Sto leggendo critiche assurde al nuovo album di Taylor, The Life of a Showgirl, come se fosse troppo leggero o poco profondo.
Per me è esattamente il contrario.
È un disco maturo, consapevole, strutturato.
Ha riferimenti letterari e pop ovunque : Elizabeth Taylor, Ophelia, Father Figure che omaggia George Michael, synth anni ’80 sotto pelle.
Anche nei pezzi più leggeri c’è qualcosa che resta.
Non è più “yapping” continuo , è controllo emotivo, è precisione.
Una nuova fase, meno sfogo, più costruzione.
E poi sì , ci sono versi apertamente sessuali.
“Love is the key that opened my thighs”
Ma perché è così scandaloso quando lo dice una donna?
Se lo dice un rapper, va bene.
Se lo dice una donna innamorata, improvvisamente è “troppo”?
Qui non si parla di provocazione , si parla di desiderio vissuto con consapevolezza e libertà.
È un album felice, ma non ingenuo.
Parla di guarigione, ma non dimentica il dolore.
Parla ai “theater kid” e ci fa ballare perché siamo tutti un po’ “pretty and witty.”
E ci vuole molta più forza, oggi, a raccontare la gioia senza vergognarsene.











