Lo Stato Sociale @ Carroponte

Una grande festa, come sempre i concerti de Lo Stato Sociale sono questo e anche quello al Carroponte di venerdì scorso non ha fatto eccezione.

I regaz sono puntualissimi, hanno voglia di suonare tanto visto che a differenza dell’anno scorso sembra scongiurato anche il pericolo pioggia e partono subito forte con Mi sono rotto il cazzo, uno dei pezzi storici della band, quasi un messaggio per quelli che li vedevano o immaginavano cambiati dopo Sanremo.

In realtà della partecipazione sanremese rimane poco sul palco di Sesto San Giovanni: il ricordo di Lodo, occasione per la solita frecciata a Salvini “l’unico con la compagna che non si stava divertendo” durante la loro esibizione con il coro dell’Antoniano e il brano Una vita in vacanza, penultimo bis.

Per il resto i ragazzi bolognesi sono i soliti: magliette “voglio fare” d’ordinanza e aggiornate, le battute, l’energia (anche dell’ingessato Checco), l’autoironia e il solito grande spettacolo di schermi, affidati all’entità Roberto che ne dispone a suo piacere.

Lodo rispolvera Te per canzone una scritto ho in versione voce e piano e nonostante qualche piccola stecca vocale, ne esce un momento assolutamente intenso e condiviso. Segue un altro brano accantonato da troppo tempo a chiudere il momento più “romantico” ovvero Seggiovia sull’oceano.

Poi protagonista Roberto, prima con il conteggio che cronometra 5 minuti (4.59 per l’esattezza) di “bruciare sempre spegnersi mai” cantanti dal pubblico alla fine di Eri più bella come ipotesi, poi un siparietto prevedibile ma comunque molto divertente con i “complimenti” ad Albi che presenta il classico il momento medley/karaoke.

Ma c’è come sempre spazio anche per la riflessione, con il ricordo di Federico Aldrovandi al termine di Abbiamo vinto la guerra che come spiegato successivamente in un post da Bebo sarà ripetuto per ogni data di questo tour.

Torna il pianoforte e questa volta è Carota che esegue una versione unplugged piuttosto intima di Niente di speciale prima del gran finale tutto ritmo con Una vita in vacanza e la consueta chiusura con Cromosomi.

Alla fine 2 ore di spettacolo, perché è questo il termine più adatto, che volano via velocissime, grazie alla capacità dei ragazzi di coinvolgere il pubblico che, forse per effetto di Sanremo, è più variegato del solito comprendendo anche famiglie e bambini.

Se chi li critica per l’aspetto tecnico avrà trovato sicuramente materiale per confermare la propria visione della band, dall’altra parte la crescita soprattutto a livello di personalità è evidente nella miglior gestione dei tempi, soprattutto quelli parlati, e nella capacità di liberarsi da alcuni difetti e paure che facevano sembrare la band a tratti meno sciolta e a proprio agio.

Insomma, i regaz de Lo Stato Sociale sono cresciuti, ma hanno mantenuto lo spirito festoso e caciarone degli anni passati.

La scaletta:

Mi sono rotto il cazzo
Buona sfortuna
In due è amore in tre è una festa
C’eravamo tanto sbagliati
Socialismo Tropicale
Fare mattina
La musica non è una cosa seria
Sono così indie
Facile
Amarsi male
Te per canzone una scritto ho
Seggiovia sull’oceano
Eri più bella come ipotesi
Medley (Amore ai tempi dell’IKEA – Quello che le donne dicono – Pop – Questo è un grande paese – Magari non è gay ma è aperto – Mai stati meglio)
Abbiamo vinto la guerra
Io, te e Carlo Marx
Niente di speciale
Una vita in vacanza
Cromosomi