Kodaline @ Alcatraz

Il concerto dei Kodaline, che ho atteso dal 2013, mi ha lasciato addosso una dolce malinconia, anche a distanza di giorni. La trasferta dal Veneto non è stata una delle più facili,dato che la vita da turista i giorni prima del live mi hanno letteralmente uccisa. Niente che un buon aperitivo sui Navigli non possa curare. Torniamo però al concerto. Giornata grigia che si è trasformata in serata piovosa, entrare in una sala concerti come l’Alcatraz di Milano non è mai stato così rapido e indolore. Non è andato sold out, infatti il palco era quello piccolo. Meglio così, penso, una cosa intima per pochi eletti. A parte qualche ragazzino particolarmente irritante e irrispettoso per la band d’apertura, tutto è filato liscissimo.

Ad aprire i Kodaline c’erano gli L.A., una band di Madrid con componenti mezzi americani, mezzi spagnoli, mezzi italiani, mezzi non abbiamo capito bene cosa, l’unica chiarezza che ci hanno donato è stata la loro musica. Pochi fronzoli alle note e tanta potenza sul palco, decisamente una band da segnarsi in agenda e riascoltare bene a casa, soprattutto perchè è raro che la Spagna produca band che non siano ska. Un’oretta neanche di concertino e ci prepariamo all’attesa della band principale.

Kodaline, per chi non lo sapesse, è una band irlandese con in attivo due album, “In a Perfect World”e “Coming Up for Air”. Musica romantica e folk, con carattere ma anche dolcezza. Tutti carini tra l’altro. A parte questo, un live meraviglioso. L’atmosfera era perfetta e l’intimità creatasi ha permesso di godersi bene le loro canzoni più dolci, così come quelle più ballabili. Aprono il concerto con “One Day”, “una canzone che parla del crescere” citando Steve Garrigan, il cantante. La scaletta, scusate la mia pessima memoria, è stata un alternarsi tra canzoni nuove e canzoni vecchie, con l’aggiunta della cover di “Billie Jean” di Michael Jackson. Ho notato che il cantante ha stonato qualche nota, probabilmente a causa di un mal di gola, ma, nonostante questo, ha saputo toccare acuti disumani ed a coinvolgere il suo pubblico con cori e ritornelli.

Alla fine del concerto è stato possibile chiacchierare con gli L.A. e farsi foto con loro, più ovviamente farsi autografare i vari gadget. Con i Kodaline è stata più difficile la questione dato che avevano un meet&greet, forse prima o forse dopo il loro live, ancora la cosa non ci è chiara, quindi sono scappati via praticamente tutti i componenti della band, eccetto il batterista che si è trovato all’una circa di notte almeno una decina di fans ad aspettarlo con biglietti alla mano e telefonini pronti per selfie e autografi. Un adorabile Vincent May mi ha lasciato la sua firma e una foto, in ricordo di una serata splendida, piena di musica e amore.

Carmen Mc Intosh