James Bay: esordio italiano da dieci e lode


Ritrovarsi a sgomitare dentro un Biko strapieno è assurdo, anomalo: ti scombussola i bioritmi. Io che di quel posto ho fatto la mia seconda casa, il mio rifugio sicuro quando lo sclero è lì a due passi, non potevo immaginare un pienone tale da aver difficoltà ad arrivare al bancone per ordinare un amaro senza perdere il mio sudatissimo posto in mezzo alla folla.


Quando è stato annunciato l’ennesimo sold out di James Bay, io da beata ignorante non addetta ai lavori, mai avrei pensato che il tutto si sarebbe tradotto in un’invasione totale del mio spazio vitale, l’alito di uno sconosciuto sul collo e cellulari pronti ad immortalare ogni spostamento del cantautore di Hitchin: sarai anche bellino James, ma francamente di fotografarti mentre bevi l’acqua, poco m’importa.

Intorno a me ci sono ragazze trepidanti e coppiette cinguettanti che si abbracciano cantando insieme le loro canzoni preferite, in pratica il mio incubo peggiore, ma io sono lì per sentire James Bay, sono lì per capire se tutto il mio entusiasmo per i suoi EP ha un perché.
James ed il suo compagno di palco conquistano tutti già dal primo pezzo: il pubblico ascolta con una tranquillità ed un rispetto che non avevo mai visto fino ad ora, come se non volesse rovinare la purezza dell’atmosfera.  La voce di James risuona tra quelle quattro mura e dal vivo è ancora più intensa e meravigliosa di quanto non lo sia su disco; trasmette passione e sebbene non sia di tante parole, il cantautore inglese riesce a comunicare con ogni spettatore interpretando con cuore tutte le sue canzoni.
Il set inizia con “Craving”, brano che introduce l’album “Chaos and the Calm” in uscita il prossimo 24 marzo. Con “When we were on fire” e “If you ever want to be in love” il pubblico inizia a farsi sentire, ma è con “Running” che gli spettatori si emozionano, cantano e si lasciano andare ad uno scroscio di applausi. “Let it go” è accolta con entusiasmo dal pubblico, “Scars” viene introdotta con il racconto di una storia finita, “Move together” e “Need the sun to break” sono portate sul palco con estrema dolcezza e semplicità. L’atmosfera non è quella tipica di un live, piuttosto sembra di assistere ad uno showcase molto intimo e per pochi fortunati.
Le chiacchiere stanno a zero: il ragazzo è giovane, ma ci sa fare e nonostante lo attenda ancora un po’ di gavetta, i presupposti per il successo col botto ci sono tutti ed i numerosissimi sold out del tour, ai quali ha preso parte un pubblico più che variegato, lo dimostrano.
“Hold back the river” fa da cornice a tutto e Bay lascia trasparire un filo d’emozione, del resto è la sua prima volta in Italia; promette al pubblico di tornare il prima possibile, noi ci godiamo quest’ultimo pezzo ed anche io, schiacciata in mezzo alla folla, finalmente riesco a muovere i miei piedini per seguire il ritmo.
Unica pecca della serata: la brevità dello spettacolo. Reduce da concerti di mostri sacri della durata di tre ore, uscire prima di mezzanotte dal Biko è assai strano. Forse, però, è stato meglio così: alla fine è domenica sera e alla domenica si fa i bravi, chè il lunedì si lavora.
Il fatto di essere uscita con il sorriso, abbandonando l’acidità con cui ero arrivata, è segno di quanto questo artista abbia fatto centro.

 

Isa