Fast Animals And Slow Kids – Forse non è la felicità

ETICHETTA: Woodworm Label
GENERE: Rock
ANNO: 2017

“La caparbietà si ostina nel carattere”
Franz Rosenzweig

 

Caparbietà, ostinazione, volontà: ecco i concetti chiave per seguire il percorso musicale dei Fast Animals And Slow Kids, giunti ormai al loro quarto disco, “Forse non è la felicità”. L’album, uscito il 3 febbraio per Woodworm Label, rappresenta un tassello fondamentale del loro puzzle, forse addirittura il tassello che si incastra con tutto il resto e completa il disegno – salvo continuare poi ad aggiungere pezzi sempre migliori, cosa che naturalmente ci auguriamo. Si tratta di una prova di grande maturità per la band, che è riuscita a coniugare le caratteristiche di un sound la cui ruvidità ci è ormai nota con un’apertura inaspettata verso nuove prospettive. Dietro a questo movimento dinamico si leggono attenzione e lavoro costanti che hanno messo a fuoco idee fiorite in maniera spontanea e naturale. Questo percorso ha dato vita ad undici tracce sorprendenti e coraggiose, che nessuno avrebbe potuto immaginare prima di ascoltarle.

“Forse non è la felicità” è un album ricco non solo di spunti originali per le sonorità a cui il gruppo ci ha abituato, ma anche di una linfa nuova e vivace. L’attitudine punk e l’energia esplosiva non sono state messe in cantina, come molti temevano; sono state rimpolpate ed esaltate dall’inserimento delle tastiere, da un’attenzione minuziosa al cantato, arricchito grazie al prezioso apporto delle linee vocali del batterista – nonché ottimo cantante – Alessio Mingoli. È un disco dal sound pieno e allo stesso tempo dal tocco delicato.

Credo che il migliore modo per descrivere lo spirito che emerge dai brani sia attraverso quella che amo chiamare rabbia gestita. Già in alcuni brani di “Alaska” (2014) si intuiva questa esigenza di cambiare forma per rendere più spigoloso ma al contempo essenziale, dunque efficace, un sound già granitico. “Forse non è la felicità” non è che la soddisfazione di questo bisogno. Si tratta di un disco che vive di differenze, di cambi di velocità (come nella prima traccia, ‘Asteroide’), di un susseguirsi di panorami interiori che osserviamo sfumare l’uno nell’altro come dietro al vetro di un finestrino. La title track è il riassunto delle idee che hanno sostenuto ed orientato l’intero lavoro, dandogli carattere: un intro dalle sonorità basse e profonde, un ritmo più lento e cadenzato ma incredibilmente drammatico, una strofa silenziosa, quasi un sussurro che poi culmina in un grido di non-gioia che tocca le corde del cuore.

Un’ultima doverosa parola va spesa sui testi di questi brani. Essi rappresentano  forse il salto di qualità più vistoso che i Fast Animals And Slow Kids hanno compiuto con questo lavoro: il giusto livello di intensità si affianca ad una cura direi affettuosa nella scelta dei termini e nella metrica, dando un risultato magnifico, ennesima testimonianza di maturità guadagnata. I temi sono come sempre intimi, legati alla natura ed alla vita interiore di ciascuno. La rabbia e l’amarezza non sono scomparse, tuttavia si tratta del racconto di una quasi-felicità, raggiunta nell’attimo della consapevolezza e goduta per quell’attimo che può durare.

Ritengo che il vero pregio di “Forse non è la felicità” rispetto al precedente “Alaska” sia proprio l’apertura, la relazione: relazione con l’esterno, con nuove influenze musicali, relazione con i nuovi orizzonti che il disco racconta, sia quelli emotivi, abbracciati da uno sguardo fiero e sincero, sia quelli geografici esplorati da Aimone Romizi nel viaggio verso l’Alaska che ha ispirato molte delle nuove canzoni. Come afferma il già citato filosofo Franz Rosenzweig aprirci alla relazione, pur senza abbandonare quel carattere unico e peculiare su cui la volontà insiste, è ciò che ci permette di uscire dall’isolamento in cui saremmo altrimenti imprigionati, assumerci delle responsabilità, fare davvero qualcosa di nuovo. I Fast Animals And Slow Kids ci hanno ricordato il brivido quotidiano di aprirsi spontaneamente a sé stessi accogliendo le novità, e poi non resta che stare a vedere che succede: in questo caso è successo un bel disco.

Chiara