Gli Atroci e la fede nel metallo al Traffic di Roma

I “Guerrieri del Metallo” sono tornati!

Sabato 15 febbraio a Roma “Il Profeta”, “Il Boia Malefico”, “L’Orco Cattivo”, “L’Oscuro Alchimista”, (con “Il Nano Merlino” ammalato e “La Bestia Assatanata” infortunato e sostituito al volo magistralmente dal prode “Infame Crociato”) ovvero GLI ATROCI sono venuti a portare il verbo della fede metallara.

Stranamente non c’era molta gente al Traffic Live Club, che pure è un locale piccolo. Ciò lo ha mostrato ancora di più per quello che è: un piccolo covo per metallari e rockettari di nicchia, in un ambiente intimo e che avvolge con il suo buio come la notte in cui esso prende vita. Che non è male per gli amanti del genere.

“Pochi e NON buoni”, come ha detto “Il Profeta”, leader e voce del gruppo, con il suo completo rosa shocking che ne esalta il trucco, una via di mezzo tra Gene Simmons dei Kiss, Capitan Uncino e il Joker.

Acclamati dal pubblico salgono sul palco “gli Elio e Le Storie Tese del Metal”, questi eroi della parodia e dell’estremizzazione dei cliché dell’heavy metal, che combattono la “lotta eterna contro i truzzi”, fomentata anche dal vivo con brani come Magari morite.

Molti i pezzi dal disco nuovo Metal Pussy che, come si intuisce dalla copertina, prende le mosse dalla presa di coscienza dei nuovi canoni estetici e valoriali giovanili diffusi dalla trap, per parlare, come da tradizione degli Atroci, del legame inscindibile tra metal e sesso (anche se soprattutto sesso mancato e autoerotismo, vedi Quando si fa sera).

Si susseguono ad esempio La birra (tanta), Rutti mostruosi, – e fin qui sembra esserci un filo logico – La vendetta della faraona (urlando “Scream for me” seguito da vari nomi di quartieri romani), Lungo e diritto (con la cantata alla Guccini), fino a Il mio gruppo metal e Pogo Pogo Pogo, che ha fatto comunque scatenare la folla sotto il palco.

Ovviamente sono i pezzi più vecchi e più conosciuti, i celebri capolavori della discografia de Gli Atroci ad aizzare maggiormente i presenti e sfociare in salti e grida sfrenate: il coro urlato di Curati la gotta e Peppino l’usuraio; il tedesco maccheronico evocativo dei Rammstein (con cui si immagina la visione tedesca dispregiativa del nostro modo italiano di fare metal) in Pennellen; il classicone dalla forte carica rap metal Volevo un taglio semplice.

Il tutto con una manifesta capacità nel divertire, tenere il palco, interagire con il pubblico (compresi i classici buoni per consumazioni sessuali infilati nelle scollature delle ragazze) e, al di là dei contenuti ironici e giocosi, una tecnica mostruosa nel suonare, reinterpretando capolavori del metal e spaziando tra sonorità diverse e disparate.

E verso la fine l’inno battagliero I guerrieri del metallo a rinsaldare il senso di appartenenza e chiudere in bellezza una serata all’insegna della comicità e del divertimento in salsa metal. Una serata “atroce”.


Andrea Picciafoco

Detto "Piccia", laureato in Filosofia, vive a Perugia, nel binomio tra natura e cultura. Infatti alterna passeggiate meditative nei boschi al consumo compulsivo di musica, libri, fumetti, film e serie tv, frequentando soprattutto concerti, librerie, musei, graffiti sui muri e Irish Pub. Cresciuto con il rap italiano, è diventato adulto (solo anagraficamente) con cantautori, rock, metal, folk, elettronica e vari altri tipi di suoni, andando spesso alla ricerca di quelli più strani. Fan sfegatato ed esperto conoscitore di Caparezza, che gli ha aperto le porte della percezione più di Aldous Huxley, ne ha fondato il Fan Club umbro (di Caparezza, non di Aldous Huxley; almeno per ora). Scrive di tutto, per dare sfogo ai suoi pensieri e uscire dal ricco e immaginifico mondo che ha in testa... O per entrarci ancora di più.

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