Retrolove – Il costo del rischio

A distanza di quasi quattro anni dall’ultimo EP i Retrolove tornano alla carica con “Il costo del rischio”, primo LP prodotto insieme alla Rocketman Records. I ragazzi abbandonano l’inglese prediligendo la loro lingua madre, ovvero l’italiano, e con un fenicottero rosa in completo ci esplodono nelle orecchie.

Il loro rock alternativo irrompe in riff ipnotici e la musicalità graffiante dei pezzi ci entra dentro. Questo è un disco che espone all’ascoltatore una serie di situazioni e sentimenti che ognuno di noi vive almeno una volta nella vita, spesso ogni giorno. Parlano di situazioni come il nuovo stile di vita da hipster (“Cardigan”), chi parla con un linguaggio basato sulla tecnologia e i social (“Lingua Morta”) oppure chi crede di sapere e parla a vanvera (“Urlalo”).

I testi che descrivono sentimenti e sensazioni sono molto più complessi e meno diretti, come ad esempio “Bomba” e “Alza” giusto per fare due esempi. Leggendo i testi, ascoltando quelle parole che si uniscono alla musica, affiorano subito alla mente quelle sensazioni di inadeguatezza, di sospetto, di inutilità, che a volte ci prendono e ci opprimono: la vita in una città grande dove è difficile distinguersi e si rimane nelle file (“Oh shit!”) oppure il fare tanto senza avere alcun premio di riconoscimento (“Le mie risposte”), o ancora cercare stimoli e nuove esperienze ma rimanere bloccati nella solita routine (“Come falene”). I Retrolove ci sorprendono con la loro profondità, che unita al rock alternativo, al punk anni 70 e qualcosa di garage, creano un LP intenso e potente. Il cinismo umano nella vita, gli ostacoli, gli anni 2000 e soprattutto il 2014 e 2015 descritti nei testi, ci avvicinano alla band, li rende persone comuni come noi e ci fanno appassionare alla loro musica. Nel complesso un bell’album con testi profondi e significativi e musicalità tecnicamente perfetta. Un disco che sa colpire neuroni e nervi sensibili, ma va ascoltato più di una volta per essere davvero apprezzato.

 

Carmen