CAPRA – SOPRA LA PANCA

Quando ho saputo che quest’anno Capra sarebbe uscito con un disco solista sono passato attraverso varie fasi che riassumo brevemente:

FASE 1 (La scoperta): Oh Capra fa un disco solista, figo.
FASE 2 (L’epifania): Aspetta, se Capra fa un disco solista questo implica che i Gazebo non torneranno in studio a breve e che mi toccherà stare un altro anno a bocca asciutta.
FASE 3 (L’autoconvinzione): Dai ma Capra è un genio, sarà una bomba, quindi fregacazzi se ci perdiamo i Gazebo per un anno, tanto poi tornano più carichi di prima.
FASE 4 (Il cagotto): Fermi tutti, i dischi solisti di artisti che pestano sono rinomatamente una merda (storia docet, vd. Bruce Dickinson o Pierpaolo Capovilla), e se anche Capra facesse un flop?

Sono rimasto arenato alla fase 4 fino all’uscita del primo singolo “Pierre Menard”, quando il piccolo fan che è in me si è tranquillizzato e ha iniziato a pensare che Capra non ci avrebbe deluso, poi è uscita “MLVGRL” ed è stato chiaro che il disco sarebbe stato una bomba. Morale della favola sono arrivato ad ascoltare il disco pieno di aspettative positive ed è andata a finire che mi è piaciuto molto più di quanto potessi immaginarmi. Se qualcuno è arrivato fin qui e se lo stesse ancora chiedendo Capra è quel simpatico omino con la barba che suona la chitarra e canta nei Gazebo Penguins. Ma Gabriele Malavasi, questo il suo vero nome, è molto di più di questo, è quella persona a cui si vuole bene anche senza averla mai incontrata dal vivo e ascoltandone i dischi ti vien voglia di abbracciarla appena la vedi. Ma procediamo con ordine.

Sopra La Panca, che esce in coproduzione per To Lose La Track/Garrincha Dischi, è un disco pensato e realizzato volutamente in un tempo limitato, scritto tra il 1 novembre e il 25 dicembre e registrato all’Igloo Audio Factory di Sollo (bassista dei Gazebo ndr) tra il 26 e il 31 dicembre dello scorso anno. La formazione, che seguirà anche il tour dal vivo, vede Capra alla voce e chitarra, Suri (quello che suona le tastiere ne I Cani e che tra le altre cose è anche il fonico dei Gazebo) alle tastiere, e Pier Mattia Bardin alla batteria. Non c’è, invece, nessuna traccia di basso registrata nel disco, scelta compiuta anche per differenziarsi dal sound tipico dei pinguini; Sollo, invece, oltre ad aver curato la produzione, seguirà i suoni dal vivo. L’album presenta chiare influenze garage, riscontrabili soprattutto in “Diciottenni” e “Galline”, ma non disdegna sonorità più pop che la fanno da padrone in pezzi come “Scaletta”. “Il Lunedì È La Domenica Del Rock” è il pezzo che apre il disco, di cui è uscito un bellissimo video che trovate sul tubo, ed ha tutto quello che si potrebbe chiedere da un disco del genere: chitarroni violenti, batteria che pesta e tastierine che vi ritroverete a cantare salterellanti per casa mentre preparate il pranzo. “Margherita Di Savoia” parla dell’incontrarsi per caso ed ha un bellissimo testo scritto da Jacopo Lietti, che alcuni di voi si ricorderanno per essere il cantante di quella band anche conosciuta con il nome di Fine Before You Came.

Come abbiamo già detto “Pierre Menard” è stato il primo estratto dell’album ed è una canzone d’amore che cita il personaggio più famoso creato da Borges, appunto Pierre Menard, che aveva come obbiettivo quello di riscrivere il Don Chisciotte così come l’originale, non però copiandolo ma attraverso un atto creativo identico a quello di Cervantes. Con Santa Massenza era iniziato un percorso ideale che qui continua con “Mio Padre Faceva Il Fabbro”, dove ci viene raccontata la figura del padre di Capra, in un pezzo molto profondo che fa partire il magone violento quando nelle ultime strofe recita: “ma poi col tempo ho imparato a fare a meno di te”.

La cosa che colpisce maggiormente del disco è come dai testi emerga, ancor più che nei Gazebo, Capra come persona, nella sua dimensione più intima. “Grazie al cazzo – dirà qualcuno – è il disco solista, parlerà per forza di cose sue” ma non è così scontato come sembrerebbe. Capra, infatti, apre le porte di casa e ci fa entrare nel suo mondo, seduti in tavola con la pizza del mercoledì sul piatto, e poi via a rimboccare le coperte a Ester, ed è tutto tremendamente sincero ed emozionante. Il disco si chiude con “Reset”, bellissimo pezzo che parla della figlia di Capra (Reset infatti è l’anagramma di Ester) e che vede, tra le altre cose, la partecipazione ai cori della moglie Agnese.

Insomma “Sopra La Panca” è sicuramente uno dei migliori dischi della scena indipendente italiana di questa prima parte del 2015 e non vediamo l’ora di sentirlo dal vivo. Nel frattempo se incontrate Capra per strada fategli i complimenti, e dategli un abbraccio che gli si vuole bene.

Francesco Canalicchio