KIRLIAN – .A.U.R.A.L

ETICHETTA | Dischi Bervisti/Trivel

GENERE | Psychedelic Rock/Doom

ANNO | 2015

Volevo iniziare questa recensione attaccando il mio solito pippotto sul quanto è difficile parlare di un disco strumentale, in quanto esperienza prettamente soggettiva, senza testi a cui ancorarsi per guidare il nostro atto interpretativo. Ma ho deciso di iniziare questo pezzo a secco, senza tante introduzioni. .A.U.R.A.L, che esce per Dischi Bervisti e Trivel, è il disco d’esordio dei Kirlian, giovane trio sperimentale veneto formatosi nel 2014.

Il nome del gruppo deriva da quello dello scienziato russo Seymon Kirlian, ricordato in particolare per la scoperta dell’effetto Kirlian. Questo effetto consiste nella possibilità di fotografare una sorta di alone luminoso, che lo stesso definirà “aura”, circondante gli oggetti ai quali veniva applicata una forte tensione elettrica. In quanto a sonorità, ci troviamo di fronte a uno scenario complesso e quanto mai eterogeneo, in cui influenze psychedelic-rock coesistono con sonorità doom e passaggi shoegaze. Il tutto sostenuto da un tappeto sonoro scuro e dall’aria rarefatta, ottenuto grazie al “Kirlian-scape”, termine coniato dalla stessa band per definire lo speciale trattamento che i brani hanno avuto in fase di mastering.

Non appena le prime note di “Photography A” risuonano nel nostro apparato uditivo, iniziamo ad intravedere dei piccoli esseri striscianti che lentamente si trasformano nella “black meat”, fittizia droga ottenuta da millepiedi giganti nel “Naked Lunch” di Cronenberg. L’oscurità ci culla, è la madre dal cui seno continuiamo a cibarci, nonostante la nausea che ciò provoca in noi ogni volta. Il suo cullare viene interrotto da una caduta che porta il nome di “Photography R”, una inesorabile cavalcata, lenta e pacata come la giustizia perpetrata dall’ex poliziotto Chang, l’angelo della vendetta, in “Only God Forgives” di Refn.

Il riverbero e i delay fanno pulsare le nostre tempie, perdiamo la cognizione del mondo circostante, ci guardiamo allo specchio ma non siamo più noi, siamo qualcosa di diverso, la metamorfosi è avvenuta. Chiudiamo gli occhi con la speranza di non doverli aprire mai più. È ora di tornare dalla nostra mater tenebrae. Si chiude, infine, con “Photography L”, vero e proprio big bang sonoro, creato a partire dalle sequenze di feedback loopate degli strumenti lasciati nella stanza di ripresa a produrre i loro suoni.

Quindi cosa possiamo dire di questo .A.U.R.A.L? È un disco doom? Magari shoegaze? È un lavoro più ambient o più hardcore? Probabilmente è tutto questo e allo stesso tempo nessuna di queste cose. Trattasi infatti di un lavoro tremendamente complesso, che va vissuto al di fuori dell’esperienza tipica che accompagna l’ascolto di un disco, in quanto il risultato finale è qualcosa di più vasto di un semplice ammasso di canzoni. Un vero e proprio esperimento scientifico, pulsante di vita propria e caratterizzato da una morbosa attenzione al dettaglio, che vuole tracciare la via d’accesso ad un’altra dimensione, con lo scopo di creare colonne sonore perfette per la realizzazione di fotografie elettro-aurali. L’unica cosa di cui siamo certi è che se potessimo fotografare l’aura che sorregge il progetto Kirlian, questa sarebbe forte e luminosa come poche altre cose.

Francesco Canalicchio