Questa è veramente “L’Umbria che spacca”!

“Musica, libertà e una tartaruga che vola”.

Questa è la frase che campeggia sopra al Main Stage del festival L’UMBRIA CHE SPACCA 2019. Scanzonata, insensata e divertente, esattamente come è nello stile del Roghers Staff.

Ormai da anni la maggior parte degli eventi musicali di qualità  organizzati a Perugia per il pubblico più giovane, sono merito dell’iniziativa di un gruppo di ragazzi, i Roghers, tra i quali spicca Aimone Romizi, leader dei Fast Animals Slow Kids.

In estate sono gli organizzatori di questa realtà in crescita, come si vede dai grandi nomi della scena indie tra gli ospiti di questa VII* edizione: L’UMBRIA CHE SPACCA.

Nato come festival di promozione delle band del territorio locale, il festival è scandito dalla presenza di artisti e gruppi umbri prima dei concerti degli ospiti.

La grande festa dell’Umbria che spacca inizia da Venerdì 5 luglio alle 18 con la cantante e musicista MARIGHELA ai Giardini del Frontone, un parco che costituisce un ottima ambientazione soprattutto al tramonto.

Ma già alle 17 si è svolto l’evento a posti limitati “La Galleria che spacca” presso la Galleria Nazionale dell’Umbria con il rapper WILLIE PEYOTE.

Verso le 19 comincia il vero flusso di partecipanti all’ingresso sulle note morbide, soffici e delicate delle VIOLET GHOST, duo femminile rock-folk acustico, da sopra il tetto del Red Bull Music Tour Bus Stage.

Poi alle 20.25, sotto l’arancione di un sole ormai quasi calato, si inizia a rockeggiare. 

Quella che si sente è la voce vagamente femminile (nonostante sia di un ragazzo) e piacevolmente graffiante di PUSCIBAUA, cantautore folk-rock con i suoi musicisti, sempre da sopra al tettino del classico pullmino Volkswagen. L’ironia emerge con forza in Viscere, una canzone sulla cacca degli astronauti. 

Cala la sera: l’ambiente dell’Umbria che spacca è effervescente. Un contesto pieno di luci e in cui la gente si rilassa godendosi qualche birra o i veri prodotti tipici umbri proposti dall’apposito chiosco.

Appena scoccate le 21 si aprono le danze (in questo caso sarebbe meglio dire l’headbanging) al Main Stage con la band locale ALPACA.

Portando sul palco energia a profusione e movimentando decisamente la serata, la band comincia a radunare un discreto numero di persone sotto il palco, con il suo grunge e post-punk aggressivo.

Dopo una breve pausa, alle 22, si sentono dei confusi versi di polli: con questo ingresso psichedelico, la band novità di quest’anno I HATE MY VILLAGE ci porta in un Safari in Africa.

Partono con schitarrate rock che rimangono costanti per tutta l’esibizione.

Il live prosegue incessante con un ritmo continuo e trascinante, senza pause, e il suono sostenuto è decisamente rock, a tratti hard rock, con incursioni nel funk. 

Batterie e chitarre picchiano duro sull’impianto con il ritmo dondolante dell’Africa tribale, reinterpretando brani come Don’t stop till you get enough di Michael Jackson.

La gente balla come non mai in questi Giardini del Frontone di una Perugia che, per una sera, sembra diventata Woodstock, con studenti universitari, appassionati di musica, famiglie e bambini con la maschera dei Tre Allegri Ragazzi Morti, come fossero quelle di supereroi. 

Sono le 23.30 ormai passate e l’attesa è tanta. Si respira, si sente palpabile nell’aria, è pieno di ragazzi che affollano lo spazio sotto il palco.

Finalmente, con un intro che ci porta nel bosco di Una ceramica italiana persa in California, il pezzo psichedelico tratto dall’ultimo album Sindacato dei sogni, nel buio si vedono spuntare i caratteristici teschi disegnati dal leader Davide Toffolo che, acclamato dal pubblico, dichiara aperto “l’incredibile spettacolo de la vida e l’incredibile spettacolo de la muerte”.

Con pezzi come Calamità, La faccia della luna, C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno, si caratterizza presto per il pogo aggressivo e una serie di ragazzi intenti a fare crowd surfing.

Il pubblico viene inondato di note tra il rock, il reggae, il dub e la cumbia, il tutto con un atteggiamento da punk.

Si prosegue con dei “must” come I cacciatori, Il mondo prima, Alle anime perse, Il principe in bicicletta (la canzone della cameriera), Persi nel telefono.

Quando ormai il concerto sembra finito, un secondo, lunghissimo bis annuncia l’esecuzione dei brani dei primi tempi della band, mostrando a tutti “come suonavano i Tre Allegri Ragazzi Morti nel 1994”: evidentemente rock duro.

Infatti con pezzi forti come La mia vita senza te, Mio fratellino ha scoperto il rock’n’roll, e Di che cosa parla veramente una canzone? e con il primo singolo storico Si parte, si verifica appunto una partenza: quella che porta dall’atmosfera festosa verso il pogo selvaggio.

Tanto che lo stesso Toffolo dice che non molti conoscono questo “ballo da vecchi” che è il pogo e aggiunge: “Ma qui a Perugia vedo che lo conoscete e lo sapete fare bene!”… Non c’è conclusione migliore.

Anzi, si: il momento di raccoglimento per cantare a cappella l’inno La tatuata bella, poi il finale rock con Mai come voi.

Nella seconda giornata del festival Sabato 6 luglio, oltre all’esibizione di GIORGIO CANALI per “La Galleria che spacca”, ai Giardini del Frontone si sono alternati rispettivamente:

-sul Red Bull Music Tour Bus: i dj set di LEPREMR. LOUD e SHAG e il trio onirico dream pop umbro OTHER US. In chiusura, come ospiti, gli URBAN STRANGERS, evoluti dai tempi di X-Factor, con canzoni nuove in italiano oltre alle vecchie in inglese, confezionando tutto in un originale elettropop con metriche rap.

-sul Main Stage: l’interessante folk-rock-pop con parti rappate dei giovanissimi membri della FALEGNAMERIA MARRI, gruppo esteso, fresco e interessante, che sale sul palco con vestiti e finti strumenti da falegnami e trascina con il suo ritmo divertente e piacevole. Poi gli ALCALINE, il gruppo pop 3 MEDIUM BIRDS, e il rock di APLASTICMOON.

I vincitori del concorso UniMusic, tra i vari artisti locali che si sono esibiti e che sono iscritti all’Università, sono LEPRE nella categoria dj e FALEGNAMERIA MARRI per le band.

Nella tarda serata, dopo che sotto il palco centrale si è radunata una discreta folla, è il momento del re della serata: MOTTA.

Nonostante i suoi movimenti strani e dinoccolati, il suo stile e modo di parlare apparentemente depresso, Motta sul palco è in realtà molto energico.

Suona la batteria mentre canta, parla e interagisce con il pubblico come sanno fare in pochi, si emoziona ed emoziona con discorsi come quello che introduce Mio padre era un comunista.

E ancora: scende dal palco, risale, beve e, a un certo punto, durante l’assolo dei musicisti della band che si porta dietro, fuma sul palco mentre rimane immobile ad ammirare il pubblico.

Poi si mette a guardare allo stesso modo i suoi musicisti, sedendosi per terra davanti al chitarrista; infine si alza, gli fa una carezza, abbraccia tutti e si rimette a cantare.

Intanto il rock esplode con Sei bella davvero e Chissà dove sarai.

Interessante il discorso sulla paura di invecchiare che introduce la canzone Prima o poi ci passerà

Inutile dire che una distesa di telefoni alzati illumina il buio su La nostra ultima canzone e il brano portato a Sanremo, Dov’è l’Italia.

Per il bis si presenta sul palco con l’ospite d’eccezione Andrea Appino, cantando Where is my mind dei Pixies. 

Il tutto si chiude con la forza delle percussioni e delle parole di Ed è quasi come essere felice.

Appena finito il concerto parte il dj set sopra al Red Bull Music Tour Bus e si conclude questo piacevole Sabato sera.

Il programma dell’Umbria che spacca di Domenica 7 luglio invece è così scandito:

Nel pomeriggio la “visita guidata” alla Galleria Nazionale con UMBERTO MARIA GIARDINI.

Al Frontone invece, sul Red Bull Music Tour Bus: SIR HUDSON LOWE, GIUMONT, SCIMMASAKI e LUCI DA LABBRA;

sul Main Stage: MELANCHOLIA (rap ed elettronica da Foligno),

Ospiti della serata: SXRRXWLAND e GAZZELLE (unico concerto a pagamento).