Carmine Tundo, l’artista dietro Diego Rivera

È uscito lo scorso 18 dicembre Gran Riserva il primo album di Diego Rivera l’ultimo progetto, solo in ordine di tempo, di Carmine Tundo, cantautore e polistrumentista.

Abbiamo quindi fatto una chiacchierata con lui per farci raccontare qualcosa di più su questo album ma anche sulle altre anime che compongono il suo immaginario artistico.

La prima cosa che ti chiedo è appunto in merito al progetto Diego Rivera è se c’è un significato nascosto dietro questo pseudonimo.

In realtà ho semplicemente deciso di utilizzare il nome di mio zio Diego che non c’è più ed era uno zio al quale ero molto legato, quindi diciamo che è una sorta di omaggio a mio zio.

Leggevo in un’altra intervista che ogni tuo progetto indaga in un certo qual modo aspetto un del tuo animo, ti chiedo quindi come mai questa scelta di separare le cose con dei progetti diversi e se questa cosa non rischia poi di diventare magari limitante per il progetto stesso.

Allora, limitante non credo, più che altro io credo che questa sia la mia libertà artistica. Amo la musica a 360° e spesso ci sono dei generi che non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro per esempio quello dei Nu–Shu, la mia band stoner dove suono la batteria e canto, sicuramente non può andare d’accordo con l’anima più romantica de La Municipàl o un po’ più raffinata di Diego Rivera. Quindi diciamo che ogni mio aspetto cerco di dividerlo e di approfondirlo in un progetto diverso, più che altro la separazione si basa molto spesso anche sull’utilizzo di strumenti differenti, quindi in ogni progetto vado un po’ anche a lavorare su quella che è la parte produttiva tecnica di ogni strumento.

Anche nel live quindi suppongo che poi le cose rimangono abbastanza separate…

Sì sono sempre delle sfumature sonore completamente differenti, per esempio con i Nu-Shu suono la batteria, con La Municipàl suono il basso nei tour mentre con le altre cose suono la chitarra classica quindi diciamo che attingo molto dalla parte sonora che per me è importante quanto la parte di scrittura del testo. Quindi i diversi sound cerco di tenerli divisi.

Ok, in realtà la mia domanda era intesa anche a livello di repertorio, la gente può aspettarsi in un concerto di un progetto anche brani di un altro o invece appunto anche per una scelta di di suoni e di strumenti diventa complicato?

No beh, le canzoni possono essere interpretate in tante chiavi quindi molto spesso durante gli spettacoli inserisco anche brani di altri progetti perché mi piace creare dei fili che che comunque vadano a collegare un pochettino tutto. Come anche faccio spesso negli album facendo dei feat. con me stesso in alcuni brani che magari si prestano a diverse interpretazioni.
Quello che sto cercando di fare sicuramente è quello di sviluppare tutte queste parti per arrivare in un futuro molto lontano a cercare di metterle tutte d’accordo in un disco che poi vada a racchiuderle totalmente.

In un’epoca dove sembra che nella musica la cosa più di importante siano i follower, le visualizzazioni e i numeri su Spotify..tu con tanti progetti hai un po’ di dispersione in questo senso, non ti hanno mai fatto pressioni magari per appunto evitare questa cosa? hai notato una differenza magari di pubblico o di attenzioni diversa tra i vari progetti?

Pressioni no perchè la prima cosa che metto in chiaro quando mi approccio con qualche etichetta o qualche collaboratore è il fatto di volere sempre la mia libertà artistica ed il mio essere indipendente in questo incide molto. Quindi scelgo anche i partner in base alla possibilità di essere libero dal punto di vista musicale anche perché ho scelto di fare questo e non posso pormi dei limiti artistici e di sperimentazione per quello che magari chiede il mercato, è proprio un mio modo di essere.
Poi ovviamente ci sono dei progetti che funzionano rispetto al pubblico più degli altri, però per me sono tutti uguali diciamo da quello “più sfigato” che ascoltiamo in dieci a quello magari che ha più pubblico.

Come La Municipàl avevi provato a partecipare al prossimo Sanremo  tra i giovani ma nel frattempo era già cominciato anche il percorso Diego Rivera, quindi ti chiedo come pensavi di far coesistere le due cose e a questo punto se tu seguirai il Festival e per chi farai il tifo.
Da anni faccio coesistere tutti i diversi progetti anche perché, essendo indipendente, quando stai fermo con uno devi poter stare in giro a suonare con un altro altrimenti non riesci a superare lo scoglio dei primi dischi che sono quelli dove diciamo magari uno ha più entusiasmo e pensa meno al resto delle cose.
Magari poi quando diventi un po’ più grande e sei in questo caso al nono disco come il mio, devi sempre trovare delle formule per cercare di continuare a fare musica. E per farlo di sicuro un progetto solo non basta perché tecnicamente quando stai fermo con uno poi parti in tour con un altro. 
Guarderò Sanremo sicuramente e farò il tifo per Colapesce e Dimartino che sono due artisti che stimo molto e non vedo l’ora di vederli.

Parlando invece dell’album Gran Riserva, l’immaginario rimanda un po’ alle ambientazioni anche Western, è una scelta voluta? è un genere cinematografico che ti appassiona?
Guarda diciamo che su questo album più degli altri mi sono lasciato diciamo trasportare da un viaggio mentale che mi ero fatto, quindi ho cercato di trasferire in musica dal punto di vista sonoro questo viaggio molto cinematografico che mi ero fatto nella testa.
Ho cercato anche di riportare quei suoni un po’ sgranati, un po’ caldi, antichi che che ci possono essere stati anche in quelle pellicole quindi anche dal punto di vista tecnico ho sperimentato un po’ con dei microfoni a nastro per esempio per cercare di ricreare determinate sonorità. 
Devo dire che è molto divertente produrre questo album e registrarlo perché ho avuto modo di affrontare cose che non avevo mai affrontato negli altri album.

Se da un lato c’è il western, dall’altra parte invece c’è poi questo forte legame comunque con la tua terra o comunque con quella è la provincia del Sud Italia. Quanto ti ha influenzato la tua terra di origine e quanto quanto ci sei legato?
Beh mi influenza molto, è un qualcosa che cerco di raccontare in ogni album perché comunque ho scelto di vivere lavorare qui al sud. Quindi per forza di cose la sceneggiatura in cui butto dentro le mie storie ha quel paesaggio li.
In questo disco qua nello specifico ho cercato di creare un ponte tra il Salento e il Sud America che fosse anche una sorta di ponte tra due popoli che credo siano anche molto simili.

Uno dei temi portanti dell’album, almeno così l’ho letta io, è un po’ il dualismo e la contraddizione della vita al sud. Io ho origini meridionali quindi ho presente un po’ anche lo straniamento si prova nel passare da una all’altra. Contraddizioni sia nella vita di tutti i giorni, ma anche un po’ tra una stagione e un aspetto e l’altro. Tu come vivi questa cosa

Sicuramente si, sono delle terre con tantissimi contrasti.
Di solito parlando di questo gap c’è un abisso tra diciamo l’immagine estiva e festiva del Salento e della Puglia molto turistica ed inverni invece molto duri dove bisogna comunque inventarsi un modo per andare avanti.
Personalmente la maggior parte dei miei amici vive e lavora al Nord come molti dei miei familiari quindi diciamo che vivo in prima persona questo contrasto e la domanda frequente nell’andare via o restare.
Però è tutto questo genera una forte vena creativa in me non perché comunque giornalmente mi invento nuovi modi e io spero che il Sud possa trovare nuove strade per cercare di andare avanti, sono molto fiducioso. 

A questo proposito, c’è qualcosa che vorresti cambiare e qualcosa che vorresti non cambiasse mai?
Sicuramente mi piacerebbe che ci fosse una specie di rivoluzione dal punto di vista anche agricolo magari, io credo in un’agricoltura 2.0, nei giovani e nel ritorno alla terra. Quindi spero ci posso essere questo tipo di rivoluzione in atto .
Poi causa lockdown si è visto che tanti lavori possono essere fatti in Smart Working e amici che vivono all’estero o che lavorano al nord ora lavorano da qui, almeno per questo periodo. Quindi credo ci possano essere delle formule per ridistribuire un pochettino il tutto ecco.

Un altro tema che ritorna un po’ anche legato a questa cosa è quello dell’abbandono e della distanza.  Quanto ha influito la situazione di quest’anno su questa cosa e come hai vissuto tu i tuoi affetti in in questo periodo?

Devo dire che io di mio sono già una persona molto solitaria e ho anche la fortuna di vivere in campagna isolato dove c’è il mio studio di registrazione quindi diciamo che mi reputo molto fortunato perché sono riuscito ad avere i miei spazi. Da quel punto di vista non ho vissuto totalmente male perché ho riversato tutto nella fase creativa avendo comunque a disposizione il mio studio e quindi ho cercato di rendere in meglio in questo momento molto duro e ho portato a termine tanti progetti che avevo in cantiere e che essendo sempre in tour avevo un po’ accantonato.
Quindi da questo punto di vista è stato un periodo molto produttivo e molto creativo ecco. 

So che alcuni testi faranno parte di una raccolta di poesie e ci sarà poi anche un romanzo in cui Diego Rivera sarà il protagonista. Ti chiedo visto che appunto ti piace sperimentare tra musica, poesia e romanzi eccetera In quale forma ti senti più a tuo agio e se c’è qualche forma che invece non hai ancora sperimentato che ti piacerebbe magari approfondire

Sicuramente mi trovo più a mio agio nella forma canzone e nel produrre dischi, soprattutto nel lavoro in studio, quella diciamo è la mia dimensione.
Già il live, che comunque è di primaria importanza, per me è un qualcosa di difficile: lo faccio da sempre perché ovviamente è il modo di far andare avanti il proprio progetto però magari il mio carattere un po’ timido mi fa avere dei contrasti con l’esibizione di per sè.
Quindi sicuramente la parte che preferisco è quella della produzione in studio però spero in futuro di poter sperimentare anche su nuove strade. Ad esempio ogni tanto creato sceneggiature per video, ogni tanto video mio l’ho girato in prima persona quindi ecco diciamo che la parte visiva e sonora insieme è la cosa che mi piace di più perché mi permette di far combaciare le due cose, immagini e suoni.

L’ultima cosa che ti chiedo è a questo punto quali aspettative e quali speranze hai per questo 2021 visti i diversi progetti che hai che hai in piedi.

Sì sicuramente l’idea è di tornare in tour perché comunque ci sono già in programma in realtà i tour quindi dobbiamo solamente capire se ci sarà il modo e ci saranno le condizioni per poterli fare.
Poi non vedo l’ora di rientrare in studio a produrre nuovi album, sia il prossimo de La Municipàl sia altri lavori che comunque ho in cantiere.