Glasgow Summer Sessions @ Bellahouston Park

L’isola anglosassone è da sempre conosciuta per il clima uggioso, la pioggia continua, le persone pallide ed i festival musicali con il fango. Possiamo nominare il Reading, il T in the Park, il Glastonbury, insomma chi più ne ha più ne metta. In Scozia, oltre al secondo festival che ho nominato, si trova pure un piccolo festival di due giornate che ha luogo al Bellahouston Park di Glasgow, il Glasgow Summer Sessions. Quest’anno gli ospiti erano Noel Gallagher High Flying Birds, Biffy Clyro, Fall Out Boy, Wolf Alice, Cage the Elephant e molti altri. Nato nel 2013, questo festival si colloca nel mezzo di un enorme parco verde vicino alla città scozzese ed è caratterizzato dalla migliore organizzazione che mi potessi aspettare: file separate per controllare nelle borse (ebbene sì, gente in fila indiana), punti dove riempire le bottigliette d’acqua, bagni chimici con lavandini esterni provvisti di sapone e carta da mani, i classici stand del cibo, due punti merchandise, il Samsung Cube, dove si potevano provare gli occhiali gear e lo stand della Cadbury (marca inglese di cioccolata) che dava fuori barrette gratis.

Passiamo al lato musicale. Sono stata alla seconda serata, con i Biffy Clyro, Fall Out Boy, Wolf Alice, Cage the Elephant e The Xcerts, piccola band che ha aperto la giornata di festival. Dopo essere entrata nel modo più pacato e rapido che potessi, mi sono rifornita di acqua, perchè nonostante si dica che il tempo scozzese sia freddo e umido, la giornata svoltò in sole, caldo e afa. Fatto un paio di giri di perlustrazione, ci siamo posizionati relativamente sotto al palco aspettando l’inizio delle danze.

I primi in lineup erano i The Xcerts, band di Aberdeen (Scozia) stile power punk, alternative rock, indie rock. Capello lungo, skinny jeans, old school in tutto e per tutto e a noi piace assai. Abbigliamento a parte, la presenza sul palco lasciava un pochino a desiderare: cercavano di coinvolgere il pubblico, ma la presunzione del cantante era palpabile, anche se spero ancora di essermi sbagliata e che sia solo apparenza. Nonostante tutto ciò, gli diamo comunque un bel 8 per i loro quaranta minuti di live.

A seguire sono saliti sul palco i Cage The Elephant, band del Kentucky e con tre album e un EP alle spalle. Il frontman, Matthew Schultz, lo posso definire iperattivo con tendenza alla pazzia? Non stava fermo un secondo sul palco e sembrava essere molto preso dalla sua stessa musica, ma nonostante questo mezzo isolamento, il pubblico era coinvolto al 100% e ha sempre cantato ogni singolo pezzo suonato. Poco meno di un’ora di live ma sicuramente più intenso del precedente.

Terzi in lineup troviamo i Wolf Alice, band londinese con solo un album attivo e due EP. Qui la mia soddisfazione generale per i live è stata messa in dubbio: poco coinvolgenti e soprattutto, li ho trovati poco adatti ad un contesto simile. Un genere indie rock, post-grunge come il loro andava meglio in un contesto più piccolo e intimo. La frontgirl Ellie Rowsell ha tenuto un broncio costante, forse per darsi tono o forse non era in vena di suonare, non lo so, ma su un palco così grande servirebbe più azione. Musicalmente bravi, ma non mi hanno trasmesso granché.

La quarta band sono stati i Fall Out Boy ed ecco che il palco esplode: entrata in gran stile con un bellissimo video ed effetti scenici sorprendenti con ballerine infuocate a terra e portate in aria da cerchi. Una di quelle band che più o meno tutti hanno ascoltato da adolescenti (la mia generazione almeno, 1992) e che ancora ti fa emozionare profondamente. Un live durato poco più di un’ora, ma spettacolare e meraviglioso. L’esperienza e la professionalità sono cose che si acquisiscono con gli anni.

Infine, ecco che salgono sul palco gli headliner della giornata: i Biffy Clyro, originari del Kilmarnock, Ayrshire, Scozia. Con un piccolo gruppo di persone nel backstage composto da parenti e amici, sono saliti sul palco nel buio più totale in mezzo al fumo. Dietro partì un video che riprendeva il loro primo singolo dell’album nuovo, Ellipsis, con la voce registrata che si sente all’inizio e luci bianche e veloci. Dopodiché, iniziò l’inferno nel pubblico: spinte, salti, effetto sardine in scatola, il che per me equivale a fuggire in una zona sicura data la quantità di gente. Un live di quasi due ore con pezzi nuovi e vecchi alternati e tutto l’amore dei fans. Il finale scoppiettante con Stingin Belle ed i fuochi d’artificio hanno concluso la mia giornata di festival ed il festival stesso.

Nel complesso, nonostante l’immensa stanchezza, fu una giornata intensa e soddisfacente ad un piccolo festival scozzese, che vale davvero la pena vedere. Da segnare per il prossimo anno gente!

Carmen Mc Intosh