Riuscire a descrivere un concerto di Levante è una delle cose più difficili che ho dovuto fare nella mia vita, dopo laurearmi. A parte gli scherzi, è davvero complicato riuscire a spiegare con le parole le varie sensazioni che ti riesce a trasmettere, quindi parto nella descrizione asettica dell’arrivo al concerto e del luogo.

Per la seconda volta dopo anni, torna al New Age Club di Roncade, in provincia di Treviso. Un posticino piccolo adatto a concerti intimi, ma allo stesso modo scatenati. Sul palco c’era solo Levante, nessuno ad aprirla o a chiuderla. La sua scritta enorme che campeggia sopra gli strumenti già predisposti all’uso, gente già ammassata sotto il palco e un’attesa estenuante. L’inizio previsto era per le 22:30, ma come ogni concerto che si rispetti, è stato ritardato alle 23. L’apertura del concerto è stato caratterizzato dall’Intro che precede ogni sua entrata e l’emozione era già palpabile. La sequenza precisa dei brani, perdonatemi, ma non ce l’ho, perchè ero concentrata a vivere ogni singolo brano. La carica che ha Levante sul palco è ineguagliabile, non ho mai visto altre donne cantanti nel panorama italiano riuscire a conquistare un pubblico in questa maniera ed a non annoiare con i brani più lenti. La sua disinvoltura e frizzantezza danno al concerto una patina di festa in casa tra amici, senza la distinzione tra pubblico e artista, ma un tutt’uno innamorato. Sì, innamorato perchè noi amiamo lei e lei ama noi e la sua musica. La teatralità con cui dà vita alle sue canzoni, la voglia di trasmettere a noi ogni singola emozione che lei sente mentre canta, sono elementi speciali che distinguono il concerto dal CD. Dal vivo è mille volte meglio, non c’è che dire, perchè innanzitutto la sua voce è molto più piena di quello che si sente in cuffia, e poi perchè riesce a dar vita alle parole.

Un’ora e mezza di allegria, emozioni, amore, malinconia e risate, ecco cosa è un concerto di Levante e auguro a tutti di andare a sentirla al più presto. Non ne rimarrete delusi.

Gallery fotografica e testo a cura di Carmen Mc Intosh – all rights reserved.

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