TORNA CAPAREZZA: ANALISI DEI SINGOLI “EXUVIA” E “LA SCELTA”

Dopo l’ultimo lavoro Prisoner 709, seguito da quattro anni di silenzio quasi totale, nella notte tra il 30 e il 31 marzo CAPAREZZA ha annunciato sui suoi profili Social l’imminente uscita del suo nuovo album dal titolo EXUVIA, il 7 maggio 2021 sotto etichetta Polydor/Universal Music, lanciato dalla title track Exuvia.

Sono state annunciate anche le date del tour dei palasport previsto per febbraio 2022 con accesso alla prevendita dei biglietti prima dell’apertura della vendita generale per chi entro il 7 maggio avrà preordinato il disco, disponibile in varie versioni (CD, doppio vinile nero, trasparente, rosso o giallo con card autografata).

Nella notte di venerdì 16 aprile è arrivato invece il secondo singolo con relativo video, dal titolo La scelta.

Esattamente come con Exuvia, seppure in modo completamente diverso, con questo brano Caparezza è riuscito ancora una volta a stupire. Vediamo come, con un’analisi dei due brani che mira all’essenziale e non pretende di essere esaustiva (perché nel suo caso ci vorrebbe sempre troppo spazio vista la ricchezza di elementi da esaminare).

Innanzitutto, per chi non fosse al corrente della sua evoluzione, possiamo riassumerla con un progressivo abbandono dei toni caratteristici di critica sociale e politica in favore di un’introspezione sempre più seria, sofferta ed emotiva su temi più personali, annunciata e messa nero su bianco (anche visivamente) con l’ultimo lavoro, Prisoner 709.

Dopo lo scalpore suscitato con quest’opera ci si chiedeva come sempre “chissà cosa si inventerà stavolta”. Mantenendo una continuità nel tono riflessivo e di messa in discussione di se stesso, il cantautore/rapper pugliese è riuscito a lasciare sbalorditi già con la title track: si apre la scena con un bosco, raggi di sole filtrati dagli alberi, poi una foresta buia, un’atmosfera cupa, evocativa di demoni interiori, un ritmo sostenuto e un fluire di parole inquietanti che fin dall’inizio pongono con tono serio il problema dell’artista perseguitato dal suo passato e dalla sua immagine.

La sonorità di fondo e il flow sono sperimentali, qualcosa di non ancora esistente, un rap fuori dalle mode perché è oltre, viene dal futuro, eppure nell’insieme suona come qualcosa di pop, perfetto per correre o come brano motivazionale. A primo impatto è spiazzante, probabilmente nessuno si sarebbe aspettato una cosa del genere e al tempo stesso è quasi prevedibile, quasi ripetitivo nel riprendere il percorso esattamente dove lo aveva lasciato. Bene, abituatevi a questi paradossi perché, come vedremo, il paradosso sembra essere la costante del nuovo approccio visionario di Caparezza!

Nel ritornello sembra annunciare la drastica presa di coscienza di non poter essere più quello che era prima: “fuori di me, Exuvia / spiego le ali, au revoir / un’altra chance escludila / gioco alla pari con l’età”.

Tutto si basa sulla metafora dell’exuvia ovvero l’esoscheletro lasciato dopo la muta dagli insetti (verso i quali, curiosamente, più volte Capa ha mostrato interesse).

Nel testo non mancano le perle alle quali il cantautore pugliese ci ha abituato, che mostrano la consueta dimestichezza con il linguaggio e gli incastri di rime, calembour e circonlocuzioni. In questo caso però, rispetto al fitto citazionismo “caparezziano” del passato, l’arguzia dei versi è spostata più sul versante dell’autoreferenzialità in una sorta di abbattimento della quarta parete, con riferimenti al proprio percorso musicale:

“Faccio un mucchio di cambi, quindi adesso chiamatemi Mister”, fa pensare proprio a un allenatore che sostituisce spesso i propri giocatori così come l’autore Michele Salvemini in passato ha già fatto uscire dal campo il deludente Mikimix dopo la scarsa prestazione di rapper dai contenuti frivoli piegato alle logiche commerciali, per far entrare il più funzionale, iconico e ironico, ribelle e aggressivo Caparezza; e ora sembra annunciare un nuovo cambiamento, forse un nuovo giocatore che si sta alzando dalla panchina per scaldarsi.

Ciò avviene anche nella frase “Vado da Mea Culpa ad Ego me absolvo”, che traccia un percorso di redenzione che non è solo quello figurato ma anche quello discografico, iniziato nel lontano 2000 proprio con la canzone Mea culpa, prima canzone del primo disco ufficiale intitolato “?!” in cui, rinnegando il passato, dava l’avvio alla nuova fase sotto il nome di Caparezza.

C’è quindi una continuità e una ciclicità in questi cambi di personalità artistica confermata dal nuovo album Exuvia che, facendo il punto di una storia avvincente che è quella personale e quella della carriera artistica come Caparezza, sembra proseguire e approfondire il percorso di cambiamento iniziato con il precedente Prisoner 709. Infatti riprende il filo conduttore del mancato riconoscimento di se stesso inaugurato allora soprattutto con Prosopagnosia.

Il prigioniero evaso sembra essere ancora nel pieno della fuga. Ora però, con frasi pesanti (per quanto sempre sagaci e piene di giochi di parole), annuncia il bisogno di troncare con il passato:

“Il segreto è fare come gli alberi, prima cerchi e dopo tronchi”.

 

Il testo è pieno di queste metafore e simbologie tipiche di un rito iniziatico dichiarato e messo in scena nel video, in cui si contrappongono le scene di vita quotidiana civile e di vita selvaggia nella natura vissute dalla stessa persona, che poi finisce al centro di un simbolo di ciclica morte e rinascita, in posizione fetale. Infatti in questo dualismo l’exuvia rappresenta una metamorfosi, concetto naturale e mistico al tempo stesso, la progettazione di una morte, che però è in funzione di un nuovo inizio, una rinascita:

“Sono una larva sporca del mondo / faccio Manolo sopra quel tronco / rischio un bel tonfo / e sarà tutto nuovo / come da neonato con la pancia all’aria / dopo il mio passaggio dalla pancia all’aria”.

 

Quindi, anche se il tono è angosciante e malinconico, si parla di una prospettiva per il futuro. Inoltre tutto si conclude con un Easter Egg tipico di Caparezza. Infatti alla fine del brano è posto un messaggio nascosto nel rumore bianco: “ricordati che è un disco allegro”, detto con una voce tutt’altro che allegra. Considerando che questa canzone è quella che chiude l’album, sembra un invito ironico a reinterpretare l’album con una chiave di lettura meno triste.

Ma andiamo avanti perché il senso di mistero e di suspense, l’essere dominato da dicotomie e la modalità comunicativa che mira a sorprendere, sono alla base anche del secondo estratto dal nuovo disco: La scelta.

Anche qui inizialmente si può rimanere davvero sbigottiti per la sonorità con l’assenza della voce caratteristica di Caparezza, mentre si sente la vera voce naturale di Michele cimentarsi in un rap stranamente molto melodico e soprattutto cantare (nel vero senso della parola). Lascia spaesati anche vederlo vestito tutto di nero, intento a suonare il piano e cantare come i veri cantanti, piegando continuamente l’asta del microfono, in un video che è una continua citazione della serie TV Dark, con tanto di paradossi temporali (come vedremo più avanti).

Spiccano i bridge riflessivi e poetici e il ritornello decisamente pop, che inizialmente non sembra da lui, al culmine di uno storytelling sulla vita di un certo Ludovico e un certo Marco. Guardando alla tracklist dell’album, già pubblicata (tra l’altro con l’immagine di un inquietante e significativo calco dai tratti distintivi del “personaggio” Caparezza, adagiato a terra), notiamo che il brano è preceduto da una skit introduttiva dall’emblematico titolo Marco e Ludo. Un titolo un po’ alla Samuele Bersani. 

Ma chi sono questi personaggi, entrambi appartenenti al mondo della musica, che parlano in prima persona nelle due strofe contrapposte? Qui sta il genio. Se nella prima strofa è abbastanza chiara la sintesi biografica del compositore Ludwig van Beethoven, nella seconda diversi indizi identificano quel Marco in Mark David Hollis, cantante e leader dei Talk Talk.

Infatti nel bridge prima del ritornello finale sono citati i due nomi censurati (ma si possono intuire essendo messi in rima), rispettivamente con le note di un piano, simbolico di Beethoven, e con il barrito di un elefante, famoso inizio della canzone Such a shame dei Talk Talk.

Inoltre nella prima strofa sono inseriti richiami alla sinfonia detta Pastorale di Beethoven, al tifo (malattia di cui sarebbe stato affetto), alla perdita di udito, all’Inno alla Gioia, alle sonate Patetica ed Eroica, alla Lettera alla Amata Immortale.

Nella seconda sono tutti riferimenti a Mark Hollis con la definizione “new romantico”, per non parlare dei giochi più sottili come “E questi parlano, parlano” (richiamando il nome del gruppo Talk Talk) e più plateali come la famosa canzone It’s my life, citata nella sua traduzione completa che costituisce parte integrante del ritornello: “Questa è la mia vita, non dimenticarlo”

Inoltre, come chiarito successivamente dallo stesso autore, il brano è pieno di riferimenti ai due personaggi e addirittura è possibile suonare Per Elisa di Beethoven sulle strofe e Such a shame dei Talk Talk sui ritornelli, oltre al fatto che il bridge della seconda strofa è ritmicamente ispirato a I believe in you della band britannica.

Questa citazione, che conferma la grande cultura musicale, contribuisce a rendere il pezzo fresco e accattivante oltre che orecchiabile, costituendo una lezione di stile impareggiabile nel situarsi in continuità con il mondo e la storia della musica e non più solo mettendosi in mostra in termini di rottura degli schemi.

Infatti l’alternativo e anticonvenzionale Caparezza dimostra qui (ancora più di quanto abbia già fatto in passato) di saper essere tale anche ponendosi con un atteggiamento più maturo, ricordando che l’insicurezza può diventare un atteggiamento figo, come appare lui nel video, e che l’originalità non è un vestito sgargiante, ma qualcosa che si può indossare anche con classe, che non solo l’estro creativo schizoide e freakettone fanno il genio, ma soprattutto i contenuti e la capacità tecnica sono sinonimi di qualità.

Le due strofe quindi riassumono il bivio in cui si è venuto a trovare l’artista tra due figure esemplari nella loro scelta: sacrificare la vita per la musica come ha fatto Beethoven, con un’evidente analogia nella prospettiva di continuare a fare musica fino a diventare sordo (nell’album precedente Caparezza spiega bene il suo problema di acufene con conseguente perdita parziale dell’udito), o la musica per la vita come ha fatto Mark Hollis che scelse di ritirarsi e dedicarsi alla famiglia, sostenendo di non poter fare i tour ed essere un buon padre allo stesso tempo.

Il ritornello invece si pone come un disarmante canto di celebrazione del proprio percorso e di soddisfazione per la propria scelta, senza indicare esplicitamente quale sia, ma che apparirebbe perfetto come annuncio della fine della propria carriera, ipotesi ventilata ormai da tempo:

“E sono contento della scelta che ho fatto,
Nemmeno un rimorso, nemmeno un rimpianto”
.

 

Qual è allora la scelta? Siamo di fronte alla fine della carriera di Michele Salvemini? O alla fine di Caparezza? Siamo di fronte alla morte o alla rinascita? Al racconto della fine o di un nuovo inizio?

A un primo ascolto, tenendo presente la situazione di crisi di cui ha parlato l’artista stesso, tutto farebbe pensare che egli stia reclamando il tempo per la propria vita privata e meditando un ritiro, eppure… c’è dell’altro!

Perché tra i tanti dettagli che si possono osservare, il video mostra un Caparezza che compie una serie di gesti significativi come strappare il suo nome dal cartellone dello spettacolo fuori dal teatro dove si esibirà (che sembra indicare la scelta di cui sopra) dopo che lo aveva trovato già strappato all’entrata; o ancora il gesto di bere una bevanda che coincide con quello della scena iniziale, mostrando però di averla presa dal distributore dopo l’uscita dal teatro, laddove aveva invece buttato la bottiglia vuota prima di entrare, mentre se si osservano i manifesti appesi al contrario e gli annunci affissi ai muri si scopre che un gatto viene prima ritrovato e poi perso. 

Si capisce dunque che l’ordine cronologico delle scene è invertito, all’insegna del concetto di base della serie Dark, richiamata dalla presenza del simbolico impermeabile giallo, ovvero: Il principio è la fine, la fine è il principio. Quindi l’evidente loop narrativo implicherebbe la ripetizione, il riproporsi continuo della dicotomia o che le due scelte opposte finiscano in realtà per rimandare l’una all’altra.

Ma allora, considerando anche quanto detto riguardo all’altro singolo Exuvia, quale sarà La scelta di Caparezza?

Sicuramente l’artista molfettese sa tenere sospeso il fiato dei fan e gioca con l’ambiguità, suggerendo false piste per poi accennare a un nuovo inizio. Infatti nel ritornello dopo la prima strofa in cui interpreta Beethoven, quando dice “Questa è la mia vita, non dimenticarlo!”, con “la mia vita” potrebbe intendere la musica e potrebbe essere quella la sua scelta.

Concludiamo quindi conservando i dubbi ma con una certezza: Caparezza riesce sempre a provocare stupore con sensibilità, intelligenza e genialità. E concludiamo dandoci appuntamento al 7 maggio con l’uscita dell’album, con le parole dello stesso autore il quale, vista la sempre crescente complessità delle sue creazioni, ha già dato una spiegazione di quest’opera dal sicuro effetto dirompente:

«Sono felice di annunciarvi che il 7 maggio 2021 pubblicherò il mio nuovo album: EXUVIA.

L’EXUVIA, in sintesi, è ciò rimane del corpo di alcuni insetti dopo aver sviluppato un cambiamento formale. Un calco perfetto, talmente preciso nei dettagli da sembrare una scultura, una specie di custodia trasparente che un tempo ospitava la vita e che ora se ne sta lì, immobile, simulacro di una fase ormai superata.

Sulla copertina c’è un simbolo che rappresenta il passaggio da una condizione attuale (cerchio grande) ad una futura (cerchio piccolo) attraverso una serie di spirali (simbolo di morte e rinascita in gran parte delle culture).

La mia EXUVIA è dunque un personale rito di passaggio in 14 brani, il percorso di un fuggiasco che evade dalla prigionia dei tempi andati per lasciarsi inghiottire da una selva in cui far perdere le proprie tracce.

Ho speso davvero tutte le mie energie per poter uscire dalla mia EXUVIA ma di questo parlerò a tempo debito. Adesso preferisco farvi ascoltare la title track, già disponibile in versione audio nei principali servizi di streaming e in versione video sul mio canale YouTube (telecaparezza).

L’album è in pre-ordine.

Io sono in fermento.

Il viaggio è iniziato».