RENATO FRANCHI – Finestre

ETICHETTA | Latlantide

GENERE | Folk Rock, musica d’autore

ANNO | 2016

Gianni Togni guardava il mondo da un oblò, Renato Franchi invece lo vede attraverso le finestre di casa sua.

Nel quindicesimo anno di vita della band di Renato Franchi & Orchestrina del Suonatore Jones ha deciso di pubblicare un nuovo album, Finestre. Dodici tracce che mettono insieme il cantautorato italiano di De Andrè, il folk rock di Bob Dylan e un po’ di De Gregori, Fossati e Battiato. Un mix musicale eterogeneo ma allo stesso modo armonico e fluido, senza intoppi o cambi repentini. Oltre alla grande musica, troviamo anche grandi parole e grandi tematiche: si parla di bambini, personcine importanti che contengono il futuro di una famiglia o di un popolo e che in un periodo come il nostro, martoriato dalla guerra, sono i primi a cadere; si parla di impegno sociale, di politica, quella cosa che molti fanno finta di capire e su cui mettono bocca senza sapere davvero di cosa stanno parlando; si parla di guerra, sangue, rabbia, dolore, paura e della voglia di un futuro libero da tutto questo.

Il primo brano è Finestre, un brano strumentale che finisce con una sorta di poesia dedicata alle finestre e al mondo esterno. Segue poi Campi Di Fragole, un brano che resuscita la vecchia musica italiana, con l’aggiunta di chitarra elettrica e rock. Bambini è un brano invece che ha un sapore retrò, con la forte influenza della musica di De Andrè e De Gregori, la grande musica cantautorale italiana. Rumore di Fondo non abbandona il filone retrò e un po’ folk blues, alla Dylan. Non Avere Paura del Buio lascia dietro di sè la Grande Prateria e si tinge di rosa con una voce femminile, che canta un brano adatto ad essere una bella ninna nanna per i bambini. I Passi Nel Mattino ricorda molto Andrea di De Andrè. Nulla da aggiungere, avete capito già che pezzo è. Noi X cambia musica e si trasforma in un De Andrè rock ‘n’ roll. Lenzuola Bianche Trincea portano avanti i toni dei brani precedenti, mentre Giorni Cantati  si anima con un po’ di rock e con una chitarra elettrica, che però trovo ancora troppo smorzata. Ta Pum è perlopiù strumentale e si allontana dal filone cantautorale, da De Andrè e dal sapore vintage. Oserei dire che è un brano sperimentale, rispetto al resto dell’album si intende. Trasteverina mi ha lasciato finalmente stupita per questo ritmo allegro e delicato, che però mantiene di base la ritmica di tutti gli altri brani. Qualcosa di moderno sono riuscita a trovarlo in questo album con questo brano.

Nel complesso, un album che ha alle spalle anni e anni di esperienza e lavoro nella musica, cose percettibili nella tecnica e nei testi dei brani, ma sono dell’idea che bisogna cercare di andare oltre al passato e provare a cambiare qualcosa nel proprio stile. L’innovazione musicale non è per niente negativa e chi sa fare musica, sa come sperimentare senza sbagliare. Orecchiabile e ascoltabile, ma forse non per la mia generazione (1990s).

Carmen Mc Intosh