimo giorno si inizia già dalla mattina con i vari gruppi, molti dei quali sono gli stessi del giorno precedente.

Alle 21, accompagnati dalla voce della cantante pop-folk Raffi, si accendono i Fuochi Sacri, rito celebrativo con cui inizia la serata finale.

I Beltaine, band polacca che porta il nome della festa pagana, fanno da sottofondo musicale perfetto ai preparativi per la lunga notte che ci attende.

Giusto il tempo di mangiare e riempire il corno di idromele e raggiungiamo le prime file sotto il Main Stage per il main event. Stiamo parlando del re della chillout: Hevia.

Lo so che nella vostra testa è già partita la cornamusa di Busindre Reel, eppure molti hanno manifestato delusione nel vedere un live poco movimentato.

Ma chi come me ha già avuto modo di vederlo dal vivo sa che la sua è soprattutto una ricerca musicale etnologica. Perciò anche nel live esplora diverse tradizioni che vanno dal tango alla rumba, al fandango (ad esempio il bellissimo Fandangu los llobos, il fandango dei lupi, con il flauto traverso a imitarne l’ululato), e tutte le diverse musiche popolari delle Asturie, sua terra natia.

L’inventore della gaita MIDI, la cornamusa elettronica che lo ha reso famoso nel mondo, si lancia quindi in questa serie di “lezioni”, dopo aver tenuto già nella mattina un corso di gaita (e quale maestro migliore?), facendo comunque ballare.

Soprattutto nel finale, quando, introdotto da sincopate percussioni, rientra sul palco proprio suonando Busindre Reel, la hit dell’album No Man’s Land (1998). Che rimane una delle melodie più belle della storia e ha sempre l’effetto di sentirsi rapire in un’estasi mistica e sensoriale.

È ormai passata la mezzanotte: fa un freddo cane e non basta la felpa ma a scaldare l’atmosfera c’è la band The Sidh.

Significativamente gli unici ad esibirsi con cappellini da baseball, rappresentano la punta di modernità del festival, mischiando cornamusa e flauto con elettronica e dubstep.

Poi, dopo i casinari The Sidh che portano il delirio con brani come Shake That Bagpipe, non si finisce di saltare e pogare: è il turno dei Folkstone.

La band folk-metal bergamasca sembra un esercito di vichinghi: i “Briganti di montagna” sono tanti ma sembrano ancora di più per il rumore che fanno. Anche perché si scambiano spesso tra di loro.

Infatti il cantante Lorenzo Marchesi si alterna con Roberta Rota, anche lei con una voce potente, che negli altri pezzi suona arpa, cornamusa e bombarde.

Le canzoni in italiano declamate con un tono epico regalano l’energia del metal celtico pesante.

Infine alle 4 di notte, la maggior parte della folla si avvia verso le tende o si ferma davanti ai falò per scaldarsi, mentre sul palco tornano i Lennon Kelly in chiusura del festival.

Insomma, Montelago è un’esperienza unica.

Sentendo in giro l’esperienza di diverse persone, molti hanno questo appuntamento fisso tutti gli anni eppure, per loro stessa ammissione, in genere odiano il campeggio.

Questo perché il particolare tema del festival e l’ambientazione naturale in un posto sperduto, dove difficilmente prendono i telefoni, senza tanti comfort e vivendo un po’ all’avventura, permettono di uscire temporaneamente dalla civiltà e dalla modernità e riconnettersi con la vita più selvaggia, in un contesto musicale a metà tra il rave e la rievocazione storica.

Anche quest’anno, però, non si è trovato il leggendario Valerio…