Con “NOVE e 15”, il suo disco d’esordio, Kormorano, alias Antonio Cicci, apre
una finestra luminosa e al tempo stesso malinconica sul proprio universo interiore.
Polistrumentista del Sud Pontino, conosciuto come batterista dei Mellow Mood e per
le collaborazioni con Paolo Baldini, Chicken Production, Muiravale Freetown e
Giancane, l’artista firma un lavoro che sorprende per profondità, coraggio e coerenza,
unendo sensibilità cantautorale e ricerca sonora riuscendo a trovare il giusto
equilibrio, cosa non scontata oltreché rara.
Il progetto nasce dopo la fine di una relazione: Kormorano decide di trascorrere un
inverno a Ventotene, leggendo “Bestie in fuga” di Daniele Kong, amico e autore
delle illustrazioni che accompagnano il disco. L’isola diventa rifugio e specchio,
luogo di silenzio e rinascita. In quel silenzio, l’artista riscopre la forza del mare come
custode, alleato, cura e inizio, e le sue canzoni diventano ritratti poetici, confessioni,
visioni sospese tra malinconia e speranza.
Le riflessioni all’interno dell’album non si fermano alla sfera privata, dall’inganno
sulla bonifica dell’Agro Pontino di “Anopheles”, al dramma dei migranti nel
Mediterraneo in “Sirene”, Kormorano allarga lo sguardo verso la società,
raccontando un mondo in cui spesso siamo solo spettatori.
Con la partecipazione di FiloQ, Lucchesi e Forelock, e il master firmato da Giancane,
in “NOVE e 15” c’è la voglia di abbattere i confini tra generi e linguaggi; infatti
caratteristica peculiare della sua produzione è l’attitudine ad azzerare le distanze tra i
generi: nel suo stile convivono le sonorità delle popolazioni africane e sudamericane,
il dub, la musica elettronica e la tradizione mediterranea; molto importante è l’uso del
dialetto, il terracinese in questo caso, che sottolinea in maniera importante
l’attaccamento alle sue radici.
Ma cantare in dialetto terracinese non è solo una scelta identitaria, è piuttosto una
dichiarazione di appartenenza e di viscerale sincerità: una lingua “sincronica”, come
la definisce lui stesso, capace di restituire il ritmo interiore e la verità delle emozioni.
L’album è la conclusione di un percorso musicale iniziato nel dicembre 2019, con la
pubblicazione del già citato “Sirene”, brano co-prodotto con Paolo Baldini (Tre
Allegri Ragazzi Morti, Africa Unite), dedicato allo straziante traffico di anime nel
Mar Mediterraneo. Successivamente, nel luglio 2020 esce “Mamma nen l’è sapè”,
seconda tappa del suo viaggio tra le periferie del mondo, luoghi che ha visitato
personalmente e portato al centro del suo codice musicale. All’interno del disco
anche la rivisitazione del classico della canzone napoletana “Spingule Francesi”,
resa particolare anche grazie al contributo dello stile sardo-giamaicano di Forelock.
Altro brano che ha preceduto l’uscita di “Nove e 15” è “Ma che ce tene chesta” un
riarrangiamento in chiave dub del brano “Partenope” di Liberato, una dichiarazione
di stima assoluta di Kormorano verso l’artista napoletano.
Delle altre tracce che compongono il disco, meritano una menzione “Caterina”, un
monito sui rischi dell’amore, che l’artista ha vissuto sulla propria pelle, “Alla Festa”
in cui Kormorano, parte da un’esperienza legata all’infanzia, ovvero la paura degli
zampognari, una paura che da adulto è riuscito a trasformare in vantaggio grazie alle
armonizzazioni vocali; e soprattutto “Bestie in Fuga”, racconto del suo esilio in quel
di Ventotene, isola che difficilmente accetta i forestieri, ma che con il tempo
Kormorano è riuscito a conquistare, facendosi accettare dalla comunità locale, una
canzone d’amore per la gente dell’isola, diventata anche la sua gente.
“NOVE e 15” è, in definitiva, un esordio maturo, necessario e libero, un album che
ridefinisce i confini della canzone contemporanea italiana, fondendo spiritualità,
politica e danza in un linguaggio nuovo e profondamente autentico, è un disco che fa
ballare e pensare, che accarezza e ferisce, capace di unire leggerezza e profondità
nello stesso battito.
Voto 8,5