ONE HORSE BAND – Let’s gallop

ETICHETTA: Autoprodotto

GENERE: Blues / Garage / Rock’n’roll

ANNO: 2017

Who said that horses can’t play?”, ma soprattutto, perché? Questo strambo strambissimo centauro rovesciato, corpo umano e testa di cavallo, ci riesce alla grande. Si legge in giro che le one-man-band ormai siano passate di moda, figurarsi la One horse band! ma per fortuna non tutti la pensano così.

Il risultato di questo talento extraumano è Let’s gallop, prima fatica discografica di quella che ci auguriamo sia una lunga serie. La nota che lega tutto il disco è il blues, articolato in diverse sfaccettature e interpretazioni, grazie alla chitarra slide, alle distorsioni e a due piedi (pardon, zoccoli) che scalciano su una vecchia e scalcinata batteria, trascinandoci un ritmi garage, rock’n’roll, sotto le influenze dei Black Keys, The Sonics, Son House.

Il brano di apertura è una chiara e sincera Declaration of intent, che ci chiarisce immediatamente a cosa andiamo incontro. Il disco prosegue, il piede non si ferma più.I testi sono leggeri, a volte ti immagini sul palco della festa di fine anno di Ritorno al Futuro (Mama I think I’m drunk), altre all’interno del film dei blues brothers in cerca della luce (Howlin’ at your door). Don’t put your leg on my leg riprende ritmi rockabilly d’altri tempi, ma sempre in un ottica moderna, sincera. Ma l’interpretazione che più funziona è Uh hu hu yeah, una bomba che colpisce alle tempie e allo stomaco. La sorpresa è Altare, dove la sola chitarra scorre leggera, una vera e propria poesia in musica. Paradossale mi faccia tornare in mente Xavier Rudd, altro tuttofare musicale, nell’unico brano in cui suona un solo strumento.

Amico, non darti all’ippica. Continua a galoppare in giro per l’italia, non vedo l’ora di stringerti la zampa. + Horses, – Taxes!

Andrea Ascani