ANIMAL COLLECTIVE – Painting With

ETICHETTA | Domino Records

GENERE | Sperimentale/ Pop Psichedelico

ANNO | 2016

Uscito il 19 febbraio, gli Animal Collective presentano il loro decimo studio album, Painting With. Non è facile riuscire a mettere questa band in una categoria, data la loro continua sperimentazione musicale che li rende eclettici e famosi proprio per questo motivo. Il loro estremo sperimentalismo non si ferma mai e nemmeno in quest’ultimo album si sono fermati, uscendo dalle righe sempre di più.

L’album si apre con FloriDada, una canzone con un ritmo molto allegro, quasi da canzoncina per bambini. Non so se volessero alludere alla Florida o al Dadaismo, fatto sta che sicuramente mette il sorriso, anche se inizialmente potrebbe confondere l’ascoltatore. Hocus Pocus è un brano elettronico, molto elettronico. Attraverso vari suoni e diverse voci martellanti, il brano spiazza totalmente. Il ritmo non demorde e permane anche nella terza traccia, Vertical, quasi come filo rosso che collega un brano all’altro. Rispetto ai primi due, questo brano rientra quasi nella normalità e presenta una musicalità sempre elettronica, ma più armoniosa. Lying in the Grass torna a spiazzarci con un ritmo confusionario ed una miriade di voci che vanno quasi a sostituire la musica. The Burglars ci sorprende per la sua normalità, nonostante la voce/le voci riescano a donare musicalità allo stesso modo dei synth e del mixer. Natural Selection parte come un brano pop da boy band anni ’90, degno di un film da teenager per Mtv (R.I.P. Mtv). La voglia di ballare è contagiosa, vi avviso. Il brano successivo è quasi alienante. Bagels in Kiev ha tonalità psichedeliche e le voci martellanti e piatte trasmettono una leggera angoscia a chi ascolta. On Delay è come un sospiro di sollievo dopo tanta angoscia, ma l’impronta eclettica degli Animal Collective non demorde e ci propongono ancora un brano sperimentale ma molto più armonioso complessivamente. Spilling Guts rimane sempre nelle tonalità del brano precedente e ci concedono una tregua dalle stranezze dei primi brani. Dopo aver pensato con sollievo di aver abbandonato l’estremo sperimentalismo, ci ritroviamo ad ascoltare Summing the Wretch, che torna alla carica con una musicalità alienante ed una vocalità confusa e disturbata. Golden Gal mi riporta indietro di un po’ di anni quando gli “indie boys e girls” ascoltavano i Klaxons e gli Hadouken! e mettevano gli occhiali da vista (finti) colorati. Questa nostalgia del passato rimane anche con l’ultimo brano, Recycling, che però riporta in vita l’eclettismo dei primi brani di questo album.

Definire Painting With non è per niente facile, figuriamoci se riesco a dirvi quale brano lo rappresenta. Fidatevi di me, ascoltatelo tutto, è un’esperienza allucinatoria ed alienante. Insomma, un album per rompere la routine e la noia.

Carmen Mc Intosh