KAYSEREN – Il Gioco di Regina

ETICHETTA | Autoprodotto

GENERE | Alternative/Rock/Stoner

ANNO | 2015

L’esplosivo EP dei Kayseren ha svegliato un po’ tutti dal torpore autunnale: uscito il 31 ottobre, si intitola Il Gioco di Regina e comprende tre tracce incisive, dal groove autentico e riconoscibile. È stato registrato presso l’Atomic Studio di Longiano con l’aiuto di Enrico Zavalloni.

Nonostante si tratti del lavoro d’esordio del trio – che nasce nel 2013 come cover band dei Pearl Jam – quel che ascoltiamo sono tre pezzi ben strutturati, in cui convergono tutte le influenze della band. Non si può ascoltare, ad esempio, l’intro di “Il Gioco di Regina” senza sentirsi trasportati negli anni ’90, quando il giovanissimo Eddie Vedder e compagnia mandavano in visibilio gli affezionati del grunge e il mondo intero. Inoltre l’intero lavoro è profondamente segnato dai pezzi dei Soundgarden, tant’è che presenta sonorità e ritmiche molto simili al celebre “Superunknown“, datato 1994.

Un’andatura incalzante, riff lineari ma al tempo stesso viscerali, una linea di basso che non molla un attimo lo stomaco di chi si trova ad ascoltare questo umile ma riuscitissimo debutto. Dal punto di vista del contenuto il disco è un concept ispirato a “Alice’s adventures in Wonderland” di Lewis Carroll, come emerge già dai titoli delle tracce. Il Gioco, tuttavia, scopriamo essere non di Alice, ignara protagonista gettata in un mondo al contrario di cui non conosce le regole e che sembra agire a caso. Il Gioco è della Regina di Cuori: è lei che governa il Paese delle Meraviglie, in un gioco di forze in cui la protagonista, che per altro non compare mai se non nella traccia nascosta dell’EP, si trova invischiata. È una partita a scacchi non contro un avversario onnipotente, ma contro un mondo intero che si dischiude con tutta la complessità davanti ai nostri occhi e si rivela inospitale e alieno, come, dopo tutto, il mondo reale agli occhi di chiunque cerchi di affrontarlo e spiegarlo.

Di certo il nucleo tematico del disco risulta piuttosto circoscritto e non permette di fare grandi variazioni, nonostante esso acquisti sfumature diverse, anche fortemente politiche, a seconda di come lo si guarda. Dovremo restare in attesa di un nuovo lavoro del trio per scoprire cosa saranno in grado di fare lasciandosi liberi di spaziare il più possibile. Una cosa è però sicura: il punto di partenza sono testi diretti, ben congegnati, sonorità riconoscibili e coinvolgenti che già sono diventate il loro marchio di fabbrica.

Chiara Cappelli