Il Teatro degli Orrori @ CSO Pedro

Ritrovare sul palco Il Teatro degli Orrori, dopo tre anni di silenzio è stata più che una piacevole sorpresa. Finalmente sono tornati con la loro nuova ed omonima fatica: “Il Teatro degli Orrori” (questo il titolo dell’ultimo disco uscito il 2 Ottobre 2015 per La Tempesta Dischi). La band ha deciso di dar via al lungo tour, che li vedrà impegnati per tutto l’inverno, proprio dal Centro Sociale Occupato Pedro di Padova, una scelta affatto casuale, un luogo dove si respira aria di famiglia. L’apertura del live è stata affidata alla voce calda e struggente di Paolo Mazzacani aka Mèsico che con la sola chitarra acustica riesce ad intrattenere ed ammaliare il già sovraeccitato pubblico.

E poi, dopo quella che è sembrata un’interminabile attesa fanno la loro comparsa sul palco Capovilla e soci: Francesco Valente alla batteria, Giulio Ragno Favero al basso e Gionata Mirai alla chitarra accompagnati come negli anni precedenti da Kole Laca alle tastiere e Marcello Batelli alla seconda chitarra. Già dalle prime note fanno capire che tireranno giù il locale: il Teatro è tornato, in gran spolvero, neri ed incazzati. Pier Paolo Capovilla recita i testi delle canzoni, li urla nel microfono, li urla addosso al pubblico, recita tutte le tracce del nuovo disco, dall’inizio alla fine senza fermarsi un secondo, senza dare modo di riprenderti da quel moto costante di noise che quasi urta i nervi, le parole sembrano  impercettibili ma allo stesso tempo cristalline nella loro rabbia.

La band sul palco è una vera e propria macchina da guerra, uno schiacciasassi che non lascia respirare. Una presentazione del nuovo lavoro come non se ne vedevano da anni, il pubblico era così catturato e concentrato che risultava quasi immobile nel vedere Capovilla vomitarci addosso quel carico di parole e pugnalare l’aria con il microfono. Pubblico che si ridesta magicamente sull’encore da toglifiato dove ripropongono una dietro l’altra vecchie glorie come “Compagna Teresa” e “E lei venne!“, insieme ai singoloni come “Non vedo l’ora” e “È colpa mia” che mettono un po’ in difficoltà il Capovilla che ogni due strofe ne scorda una, ma va bene lo stesso, se ne sono accorti in pochi.

La canzone di Tom” conclude questo concerto che sa di ritorno-a-casa-e-alle-origini del Teatro: finalmente, dopo qualche anno di stallo, si è riconfermato quel “Carrarmatorock” – che ti faccia morire di musica e non di paura – da cui c’eravamo fatti travolgere nel lontano 2007.

Eleonora. R