Lanciato il 29 novembre con un live di debutto presso il Circolo Il Palco a Roma, disponibile in formato CD e su tutte le piattaforme digitali, “PRODURRE PRODURRE PRODURRE” è l’EP d’esordio della band DINOCAMPANA formata da Francesco Nesta e Matteo Paloni, cui si sono poi uniti Alessandro Broussard e Matteo Germani.
Questo primo EP raccoglie i singoli “Paura”, “Il primo giorno dell’anno” e “Elezioni”, cui si vanno ad aggiungere gli inediti “Maccarese” e “7 Anni” di cui domenica scorsa è uscito il video ufficiale.
Il progetto è dedicato idealmente al poeta Dino Campana, come dichiarato dalla band «non solo per il suo nome giurassico-musicale ma per il suo essere poeta dell’accaduto, del millantato e dello smarrito, infine del ricordato. Sequenza che potrebbe riferirsi alla vita del folle di Marradi quanto a quella dei suoi “Canti Orfici”, persi in qualche redazione nella loro unica copia esistente al tempo e trascritti a memoria, quindi rielaborati, dall’autore disperato.
Alla stessa maniera “Produrre Produrre Produrre” nasce dalla citazione a memoria, errata, che un membro del gruppo (millantatore a sua volta) ha fatto di una strofa di detti “Canti Orfici”. Si è apprezzato comunque lo sforzo, nonché la possibilità di poter rilasciare un disco dall’acronimo “PPP” nel cinquantesimo anniversario dalla morte, violenta, di un altro grande poeta che sarebbe offensivo citare per esteso.
Avevamo voglia di farlo. Il progetto è figlio del desiderio degli autori di creare qualcosa insieme dopo una vita intera di amicizia, dove le passioni viaggiavano su binari distinti».
Il progetto dinocampana nasce dall’incontro tra musica e parole: testi narrativi e immaginari di periferia che oscillano tra fragilità, memoria e ironia, parole trascinate da chitarre roboanti, di gusto brit/shoegaze, e piantate a terra da basso e batteria che non disdegnano di martellare quando è necessario.

Palesi i riferimenti e l’ispirazione nel panorama musicale italiano, anche se del tutto particolari: infatti il titolo “Produrre Produrre Produrre”, nella sua reinterpretazione di versi campaniani, può richiamare i CCCP per lo slogan “produci, consuma, crepa” e l’acronimo del titolo “PPP” fa pensare alla sigla della band emiliana, la cui estetica comunista sovietica è ripresa anche nella copertina e nelle grafiche dell’EP.
Ma ancora più evidente è l’influenza degli Offlaga Disco Pax.
La ricetta è la stessa: spoken word musicata, testi declamati come poesie ma che sono in realtà veri e propri racconti, sound malinconico evocativo a dare ritmo alla narrazione e a sottolineare il contenuto riflessivo e la sua densità emotiva.
Il risultato è una forte somiglianza, pur nella lontananza geografica e cronologica, nello stile e anche nei contenuti raccontati in certi momenti (per esempio la descrizione “un quartiere popolare sorto in pochi giorni per gli operai dell’acciaieria, dove l’eroina mieteva vittime tra i campi da calcio circondati dal verde” sembra un’ambientazione tipica degli Offlaga Disco Pax che parlano dell’Emilia e che qui trova la sua consonanza nei quartieri popolari per gli operai dell’acciaieria di Terni).
Un’emulazione arricchita dalla presenza di strumenti che risulta sicuramente entusiasmante per gli estimatori della band emiliana e di quel sottogenere. Siamo comunque di fronte a qualcosa di originale, basato sulla ricerca di un’identità propria, fondendo insieme elementi anche contrastanti con l’emozione descritta, per esempio un ricordo triste, mettendola in risalto con il brio degli strumenti suonati, ottenendo un effetto più completo.
Insomma, cosa troverete in “PRODURRE PRODURRE PRODURRE”:
Tutto si apre con il primo brano “Paura” e con una metafora potente: vengono raccontate in prima persona una serie di paure infantili che includono quella che possano arrivare i Rom a rubare i giocattoli; paure tenere, assurde, ingenue, paure di un bambino. Le stesse paure insensate del mondo, che è esattamente quel bambino, che si lamenta e deve ancora crescere per prendersi le sue responsabilità e compiere le azioni giuste.
Invece “7 Anni” profetizza visioni di apocalisse, gioventù e passione, muovendosi in modo sincopato tra ironia e frasi ad effetto che si alternano a immagini tristi. L’insieme sonoro è più movimentato ed eclettico, dando al tutto una fruizione più accattivante e godibile.
Poi l’atmosfera fredda, invernale, rigida e triste di un Capodanno: nel brano “Il primo giorno dell’anno”, il nuovo inizio coincide con la fine, la fine di un amore.
Troverete poi “storie di epica provinciale” in “Maccarese”, un paese che ha tentato la via del socialismo (torna l’immaginario raccontato dagli ODP).
Colpisce qui il tono ironico e squillante nella descrizione del personaggio Coltrane, che porta il nome di una leggenda del jazz, un personaggio che assume un tono appunto leggendario, molto novecentesco, che si distingue dalla massa. Qui con la connotazione jazz gli strumenti danno un contributo importante.
Infine “Elezioni” ritrae una liturgia, una fila di persone, un insieme di disoccupati, parte del tessuto sociale italiano, e il modo sgangherato in cui dovrebbero far funzionare la macchina della democrazia, mentre si trovano ad essere lontanissimi dai politici, i quali invece in teoria dovrebbero rappresentare “i migliori”. Una descrizione cinica e sfiduciata della passione politica sfiorita, ma che si conclude con un urlo di rivalsa del popolo e di rivendicazione rabbiosa trascinante.
Così l’EP sapientemente si chiude innalzando i toni, fino ad urlare e trasmettere la forza della ribellione, l’entusiasmo punk, lo spirito giovanile disincantato ma ancora vivo.
Quindi consigliamo vivamente l’ascolto in particolare a chi ama post-punk, new wave, spoken music, storytelling, pagine di diari segreti, spaccati di vita di provincia, contenuti sociali e politici, e in definitiva a chiunque, per il modo in cui la musica riesce ad arrivare dritta al substrato emotivo.
Chi sono i dinocampana:
Francesco Nesta, chitarrista e compositore di tutti i brani, ha un lunghissimo trascorso come musicista, performer e insegnante di strumento. La sua esperienza in gruppo più significativa è legata all’attività con gli Outback, di cui è stato fondatore e chitarrista principale. I loro concerti e i loro album sono stati apprezzati in tutto lo stivale, per club, teatri e palazzetti, fino all’exploit del palco di Rock In IdRho 2011 dove hanno aperto il concerto di Foo Fighters, Iggy Pop e The Hives. Nello 2009 raggiungevano la top 16 finale di San Remo Giovani.
Matteo Paloni, appassionato di scrittura, partecipa con fortune alterne a contest per racconti, ciò porta ad alcuni riconoscimenti e molte splendide amicizie. Nel 2019 fonda nella Terni natia Catena, punto di ritrovo per appassionati di scrittura. Nel 2023 vince il Premio Letterario Edizioni Italiane per la categoria Fantascienza e pubblica il suo primo romanzo, Terapia Del Dolore.
Matteo Germani, cantante, chitarrista e aspirante pianista/bassista, prima con i Muzak, poi con Le Gesta. Annovera una splendida, seppur breve, esperienza con i mitici Outback, co-autore del singolo “Sunday” dei più recenti Giant Ferrara. Al contest per band emergenti, denominato “Conca Rock”, vince il premio come miglior artista.
Alessandro Broussard, chitarrista e fondatore nel 2005 insieme a Matteo Germani dei Muzak. Dal 2013 “disoccupato” suona solo all’interno delle mura casalinghe fino a quando Francesco Nesta e Matteo Paloni non gli propongono e regalano il sogno dinocampana.

Detto “Piccia”, laureato in Filosofia, vive a Perugia, nel binomio tra natura e cultura.
Infatti alterna passeggiate meditative nei boschi al consumo compulsivo di musica, libri, fumetti, film e serie tv, frequentando soprattutto concerti, librerie, musei, graffiti sui muri e Irish Pub.
Cresciuto con il rap italiano, è diventato adulto (solo anagraficamente) con cantautori, rock, metal, folk, elettronica e vari altri tipi di suoni, andando spesso alla ricerca di quelli più strani.
Fan sfegatato ed esperto conoscitore di Caparezza, che gli ha aperto le porte della percezione più di Aldous Huxley, ne ha fondato il Fan Club umbro (di Caparezza, non di Aldous Huxley; almeno per ora).
Scrive di tutto, per dare sfogo ai suoi pensieri e uscire dal ricco e immaginifico mondo che ha in testa… O per entrarci ancora di più.













