Intervista a Mille Punti: discomusic dal gusto moderno

In occasione dello scorso Woodoo Fest abbiamo fatto una bella chiaccherata con Mille Punti, per parlare del suo album Retrofuturo ma anche del suo rapporto con la scrittura e con i live.

Il tuo album si intitola Retrofuturo e ascoltandolo si capisce abbastanza il motivo. L’intenzione è quella di proseguire su questo genere oppure possiamo considerarla un’esperienza autoconclusiva?

Diciamo che chiaramente è stato un po’ la prima pietra di questo progetto nel senso che è sicuramente il punto di partenza, ci sono alcuni elementi che secondo me sono distintivi del progetto e altri magari a livello di sound che si evolveranno verso direzioni diverse.
Sicuramente diciamo la parte “ballerina”, chiamiamola così di discomusic, penso che sia un aspetto fondamentale di tutto quello che è…e quello rimarrà. Poi magari verrà modulato in maniera diversa a seconda dei suoni nuovi.

Qual è la canzone di cui sei più orgoglioso o comunque quella che descrive meglio il tuo progetto Mille Punti?

La canzone di cui sono più orgoglioso, fa un po’ ridere, ma è quella che descrive meno il porgetto Mille Punti. È la canzone che chiude il disco ovvero Quando guidavi tu che è il pezzo a cui sono più legato emotivamente però secondo me è quello che si discosta un po’ dalle sonorità tipiche di Mille Punti.
Se dovessi presentare il progetto una persona che non hai più nulla ecco magari farei sentire Piccola velocità per esempio.

Nell’album mi sembra che convivano 2 anime appunto, una un po’ più nostalgica e una un po’ più “da club”, è effettivamente così o è un’impressione?

Hai assolutamente ragione, io faccio molta fatica a scrivere testi “allegroni” e quindi diciamo che ho accettato questa cosa facendolo diventare un po’ il marchio di fabbrica delle mie canzoni che appunto hanno sempre beat molto up, molto da club come dicevi giustamente tu e hanno sempre nelle progressioni armoniche o anche diciamo nei testi un po’ questo sapore malinconico.

Oltre alla musica, hai altre passioni diciamo un po’ più datate, un po’ più vintage?

Sì, decisamente. Allora a me piace degli anni 70, da cui vado ad attingere, sia la musica ma anche un po’ la storia di quegli anni, anche il design banalmente che un po’ viene ripreso nelle grafiche così mi piacciono molto…e poi anche il calcio di quegli anni, mi piace molto diciamo l’Olanda di Cruyff insomma quell’idea di calcio e di sport che è molto legata se vuoi anche a un’ideologia così…mi appassiona molto, un periodo pieno di utopie che poi non si sono avverate ma mi affascina forse proprio per quello.

Ho letto che hai registrato l’album live…

No, non è vera questa cosa, ho suonato tutto solo io!

Ok, quindi hanno scritto una cosa sbagliata allora ti giro la domanda che volevo farti ovvero se anche questa scelta era per avvicinarsi ad un periodo in cui c’era minor tecnologia chiedendoti quanta tecnologia c’è nel tuo lavoro e quanto invece cerchi di mantenere suoni datati.

Diciamo che ci tenevo che il disco non fosse una cosa derivativa, un progetto non so tipo Greta Van Fleet per prendere un esempio che proprio riprendono le sonorità di quegli anni. Mi piaceva che appunto fosse ispirato a quegli anni a quel modo di scrivere quel modo di usare determinate parole ma mi piaceva che avesse un suono più legato magari appunto alla neo psichedelia quindi la scena degli ultimi anni e diciamo che non ho risparmiato nessuna tecnologia nel disco, non ho fatto tipo la roba in analogico, è proprio mixato in the box quindi abbiamo sfruttato tutta la tecnologia che si poteva sfruttare!

Quali sono le tue influenze musicali visto che mi sembra di capire che siano anche moderne anzi, assolutamente moderne

Si, diciamo da un lato tutta la disco music degli anni 70 italiana come non so Carella, Tullio De Piscopo, alcune cose di Battisti…sia gli Abba, gli Chic a livello internazionale. E poi dall’altra parte mi piace molto la scena diciamo così neopsichedelia: Tame Impala, Unknown Mortal Orchestra, MGMT, tutte queste sonorità degli ultimi dieci anni…quindi c’è un buco in mezzo insomma!

Ti avevo già visto al MIAMI, ti piace comunque l’esperienza del festival e per te quale aspetto prevale tra la possibilità di arrivare magari a gente che non ti conosce e quello invece che i nomi più piccoli possano essere “cannibalizzati” da quelli più noti?

Sicuramente dipende anche un po’ dall’organizzazione del festival, banalmente da come sono posizionati i palchi, se suoni assieme…però in generale a me piace tantissimo suonare nei festival Credo che sia la dimensione più divertente.
Poi appunto noi abbiamo comunque un set molto ballerino, molto dritto e quindi questo è il modo in cui anche chi non ci conosce magari com’è successo al MIAMI banalamente che la gente passava, sentiva, si prendeva bene e si fermava e ballava. Il bello dei festival e anche prendere un po’ tutta quella gente di passaggio che magari sta andando a sentire qualcun altro e ti scopre così no e questa roba mi piace tantissimo.
Quindi vale la pena essere un po’ cannibalizzati ma perché noi a nostra volta poi rubiamo un po’ di tutto.

Rispetto a quella che è la scena italiana fai un genere un po’ particolare almeno nel momento storico attuale, c’è qualcuno con cui ti piacerebbe comunque collaborare?

Mi piacerebbe collaborare molto con Giorgio Poi che suona stasera e che fa una cosa diversa da noi però secondo me come scrittura potrebbe essere affine. Invece diciamo di persone un po’ più vicine a me mi piacerebbe lavorare con i Nu Guinea, mi piace molto il loro disco, il loro modo di produrre.

Progetti per il futuro, stai già scrivendo altre cose?

Sì sto già scrivendo altre cose perché comunque l’album in verità è uscito da pochissimo nel senso che non sono neanche 6 mesi. Però chiaramente c’è un lavoro dietro molto lungo e quindi diciamo che i pezzi per me sono quasi già vecchi nel senso che quando li ho portati al pubblico erano già frutto di un lavoro molto lungo.
Quindi approfitto sempre un po’ dell’estate per scrivere le cose nuove e adesso sono nella fase in cui scrivo e poi vedrò un po’ che direzione prenderanno i pezzi.

Anche perché sarai ancora in tour autunno quindi se ne parlerà poi sicuramente con l’anno nuovo almeno…

Si, è un progetto a lungo periodo. Abbiamo iniziato a suonare live ad aprile perché l’album è uscito a marzo e abbiamo fatto solo una piccola parentesi di tour primaverile, qualcosa in estate e quindi autunno e inverno ci saranno un bel po’ di date.

Tu sei comunque per la scrittura dell’album, ti piace proprio il concetto di album?

Questa è una cosa su cui sono molto all’antica!
È un vizio che ho, però mi piace fare uscire dei progetti discografici che siano belli rotondi, che abbiano un’omogeneità a livello di scrittura e a livello di sound. Quindi diciamo che sono legato molto all’idea di album che poi magari può essere anche un EP cioè non dipende tanto dalla lunghezza ma quanto dal fatto che non siano singoli che escono uno in fila all’altro.

Da questo punto di vista non sei molto amico di Spotify…

No, anzi un po’ mi dispiace perché io sono ancora legato all’idea che per conoscere un progetto si debba un po’ sentire anche l’album, vedere le grafiche: mi piace l’idea di musicista a tutto tondo che riescono a servirsi di diverse cose per far entrare l’ascoltatore in un immaginario.
Da questo punto di vista mi piace tantissimo Venerus che secondo me è proprio bravo a dare un’idea estetica sia musicale, sia grafica, fotografica o anche a livello di video.

Questa cosa però credo ti porti un sacco di “sprechi”, ti capita magari di accantonare delle cose per riprenderle più avanti oppure una volta accantonata basta, perdono il momento?

Guarda io ho il telefono pieno di note vocali perché spesso mi capita di aver magari un’idea, un’intuizione che registro e poi rimane lì. Di solito poi la sviluppo subito in canzone, ci sono delle canzoni che poi rimangono lì per un motivo o per l’altro e quindi magari finisce che usi solo una parte, una strofa o un ritornello…
Non c’è una regola generale, alcune cose muoiono lì perché evidentemente non funzionavano, altre cose invece vengono riscoperte. Addirittura adesso tra i pezzi nuovi che sto scrivendo ho preso un rip che avevo avevo scritto un pezzo del disco che poi non è entrato, quindi succede.

Qual è la parte che ti piace di più, la fase della struttura, la registrazione, i live…

I live. Devo dire che la cosa bella di fare musica è proprio il fatto che hai momenti diversi quindi non ti annoi mai, chiaramente stare in tour per tutta la vita poi alla fine ti porta odiarlo invece la cosa bella è proprio che c’è il momento della scrittura in cui, come dire, fai crescere le tue creature che poi finalmente nel live trovano espressione.
Poi credo che i nostri pezzi acquisiscano sempre un plus durante il live perché chiaramente l’entusiasmo del pubblico, il ballo, eccetera fanno parte del progetto.

Dici “i nostri pezzi” però di fatto scrivi tutto tu…

Si diciamo che tutta la parte di scrittura è molto solista, nel senso che sono io che faccio tutto e lavoro col mio produttore che è Giacomo Carlone. Però c’è proprio questo shift nel momento in cui si passa alla parte live per me siamo noi, siamo noi tre che andiamo in giro, che suoniamo quei pezzi in un modo diverso da come l’ho registrato io personalmente, che viviamo il live in una maniera giocosa quindi io sento molto questa cosa di band.

E questa cosa del suonare insieme inserendo delle sonorità nuove dei pezzi che tu hai scritto e anche registrato da solo, ti piace o ti capita qualche volta di dire “no ragazzi l’avevo immaginata diversamente” e dover ridare un attimo la direzione?

C’è da dire che gli arrangiamenti sono molto semplici e chiaramente in fase di preparazione del tour abbiamo fatto delle prove in cui abbiamo riarrangiato delle parti che erano molto più da disco e l’abbiamo rese molto più da live. In questo senso io comunque sono accompagnato da due persone che conosco molto bene musicalmente e umanamente e quindi di cui anche mi fido.
È successo di consigli, confronti,  e grazie anche a questo i brani live hanno questo carattere che non è esattamente quello del disco.