La fotografa ritrovata: la personale dei Vivian Maier allestita a Bologna

Il Palazzo Pallavicini di Bologna, in collaborazione con DiChroma Photography, ha inaugurato all’inizio di marzo una mostra fotografica dedicata ad una donna dalla vita semplice e ritirata. “Vivian Maier – la fotografa ritrovata” ripropone una serie di scatti attinti dall’archivio Maloof Collection e della Howard Greendberg Gallery di New York e già presentati a Roma nel 2017: 120 fotografie scattate in bianco e nero, di cui 10 grandi formati, oltre a 20 scatti a colori, tra i più significativi della produzione della Maier negli anni sessanta e settanta.

Vivian Maier è un’artista fantasma: una donna qualunque che ha scattato per tutta la sua vita senza sentire il bisogno di diffondere i propri scatti, solo per il bisogno di immortalare immagini e momenti, sviluppando una vera ossessione per l’atto stesso di fotografare. Per anni questa donna ha ritratto il mondo circostante e se stessa al suo interno senza che il suo talento venisse a galla: fino al 2007, quando tal John Maloof, acquistando un box all’asta, giunse in possesso di una sterminata quantità di negativi mai sviluppati dalla Maier.

Grazie questa incredibile fatalità il mondo della fotografia si è arricchito di uno sguardo pulito e preciso come quello dell’artista, il cui lavoro racconta con sincerità la vita in America. Non la vita politica, impegnata, drammatica – quella ci è stata già descritta da altri occhi. Vivian Maier racconta la vita nei suoi più piccoli ed intimi dettagli, tasselli che non si possono ricomporre in un quadro unico, cristallizzano bensì solo dei momenti. Fotografie rubate in strada, scorci, attimi, dettagli, insegne, personaggi perlopiù inquadrati di spalle, destinati per sempre a restare anonimi. Anche nei ritratti i soggetti non dominano l’inquadratura, sembrano quasi esserci capitati per caso. Ciò non vuol dire però che la tecnica compositiva non sia studiata perfettamente.

Vivian Maier, donna dallo sguardo severo e irremovibile, ci regala un’immagine del suo mondo altrettanto severa, ma non priva di anima: attraverso i 140 scatti in cui consiste la sua personale bolognese impariamo a conoscere l’intimo gesto del non dischiudersi, la florida bellezza delle cose essenziali. Questa ricerca di un linguaggio per descrivere la propria quotidianità è il filo rosso anche della nostra playlist di questa settimana.

La mostra in cinque brani:

  1. Eight line poem – David Bowie
  2. Dimmelo tu cos’è – Antonello Venditti
  3. The Blues are still blue – Belle and Sebastian
  4. Kodachrome – Paul Simon
  5. These Streets – Paolo Nutini