Un po’ di cantautorato romantico, un po’ di Subsonica, un po’ di rave party, tra discotecaro e onirico, questa è l’esperienza di un concerto di COSMO, fondatore degli Ivreatronic, il party boy che rappresenta un unicum della musica italiana. E questo è lo spettacolo che l’artista porta in scena con il tour del suo ultimo lavoro “Sulle ali del cavallo bianco”, uscito il 15 marzo scorso per Columbia Records (che potete ascoltare qui).
Abbiamo detto che fa pensare ai Subsonica perché tutto è un po’ una citazione degli anni ’90, perché c’è quel misto di discoteca e forma canzone, di pop e underground, ma c’è molto, molto altro.
Lo abbiamo visto al suo live al RIVEROCK Festival di Assisi, evento giunto alla tredicesima edizione che da anni porta grandi nomi e tanta buona musica in Umbria.
fedele alla narrazione dei suoi testi, un live di Cosmo è fondamentalmente una festa.
Dall’inizio sia Cosmo che la cantante e performer Pan Dan si spogliano progressivamente sempre di più. Lei si cimenta in un continuo twerking, è volutamente provocatoria, ma si può notare come al salire dell’intensità, il suo ruolo acquista sempre maggior importanza e dopo aver partecipato avari brani con il suo contributo vocale, verso la fine del concerto si spoglia ancora di più, alzando un copricapezzolo e mostrando un seno nudo con un gesto che non ha il minimo effetto di volgarità ma una forte carica simbolica.
Stupiscono poi i grandi effetti scenici e scenografici: giochi di luci e fumo a formare effetti simili ad aurore boreali, laser che escono dal palco per diventare interattivi con gli artisti e con il pubblico.
Insomma, quella di Cosmo è veramente una festa, ha veramente qualcosa di liberatorio, complice anche la sua battaglia personale portata avanti contro l’uso dei telefoni (ricordiamo che Cosmo è stato il primo artista italiano ad avere vietato l’utilizzo dei telefoni durante i suoi live, nel tour invernale con dei veri e propri bollini che venivano applicati sulle fotocamere). In questa occasione ha richiamato il pubblico a mettere via i telefoni e lasciarsi andare.
Le luci si accendono su “Gira che ti gira” (tratta dall’ultimo album), e si passa a pezzi storici come “La musica illegale”, “Quando ho incontrato te”, fino ad arrivare all’esplosione di “Tutto un casino” (un tripudio sonoro evidenziando il significato del caos vissuto in modo emozionante).
Spicca ovviamente l’immancabile “Tristan Zarra”, che come indica il nome ha la forma della zarritudine ma un contenuto serio di protesta nei confronti di chi vuole sedare il malcontento, con i vari richiami alla polizia, ora facilmente collegabile agli interventi delle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti contro il genocidio a Gaza.
Non a caso, sullo maxischermo retrostante compare una pizza, simbolo di italianità e del nazionalpopolare, ma – in un modo simile all’anguria che si vede spesso sui Social – a ben vedere ha i colori della bandiera palestinese che viene poi fieramente sventolata sul palco: “perché l’Italia non è solo pizza e polizia”.
Seguono poi “L’abbraccio”, momenti da discoteca come “Troppo forte” e “Fuori” e momenti in cui tutti cantano a squarciagola come in modo più classico come “Sei la mia città”, fino a “Energia” che sembra quasi un’invocazione mistica, e vari altri brani per lo più provenienti dall’album più famoso “La terza estate dell’amore”.
Emerge bene quella che è la caratteristica più identificativa e unica di Cosmo: l’abilità di rimanere in un contesto pop ma con un approccio alternativo (nei modi ma anche nei contenuti, nel modo di pensare libero e anticonformista), alternando sonorità breakbeat, house, acid, techno, pezzi più melodici, intimisti e romantici ad altri più movimentati, ballabili, coinvolgenti nella loro forma da rave, ma anche mischiando messaggi, contenuti, fasi più riflessive con i ritmi con la cassa dritta.
Nel complesso c’è però molto spazio per brani più cantati, a dimostrare l’abilità vocale e l’emotività di Marco Jacopo Bianchi.
Pezzi da discoteca a cielo aperto iniziano poi si fermano, tra suoni che vengono elaborati e distorti dallo stesso Cosmo in console di fronte al produttore Not Waving, giocando con i ritmi e intersecandoli con altri, fino ad arrivare all’apoteosi della celebrazione nostalgica, mescolando“L’ultima festa” con “Born Slippy” degli Underworld.
Nell’encore vengono eseguiti i pezzi principali dell’ultimo album: prima la title track “Sulle ali del cavallo bianco”, poi con “Il messaggio”, andando a sfumare e così chiudere l’intero concerto, cosa mai vista fare in un concerto pop.
Dopo di ché, una delle migliori uscite sceniche mai viste: l’assenza di uscita scenica. Lasciando flebili dubbi su un possibile altro brano, per alcuni secondi che sembrano minuti, rimane sul palco vuoto solo la musica, le parole e la melodia rimangono come echi in dissolvenza finché rimane il silenzio, col sottofondo dei cori del pubblico. Dopo un po’ Cosmo, con un gesto commovente, torna sul palco da solo, saluta con le mani, si prende l’applauso finale e se ne va.
Insomma, per chi lo conosce è una garanzia, per chi non lo conoscesse consigliamo di andare a un concerto di Cosmo perché è un’esperienza unica e adrenalinica che ha nell’ibridazione di generi e stili la qualità della musica, nell’atteggiamento selvaggio ma “etico” la modalità festosa, e che non lascia delusi.
In particolare in questa occasione con l’opening di N.A.I.P., altro grande asso del gioco tra cantautorato e sperimentazione elettronica (che, modestamente, avevamo già intervistato e lanciato prima del successo), e seguito dall’aftershow disco gestito dai Crookers, altri campioni dell’elettronica e dal dj set delle serate perugine all’Urban, Friday I’m in rock.
Un live entusiasmante ed emozionante nell’essere ibrido come il suo autore, sapendo miscelare un’anima sensibile con la voglia di divertirsi e ballare su ritmi elettronici di tutti i tipi.
E che, con il suo retrogusto rituale e psichedelico, ci stava bene nella splendida cornice di una location già di per sé suggestiva come la Rocca Maggiore che si staglia su Assisi guardandola dall’alto.
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Detto “Piccia”, laureato in Filosofia, vive a Perugia, nel binomio tra natura e cultura.
Infatti alterna passeggiate meditative nei boschi al consumo compulsivo di musica, libri, fumetti, film e serie tv, frequentando soprattutto concerti, librerie, musei, graffiti sui muri e Irish Pub.
Cresciuto con il rap italiano, è diventato adulto (solo anagraficamente) con cantautori, rock, metal, folk, elettronica e vari altri tipi di suoni, andando spesso alla ricerca di quelli più strani.
Fan sfegatato ed esperto conoscitore di Caparezza, che gli ha aperto le porte della percezione più di Aldous Huxley, ne ha fondato il Fan Club umbro (di Caparezza, non di Aldous Huxley; almeno per ora).
Scrive di tutto, per dare sfogo ai suoi pensieri e uscire dal ricco e immaginifico mondo che ha in testa… O per entrarci ancora di più.