Rockers VS Mods: subculture a confronto

14 ottobre 1066, Hastings: le truppe di Aroldo Re degli Anglosassoni e quelle di Guglielmo Duca di Normandia si scontrano per il controllo dell’Inghilterra.

8 gennaio 1935, Tupelo: nasce Elvis Aaron Presley.
25 maggio 1958, Woking: nasce The Modfather, al secolo John William “Paul” Weller.
1964, Hastings: centinaia di rockers e di mods intavolano scontri che andranno avanti per tre giorni e tre notti lungo le spiagge.
1967: Ponyboy, Johnny e Dallas danno vita alle peripezie dei Ragazzi della 56′ Strada
1979: Franc Roddam propone Quadrophenia.
Qual è il punto d’incontro tra tutto ciò? Ogni riferimento ha a che fare con la più grande diatriba social-fashion-musicale mai esistita. Siamo in Inghilterra, tra la fine degli anni 50 e l’inizio dei 60 ed i rockers ed i mods daranno vita ad una “guerra sociale” che contaminerà tutto quello che la scena musical-modaiola vedrà nascere in futuro.

Il termine rockers nasce come dispregiativo, ma il movimento lo elegge ad etichetta che li descrive alla perfezione: giubbotti di pelle nera, basettoni incolti, capelli impomatati da brillantine, cotonature folli ed esagerate. Spericolati, selvaggi, motociclisti “violenti” che intraprendono vere e proprie sfide in città con moto esclusivamente American Style. I Levi’s diventano un’icona, come l’immancabile berretto di cuoio nero. Le ragazze si atteggiano con rossetti esagerati, sigaretta sempre in bocca e facce da “dure”. Sposano dunque tutto quello che la scena Rock ‘n’ Roll americana propone. Ovvio l’amore folle per Chuck Berry, Bo Diddley ed Elvis. Le prime contaminazioni arrivano nel ’79 dalla scena Punk Americana che vede nascere gli Stray Cats per i quali il successo arriva nel Regno Unito grazie all’omonimo album che supererà ogni aspettativa, il tutto fomentato dall’influenza del movimento rockabilly.

I mods, dal canto loro, sono per un’immagine molto più minimal chic: raffinati ed economicamente benestanti, amano la ricerca estetica per eccellenza. Scarpe e sartoria italiane sono il top per loro; la Vespa e la Lambretta non possono mai mancare, sfoggiate e lucidate come se fossero opere d’arte. Il pantalone a sigaretta e la gonna di taglio perfetto, abbinata a stivali di pelle di grandissima qualità, diventano dei must.
Perchè mod sta per modernist. Si cerca, nell’innovazione, l’eleganza ostentata, sempre spalleggiata da atteggiamenti ribelli. Musicalmente parlando “mischiano” tantissimo: amano tutte le “contaminazioni violente”, perchè appunto si sentono modernist fino al midollo. Impazziscono per il Modern Jazz, ma anche per il Soul, per lo Ska e venerano il Beat. Who, Small Faces, Kinks, The Yardbirds ed i Beatles i gruppi più ascoltati, gruppi che proponevano lo stesso fashion style.
Nel maggio del ‘58 nasce Paul Weller che ridefinisce tutto il movimento mod. Il suo soprannome gli rende pienamente giustizia: the Modfather; solo per lui andrebbero scritte pagine e pagine, ma la copertina di Café Bleu fa capire chi sia!

Concludendo, si può solo rimarcare il fatto che i due movimenti hanno attinto da vari mondi e contaminazioni continuando e reinventarli, migliorandoli, musicalmente ed esteticamente; il Punk ha preso tantissimo dai rockers e la musica British anni ‘90 ha attinto dai Mods.

Personalmente ho sempre amato il mod style in toto, anche in ambito musicale. Ancora oggi porto solo “sigarette a pantalone” e, se possibile, scarpe British Style, ma ho sempre strizzato l’occhio ai rockers, essendo amante della “ricerca contaminata” ed considerando la musica degli Stray Cats sempreverde.
E voi chi amate di più?

Bruno