È uscito verso la fine di settembre Orfano e Creatore, il primo capitolo del nuovo progetto artistico di Teo Manzo sotto lo pseudonimo di Kublai.
Abbiamo fatto con lui una lunga chiacchierata per farci raccontare meglio cosa c’è dietro questa nuova storia musicale e dietro il suo protagonista.
Il primo impatto con Orfano e Creatore è quello di un brano a servizio della storia anche musicalità che ricorda un po’ l’oriente. Dobbiamo aspettarci quindi per i prossimi brani una varietà di generi funzionali in base al racconto pure questa è stato un caso abbastanza unico?
La risposta è un po’ articolata, sono due risposte in realtà: per quanto riguarda il mio modo di intendere lo scrivere musica c’è sempre una stretta connessione tra i suoni, i modi coordinati con quello che si va a raccontare, che lo si faccia in maniera puntuale quindi facendo una canzone narrativa o facendola un po’ più evocativa come tendo a fare io in questo progetto.
La seconda parte della risposta è che c’è la stessa storia che continua nelle altre canzoni, nel senso che andranno a formare se non proprio una sorta di concert, per dirla alla vecchia, ma un album con un filo conduttore che è un dialogo cioè quello che c’è in Orfano e Creatore è la presentazione di due personaggi che un po’ si confondono, un po’ si non si capisce chi è l’Orfano chi è il Creatore. Sono due archetipi così, un po’ evocativi però nel proseguimento poi delle altre canzoni che seguono, perché questa è una delle prime, c’è questo continuo dialogo quindi i testi delle canzoni sono sempre un discorso diretto praticamente. Ecco, la voce cantante non è monologica ma è sempre dialogica.
In parte mi hai già risposto anche alla seconda cosa che volevo chiederti ovvero visto il legame tra questa canzone e lo pseudonimo che hai scelto e che poi gli altri brani proseguiranno questo questa cosa, questo progetto come Kublai andrà poi ad estinguersi con questo racconto visto che comunque ne è strettamente legato?
È vero che il nome è strettamente legato a questo progetto, quindi naturalmente ho avuto questo pensiero anch’io e mi sono detto forse questo progetto è “One shot”. Però la verità è che questo pseudonimo è connesso anche a me e più che altro ad alcune vicende, diciamo della mia vita privata, di questi ultimi anni quindi in realtà la risposta è no perché sto già scrivendo un seguito che non so però che titolo avrà. Mentre questo questo gruppo di canzoni, in cui è compreso Orfano e Creatore, le chiamerò Kublai proprio come identità di titolo del progetto e del disco.
Quindi Kublai non si estinguerà anche se avrebbe potuto sicuramente, ma non lo farà perché questa questa forma del dialogo è un po’ un’idea fondativa nella composizione nel senso che tutte queste canzoni e quelle che verranno non sono mai scritte da cantautore: non vengono da un’idea autoriferita della scrittura cioè io che mi metto al pianoforte o con la chitarra e mi canto addosso. L’idea programmatica è proprio quella di scrivere con altri inteso come artisti, producer eccetera ricevendo degli input da loro. E questo porta poi a dei risultati che sono anche per me stesso del tutto sorprendenti o comunque non premeditati.
Sulla parte vocale c’è l’uso di parecchi effetti, a cosa è dovuta questa questa scelta? C’è una motivazione o è stata una cosa capitata un po’ così?
È una bella domanda questa, però devo cercare di ricostruire il motivo. Alcuni miei detrattori dicono che io cerco sempre un po’ di nascondermi in tutti i progetti che ho fatto. Però non è così nel senso che in realtà la cosa che mi piace e che mi interessa in assoluto della musica è il canto, è proprio cantare. Io potrei benissimo delegare tutto il resto ad altre persone a fare il cantante perché quello che mi piace è proprio cantare e scrivere i testi.
Il discorso della distorsione è nato non da un’idea mia, appunto per tornare al discorso di prima, ma di Filippo Slaviero che è stato che il produttore con cui ho lavorato e devo dire che si è integrato bene con il resto perché tutto il suono era abbastanza magmatico, frizzante…a tratti anche confuso. Anche negli arrangiamenti ci sono delle parti che si sovrappongono, diciamo che non è una canzone e non sarà un disco arrangiato secondo i canoni quindi questa voce distorta un po’ aiuta a creare questo vortice.
In realtà poi nel suo eventuale seguito di cui ti parlavo prima va un po’ a risolversi o comunque va un po’ a schiarirsi e a ridefinirsi. Ad ogni modo nonostante la voce distorta, molto rumorismo e molte parti elettroniche poi il canto è sempre melodico quindi se lo pulisci di tutto trovi delle cose anzi molto cantabili, il che è un po’ appunto la mia caratteristica, quella di cantare del “canto bello” direi quasi del canto melodico all’italiana.
In passato hai fatto parte del progetto De Andrè 2.0 e altre cose con Guccini, Dalla, eccetera e credo che questi siano più o meno i tuoi riferimenti. Come si passa da questa cose così classiche a una cosa così diversa e quali sono i tuoi altri riferimenti musicali?
Bisogna distinguere tra ciò che uno ascolta e ciò che uno fa, perché quando poi metti insieme le cose tante volte i risultati sono pessimi. Io arrivo da quel mondo alla lontana nel senso che il mio approccio alla musica è stato da bambino con i cantautori, con le cassettine in macchina dei genitori come tanti della mia generazione.
Poi ovviamente c’è stato tutto un percorso lunghissimo e ovviamente ho degli artisti di riferimento però non te ne direi uno piuttosto di un altro per il motivo che io cerco in tutti gli artisti, in tutti i generi, in maniera molto orizzontale, quello che mi interessa. E quello che mi interessa alla fine è il canto: lo scrivere il canto, scrivere le linee e il suono delle parole messo su queste linee.
Questo ovviamente può trovarsi in tante tante cose diverse, ho avuto il mio periodo Beatles, ho avuto il mio periodo vintage, il mio periodo sull’ambient, il mio periodo sulla Techno, ma non sono un ascoltatore come dire…ortodosso.
Sei un ascoltatore mirato, di scopo…
Bravo, magari trovo un disco e me lo ascolto per un anno perché in quella roba e non nei suoi omologhi ho trovato la cosa che mi interessa.
Oltre al riferimento a Marco Polo c’è quello, anche nel video, a Le Città Invisibili di Calvino. Qual è il tuo rapporto con la letteratura? C’è qualche racconto o libro che ti piacerebbe mettere in musica?
Decine! Ma non lo farei o meglio lo farei in età molto avanzata perchè questa cosa del Concept legato a un libro o a un’opera esterna è una roba che richiama molto ovviamente De Andrè e quindi tutto quel mondo che pure io amo tantissimo ma dal quale però cerco in tutti i modi di allontanarmi il più possibile quando faccio musica. Anche perché il rischio di cadere in certi cliché facendo queste cose è grande.
Alla fine quando tu scegli effettivamente un libro e dici questo libro vorrei metterlo in musica non è che tu parti dall’idea astratta, tu parti da un’idea concreta. Quindi o hai un’idea molto forte e la persegui oppure se decidi a tavolino di fare una cosa di questo tipo devi avere molta fortuna o non verrà mai.
Quindi sono molto legato alla letteratura ovviamente ma anche quella è come dire…un’altra parte della vita. Quando uno fa musica non deve decidere cosa fare cioè io la vedo un po’ così come uno si immette in una strada e poi a un certo punto è chiaro quello che sta facendo e dove sta andando.
Per esempio la cosa di Calvino non è nata in maniera premeditata, ma naturale nel senso che ho io ho iniziato a scrivere questi pezzi in cui c’erano due personaggi che si parlavano e poi a un certo punto quando ero a metà del disco praticamente mi ricapitato di leggere Le Città Invisibili e mi sono accorto che era la stessa cosa e ho deciso di farci riferimento.
Secondo me bisogna assolutamente evitare di decire di cosa parlare e parlarne, altrimenti verrà per forza una cosa brutta o quanto meno artificiosa e macchinosa.
Non che questo progetto non sia in teoria difficile, però c’è un’emotività molto superficiale e molto evidente.
Visto che dicevi prima che di fatto l’idea del dialogo è quella di averlo anche con altri artisti, c’è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare e in caso per quale motivo?
Sì potrei farti dei nomi però la verità è che probabilmente non lavorerai con artisti che stimo nel senso, se per dire tu mi chiedi collaboreresti con Paolo Conte? nel mondo così della figata ti direi assolutamente si, ma veramente no perchè io ho bisogno di collaborare più che con artisti molto identitari con artisti che non siano gelosi della propria cosa, della propria specificità ma che la vogliono mettere in discussione perché altrimenti non funziona.
Se no è un featuring e quindi potrei dirti 10 nomi di artisti che mi piacciono da matti ma ti risponderei di fatto alla domanda quali artisti ti piacciono perchè in verità non andrei praticamente a collaborare con loro semmai fosse possibile.
Abbiamo detto questo album che uscirà, un altro legato sulla stessa linea…altri progetti per il futuro? Anche magari paralleli vista la particolarità del progetto Kublai
Io facendo proprio il musicista di mestiere sono abituato abbastanza a tenere i piedi in più scarpe, più per necessità che per desiderio.
Diciamo che di Kublai ho intenzione di farne IL progetto centrale per me anche perchè avendo fatto tanti progetti in passato e avendo provato varie cose direi che questo è un qualcosa che penso abbia un’opzione di crescita, possa evolversi e soprattutto mi piace e mi appassiona. Quindi credo che questa sia centrale.
Poi io continuo a fare tante altre cose, faccio serate sui cantautori perché comunque mi piace: adesso sto facendo un progetto su La Buona Novella di De Andrè perché c’è il ventennale e un mio caro amico che si chiama Paolo Castaldi che fa i fumetti per Feltrinelli ne ha fatto uno appunto su La Buona Novella e quindi l’idea è di mettere insieme uno spettacolo da portare in giro.
Poi a me piace molto cantare. Di mestiere canto e quindi faccio tante cose diverse: dove mi dite che posso venire a cantare lo faccio, anche se mi inviti a casa tua a cantare io vengo!
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Nato a Sesto San Giovanni ma con sangue 100% “made in sud” nella settimana in cui primeggiava in classifica “Carletto” di Corrado. Suonava benino il pianoforte, ora malissimo la chitarra
Cresciuto a Battisti, Battiato e Renato Zero, sviluppa una passione per i cantautori che ancora lo accompagna.
Al liceo scopre il punk e lo ska e abbandona un’adolescenza tamarra, il passaggio al rock è una normale evoluzione. Spotify gli spalanca le porte dell’Indie, parola che in ogni caso odia.