Senza Filo, 1a eliminatoria @ Cantiere San Bernardo

Il Senza Filo Music Contest è un evento pressochè unico nel suo genere: si tratta di un concorso musicale veramente acustico che si svolge a Pisa nel mese di Novembre. Tutto quanto accade in queste serate è esattamente così come lo si vede – anzi, come lo si sente – senza il supporto di alcuna amplificazione. Chi lo conosce sa che si tratta di un progetto molto speciale, in primo luogo per via dall’incantevole e suggestiva location offerta dal Cantiere San Bernardo. Questa chiesa ormai dismessa, già di per sé di una bellezza rara, viene ogni anno arricchita da una scenografia accurata, che contribuisce a dare calore all’ambiente.

Per la settima edizione del Senza Filo la scelta del tema è ricaduta su motivi orientali e nipponici, e il soffitto è stato decorato con origami fatti a mano da volontari. Oltre alla possibilità di ascoltare dal vivo ospiti di rilievo ogni settimana, la punta di diamante del concorso sono una certa inspiegabile autenticità e la naturalezza di un ambiente intimo, di una serata trascorsa all’insegna della musica ruvida e nuda, acustica per eccellenza.

La prima eliminatoria, tenutasi il 3 novembre, ha visto la partecipazione di due concorrenti interessanti, i Piqued Jacks da Pistoia e il torinese Neverwhere, oltre a tante apparizioni musicali ed un ospite d’eccezione: Paolo Benvegnù, chitarrista e cantautore, nonché cofondatore della storica band degli Scisma. Nonostante un inizio lento e con una presenza non troppo intensa, l’affluenza è poi aumentata esponenzialmente durante il procedere delle esibizioni, riempiendo il Cantiere San Bernardo di calore umano.

A scaldare l’atmosfera ci hanno pensato i The Drunken Willow, con il loro entusiasmo folk e un gradevolissimo repertorio di canzoni della tradizione irlandese. La band è composta da cinque elementi ed il loro sound è fortemente caratterizzato dall’uso di strumenti tradizionali per eccellenza di quell’universo musicale: spiccano un violino, una fisarmonica ed una serie di strumenti a fiato – tra cui flauto e cornamusa. A creare un’atmosfera ancora più conviviale contribuisce l’ottima attitudine del gruppo a coinvolgere il proprio pubblico facendolo partecipare alla creazione della melodia, facendogli battere le mani ed i piedi a tempo: alla fine sembrava davvero di stare in un Irish Pub con una pinta di birra in mano!

Dopo sei pezzi circa, tra cui ‘Wild Rover’, ‘Dirty Old Town’ e l’immancabile ‘Whiskey in the jar’, il gruppo cede il passo ai primi in gara: i giovani ma intraprendenti Piqued Jacks da Pistoia. Si presentano con una formazione a tre a loro dire dire “mutilata”, a causa dell’abbandono recente del batterista. Questo fattore, tuttavia, non incide negativamente sulla performance, la rende anzi essenziale ma non scarna. Ciò a cui assistiamo è un alternative funk rock dal sapore esterofilo, brioso e dinamico. Non manca qualche imprecisione, ma tutto sommato il risultato finale non è compromesso: la voce intensa, quasi acidula del cantante, la coerenza creativa, il carattere ed il coraggio dimostrati dal gruppo gli assicurano una marea di applausi.

Dopo un secondo intermezzo musicale dei giovanissimi Nicht Rieben è la volta del secondo concorrente in gara, Neverwhere: si tratta di un progetto solista di un ragazzo di talento venuto da Torino fino in Toscana solo per partecipare al contest. La performance è gradevole, sebbene non mi lasci di stucco: è impostata sul classico folk cantautorale in cui, per quanto tu possa essere bravo, o sei Bob Dylan o il rischio di confondersi nella mischia è terribilmente alto. Reggere il palco e far trattenere il respiro dal soli con il minimo sndacale, una chitarra e le proprie emozioni, non è semplice; nonostante ciò Neverwhere riesce a catturare e mantenere l’attenzione del pubblico ammaliato e cullato. I testi di Nowhere sono immaginativi ed intimi, raccontano delle storie vissute fin sotto la pelle; il suo timbro di voce è caldo e intenso, e conferisce una buona profondità ai brani. Non mancano spunti interessanti, solo in un contesto così scarno c’è stata forse scarsa possibilità di far circolare le idee.

Un ulteriore intermezzo musicale, stavolta a cura dei The Drunken Willow, ci separa dall’ospite della serata: Paolo Benvegnù sale sul piccolo palco e con la sua voce riempie l’auditorium fino a contarre lo spazio. Il concerto si apre con una cover dal retrogusto blues di ‘I am the Ocean’ dei Glitterball: l’emozione è palpabile e l’intensità vibrante del timbro di Benvegnù ci guida negli anfratti più profondi della sensibilità umana. Il concerto prosegue con una decina circa dei suoi brani da solista, per concludersi poi con una cover di ‘Hurt’ di Johnny Cash, intensa ma non del tutto soddisfacente.

Alla fine della serata i due presentatori annunciano la decisione presa da una giuria di circa sei elementi, composta dai rappresentanti di alcune tra le realtà più interessanti della vita culturale e mondana di Pisa: è Neverwhere il vincitore, che si aggiudica quindi per pochissimi voti un posto nella finale prevista per il 26 Novembre.

Chiara Cappelli