La Municipàl: l’eleganza celata nei Bellissimi Difetti

A distanza di due anni da Le nostre guerre perdute, è uscito il 29 marzo Bellissimi difetti il nuovo album de La Municipàl.

12 tracce per il nuovo lavoro in studio dei fratelli Tundo, che vede la voce di Isabella ad impreziosire i brani scritti e prodotti dal fratello Carmine, colonna portante del progetto e già autore anche per Malika Ayane.

Un album uscito da pochi giorni ma che avevamo già iniziato a conoscere da tempo, grazie ai numerosi singoli, ben cinque, che lo hanno anticipato a partire da I Mondiali del ’18.

Brano che ben rappresenta uno dei temi centrali del disco, quello della crescita e del cambiamento. Un cambiamento che lasciando l’innocenza dell’infanzia porta inevitabilemente ad un peggioramento facendo i conti con i problemi del mondo adulto, dalla crisi economica alla nazionale fuori dai Mondiali di calcio.

Tema ripreso anche in Il funerale di Ivan, brano dove la morte di un amico diventa l’occasione per fare il punto della situazione e realizzare come con il tempo anche dallo stesso punto di partenza la vita porti in direzioni e destinazioni diverse.

Malinconia, tanta disillusione, questi gli ingredienti principali dei testi di Bellissimi difetti. Un album figlio e specchio del suo tempo.

Questo non vuol dire che siamo di fronte ad un disco triste: le note di ironia, di sensualità e soprattutto di speranza sono ben presenti e fanno si che il disincanto per la situazione presente non sia motivo di dispiacere ma una presa di coscienza per un futuro migliore.

Come raccontano la title track I tuoi bellissimi difetti e la ballatona Mercurio Cromo: solo accettando quello che siamo, compresi i nostri difetti e le nostre cicatrici possiamo andare avanti, senza cancellare quello che non ci piace ma facendone il punto di partenza della nostra unicità.

Accettazione che è l’altro grande tema ricorrente del disco e che torna anche nell’ultimo singolo estratto, Finirà tutto quanto: per quanto si possa credersi diversi l’inevitbilità della fine ci pone tutti nella stessa condizione, prima lo si comprende più si vive liberi.

Musicalmente l’album alterna ballad e brani più vicini all’attitudine live della band, decisamente più energica: ne sono un esempio oltre alla già citata Finirà tutto quanto e la già nota Punk Ipa, anche Major Tom un omaggio per nulla velato a David Bowie e al personaggio della sua Space Oddity.

C’è spazio anche per l’amore, anche se non in maniera tradizionale. Italian Polaroid, a dispetto del sound che richiama la stagione estiva in cui è ambientata, affronta il tema dell’aborto raccontando la storia di un amore estivo diventato più grande degli stessi protagonisti.

Al contrario Le vele cela dietro un’aria malinconica la storia di un amore fisico, un tradimento tra due vecchie conoscenze che cercano una scusa per trovarsi e vincere nell’altro la propria solitudine.

Vecchie dogane è anche in questo caso una storia di un presente con poche prospettive come quello italiano e della voglia di un futuro lontano da casa ma vicino a un amore già emigrato.

L’album si completa con Noi due sulla luna, brano strumentale basato su un campionamento della NASA, inizialmente ritenuto una sorta di “musica dello spazio” e successivamente classificato, molto meno romanticamente, come una semplice interferenza tra due moduli spaziali.

Nota a parte merita Scogliere, brano già inserito anche in Nocturnae Larvae Volume due, concept album solista di Carmine Tundo che ne rappresenta anche il lato più oscuro.

Un disco maturo questo Bellissimi difetti, sia nei testi che nei suoni.
Un pop d’autore e di qualità, senza manierismi e senza la ricerca ostentata dell’originalità fine a sè stessa; con gli archi, ma non barocco.

Un album semplice ed elegante, due voci che armonizzano benissimo completandosi: una rarità in un’epoca di suoni elettronici campionati e autotune.